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venerdì 7 novembre 2025

I RICORDI DI MASSIMO SIMILI DELLO SCOMPARSO BIVIERE DI LENTINI



"Io lo ricordo benissimo. Ne ricordo i verdi canneti, gli effetti suggestivi di luce, gli effetti suggestivi di luce, i queruli uccelli acquatici e le caratteristiche barche. Vi abbondavano i "muletti" ( muggini di acqua dolce ), le tinche e specialmente le anguille di cui si faceva una pesca industrializzata già nel secolo decimottavo... V'era un uccello capellone: quel buffo palmipede chiamato svasso, o colimbo crestato, dal gran ciuffo nero in testa. Numerosissime le folaghe. E, tra gli insetti, l'anofele: la zanzara della malaria. Questo è il punto. Ma non avrebbe dovuto essere un punto di conclusione..."

Così, con tono di rammarico, il giornalista, romanziere ed umorista catanese Massimo Simili ricordava nel 1967 il paesaggio del biviere di Lentini: un lago ampio 15 chilometri quadrati - un tempo il più grande bacino lacustre della Sicilia - scomparso nel 1935 per le bonifiche realizzate dal regime fascista.



Sembra che nell'antichità il biviere fosse assai meno esteso, misurando poco più di 700 metri di circonferenza. Un terremoto vi avrebbe dirottato le acque del torrente Trigona, aumentandone l'estensione. Citato nel "Mastro don Gesualdo" di Giovanni Verga - "... steso là come un pezzo di mare morto..." - nel periodo della sua bonifica il biviere di Lentini rientrava nelle vaste proprietà della famiglia Lanza di Trabia. La sua bonifica, conclusa nel secondo dopoguerra, venne condotta grazie ad una nuova inalveazione del fiume Trigona e la sistemazione di una canalizzazione lunga venti chilometri.




L'acqua venne inizialmente convogliata verso un edificio munito di quattro pompe idrovore dalla potenza di 6250 litri al secondo che avevano il compito di sollevarla di tre metri, riversandola nel fiume San Leonardo.

La bonifica cancellò la malaria nel territorio di Lentini ma anche una preziosa area umida, sostituita in seguito da un paesaggio agrumario. La scomparsa del biviere - ricordò ancora Massimo Simili - finì con l'avere conseguenze sull'equilibrio climatico della zona:

"Non si può infatti togliere di mezzo l'ampia superficie di evaporazione di un lago senza alterare le condizioni climatiche del posto. A Lentini, ora, piove di meno: il che è poco consolante se si pensa che in Sicilia piove sempre male: cospicue ma brevi piogge d'inverno e una siccità praticamente assoluta d'estate..." 



Le fotografie del post ( la prima, seconda e la quinta, attribuite a "cav. Consoli-Catania" ) sono tratte dall'opera "Sicilia" edita a Milano dal Touring Club Italiano nel 1933; la terza e la quarta ( attribuite a "Pirrone" ) sono tratte dalla rivista della Consociazione Turistica Italia "Le Vie d'Italia" edita a Milano nel settembre del 1940.

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