E’
di questi giorni la notizia dello stato di degrado in cui versa a Siracusa la Riserva del fiume Ciane http://www.siracusanews.it/node/34325.
La denuncia porta la firma di tre associazioni ambientaliste, che hanno
documentato gravi violazioni ( prelievo di acque, accesso di quad ed imbarcazioni
a motore, scarsa pulizia ) in un’area che dovrebbe essere invece tutelata
dall’ente gestore della riserva, vale a dire la Provincia di Siracusa.
Il
fiume Ciane deve la sua fama all’eccezionale crescita del papiro, pianta
tutelata d’autorità già dal 1780, quando pescatori e contadini della zona se ne
appropriavano per realizzare sandali, corde, ceste ed altri attrezzi da lavoro.
Nel
1957, Guido Piovene avrebbe così descritto nel suo “Viaggio in Italia”
l’esperienza di una navigazione lungo il corso d’acqua: “Portarsi all’imbocco
del Ciane e penetrarvi in barca, specie nell’ora del tramonto, è una delle gite
più graziose d’Italia. Si scivola nella prima parte tra gli eucalipti ed i
giardini di aranci, nel fondo lontano si può scorgere l’Etna, mentre sulle due
rive cominciano a mostrarsi i papiri, prima in gruppi isolati, poi sempre più
alti e fitti, finchè ci si trova perduti in quella selva di lunghissimi gambi
privi di foglie, un po’ piegati per il peso del ciuffo di crini spioventi che
li fa assomigliare a larve di palme”.
Nei
decenni passati, i quattro chilometri del fiume siracusano sono stati più volte messi a rischio
dall’azione dell’uomo, in ossequio ad uno sviluppo delle attività industriali
che negli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo ha fatto scempio di
tanto patrimonio ambientale isolano.
Nel 1975, il prelievo di centinaia di
ettolitri di acqua per usi industriali compiuto dalla Sincat Montedison di
Priolo provocò l’abbassamento del livello del corso d’acqua: prive di sostanze
nutrienti ed attaccate da funghi, le piante di papiro – alte sino a cinque
metri e con il loro tipico culmo ad ombrello – cominciarono a rallentare la
crescita, sino a seccare.
Neppure le gelate del 1929 e del 1962 erano riuscite
a piegare la resistenza di una specie botanica rappresentata in Europa solo in
quest’angolo di Sicilia. Una relazione dettagliata sulle cause del degrado
venne allora compiuta dal botanico inglese Keith Thompson, secondo cui
l’abbassamento del livello del Ciane sotto il livello di melma poneva le radici
delle piante a contatto con l’ossigeno, causando la perdita della capacità di
assorbire le sostanze nutritive.
Nel
1981, permanendo le condizioni di sofferenza delle piante, Legambiente ed
Italia Nostra denunciarono la prossima scomparsa del papiro; soltanto tre anni
dopo il comune di Siracusa avrebbe disposto un’ordinanza che vietava la sottrazione
di acqua dal Ciane, dando il via libera all’istituzione della riserva naturale.
Le
storiche immagini del fiume e dei papiri riproposte in questo post da ReportageSicilia
sono tratte da due opere di non facile reperibilità: “Siracusa e la Valle dell’Anapo”, numero 47
della serie “Italia Artistica” edita nel 1930 dall’Istituto Italiano d’Arti
Grafiche di Bergamo (a cura dello storico dell’arte siracusano Enrico Mauceri,
all’epoca progettista del locale Museo d’Arte Medievale e Moderna di palazzo
Bellomo ) e dal volume “La
Sicilie ”, collana “Couleurs du Monde” edito nel 1955 (?) da
Del Duca – Parigi ( a cura di Jean-Louis Vaudoyer ).
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