L’obiettivo del fotografo Alario fissa l’ultima triste tappa del
viaggio del pesce spada, iniziato nelle profondità del mar Mediterraneo e
terminato una cinquantina di anni fa sul marciapiede di una strada di Messina.
L’esemplare finito in compagnia di un altro pesce che deve il suo nome ad una lama - lo sciabola - sarà trasferito presto su
un banco di vendita, ambito e costoso acquisto di chi non sa resistere alla
bontà delle sue carni.
La costa di Messina – ed in particolare, l’area dello Stretto –
continua ad essere un luogo di pesca del pesce spada, anche se questi velocissimi
animali dotati della mascella superiore prolungata da un rostro sono oggi
sempre più rari.
Tra aprile e giugno, prima di essere imprigionati nelle reti
della palamitara, questi pesci hanno il tempo di deporre le proprie uova,
ritemprandosi poi con la cattura di sgombri, aguglie, polpi o calamari.
Qualche settimana dopo, il passaggio dello Stretto sarà fatale: ancora
ai nostri giorni i pescatori stendono la loro trappola, lunga sino ad 800 metri
e nella quale i pesce spada ed i pesce sciabola si dibattono inutilmente.
L’immagine di Alario riproposta da ReportageSicilia è tratta dal
I volume dell’opera “Sicilia”, edita nel 1962 da Sansoni e dall’Istituto
Geografico De Agostini.
Nessun commento:
Posta un commento