Il panorama letterario siciliano non ha riservato molto spazio in anni recenti al genere della favola o della fiaba.
Uno dei punti di riferimento rimane così la storica raccolta di "Fiabe, novelle e racconti popolari" pubblicata nel 1875 da Giuseppe Pitrè: trecento narrazioni, parte delle quali - nel 1956 - furono inserite da Italo Calvino nelle sue "Fiabe italiane".
Desta così curiosità la pubblicazione di un volume edito dalla casa editrice torinese Lindau www.lindau.it ed intitolato "Lia e il mare": la favola di una tartarughina che compie un viaggio da un bosco di castagni della Sicilia orientale sino al mare dell'isola delle Correnti, "parecchi chilometri più a Sud di Tunisi".
Autrici della storia illustrata sono due giovani donne siciliane di origini messinesi, entrambe emigrate oltre lo Stretto: Valeria De Domenico - autrice del testo e giornalista di arredamento, design e tecnologia - e Anna Leotta, disegnatrice ed insegnante di disegno e storia della moda.
Fra i crediti da loro citati a fine libro vi sono quelli al professore Sebastiano Burgaretta - storico e studioso di cultura e folclore avolese - e, con molti meno meriti documentari, a ReportageSicilia.
La favola della tartaruga Lia è ambientata fra le province di Siracusa e Ragusa; narra del suo lungo viaggio alla scoperta del mare, grazie al provvidenziale passaggio ottenuto da una cornacchia.
Prima di raggiungere l'isola delle Correnti, Lia potrà scoprire dall'alto i laghetti del fiume Cassibile, le grandi gebbie colme d'acqua, "valloni rocciosi macchiati di verde da cespugli fittissimi, morbide colline sulle quali ondeggiavano distese dorate di grano e piane che i filari di vite e di alberi da frutta decoravano con sottili pennellate di verdognolo, giallino e vinaccia".
In "Lia e il mare" - grazie anche ai sapidi ed intensi disegni di Anna Leotta - Valeria De Domenico ha espresso una fantasiosa propensione all'invenzione di favole ricche di riferimenti all'ambiente ed ai caratteri isolani.
"L'idea del libro - spiega l'autrice della favola - nasce dall'incontro con Anna Leotta e dai contatti con una casa editrice ( la Lindau, n.d.r. ) che in precedenza aveva pubblicato la favola "Il dono di Natale" di Grazia Deledda.
Grazie anche al ruolo di madre, ho scoperto la mia passione per l'elaborazione di favole ambientate in Sicilia e con riferimenti a simboli della tradizione isolana. Il promontorio di Milazzo ricorda ad esempio la figura di un coccodrillo ed ha offerto l'ambientazione ad un'altra fiaba raccontata ai miei figli.
La tartaruga Lia, invece, è un animale ispirato ad un soggetto tipico della produzione ceramistica di Caltagirone e che rimanda all'idea della longevità.
La nostra intenzione non è stata però quella di limitare il respiro della narrazione al mondo siciliano: l'avventura di Lia e la sua scoperta del mare rappresentano elementi di una storia universale, che rimanda alla possibilità che tutti noi possediamo di inseguire e realizzare i desideri".
L'epilogo dell'esplorazione della tartaruga Lia, termina nei pressi dell'isola delle Correnti: un luogo che diviene simbolo dei desideri negati.
Qui, come scrive l'autrice della storia, "sulla base del vecchio faro qualcuno ha scritto Fortress Europe", un'espressione nata durante la seconda guerra mondiale per indicare le linee di confine presidiate dai nazisti, che gli Alleati si proponevano di espugnare. Oggi quelle parole sono traccia di un dramma dei nostri tempi, quello delle migliaia di immigrati clandestini, per i quali le isole sparse nel mare di sicilia costituiscono il confine sul quale s'infrange la speranza di trovare nel vecchio continente europeo una chimerica felicità...".
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