Immagini della strada palermitana in cui sopravvivono le residue tracce dell'abilità di stagnari e battirame
Una veduta di via dei Calderai. Le immagini del post sono di ReportageSicilia |
Via dei Calderai è una delle ultime strade palermitane dove è possibile trovare traccia del lavoro artigianale: una tradizione che va avanti da qualche secolo, quando in questa stretta via del quartiere ebraico l'attività degli stagnari e battirame era un punto di riferimento per migliaia di famiglie cittadine.
Piccoli negozi e buie officine ancor oggi espongono in strada pentole, padelle, mestoli, colapasta, tegami, imbuti, bacinelle, canne fumarie, barbecue ed ogni altro genere di oggetto di uso domestico o artigiano.
Una parte di questi prodotti viene prodotta in loco, magari su precise indicazioni di chi ha bisogno di una lavorazione specifica; altri provengono da fornitori esterni tagliati fuori dai circuiti commerciali della grande distribuzione.
Dell'arte dei vecchi "calderai" scrissero così Roberto Calia e Antonio Fundarò nel libro "Artigianato ieri-oggi" ( Tipografia SAROGRAF-Alcamo, 1996 ):
"Gli attrezzi necessari per la lavorazione erano pochi: un martello di ferro e uno di legno, la 'viscarina' cioè un asse di acciaio che serviva per la battitura, i ferri quadralini e le 'chiuveri'.
Per prima cosa si tagliava, da una larga fascia di rame, una striscia e se ne saldavano le estremità alla 'forgia', a forma di cilindro.
Dopo di ciò, il battirame con il martello di legno cominciava a dare la sagoma dell'utensile che voleva ricavare, con lenti colpi cadenzati, sino ad ottenere la forma stabilita.
Poi venivano sistemati i manici, fissandoli con due chiodi di rame o di zinco ed infine vi si passava lo 'stagno vergine' liquido, che, pulito con limone e sabbia, dava all'utensile una splendida lucentezza.
Si confezionavano 'quarari pi lu fruttu', cioè per la bollitura del latte, 'quararuna' per cucinare la pasta, colapasta, tegami, salsiere, mestoli, 'vacileddi', bracieri, scaldini, 'quartari' di rame, bacinelle di rame o 'cunculini', 'manichi' o imbuti, 'cannati' o boccali, padelle, 'brigghioli' o contenitori per travasare il vino, 'quartari' di zinco, bacinelle di zinco, insolfatoi"
Negli ultimi anni, il numero di artigiani di via dei Calderai si sta riducendo.
I più anziani sono morti o hanno smesso di lavorare.
Alcuni hanno chiuso le botteghe per un calo delle vendite o perché hanno subito lo sfratto; altri ancora, non hanno trovato nei figli la volontà o la possibilità di proseguire l'attività paterna.
Chi ancora continua, lamenta l'eccessivo peso delle tasse, una politica cittadina della viabilità che allontanerebbe i clienti e la concorrenza dei grandi centri commerciali: qui gli oggetti costano generalmente di meno, ma non posseggono quella artigianalità che si attaglia alla singola richiesta del cliente che frequenta ancora via dei Calderai.
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