La visita dei reali di Svezia, nel 1956, alle testimonianze archeologiche di una città che ha perso da tempo le sue attrattive culturali ed ambientali
Con il suo millenario passato di civiltà e con il suo ruolo da protagonista nelle vicende isolane dello scorso secolo - basti pensare allo sbarco alleato del 1943 e all'illusione dello sviluppo industriale locale, a partire dal 1960 - Gela ben rappresenta le contraddizioni della Sicilia.
Di fatto, la visione odierna della cittadina nissena - che godeva un tempo di una piana agricola ricca di produzioni e di spiagge tra le più belle dell'isola - nulla o quasi conserva di quell'antica identità cancellata dall'insediamento del petrolchimico.
Il ruolo soverchiante dell'industria ha fatto sì che oggi Gela - ad eccezione del Museo Archeologico Regionale - non goda più di attrattive degne di una significativa frequentazione turistica.
Le testimonianze archeologiche dell'antica colonia greca sono quasi annientate dalla mole spaventosa degli impianti; la costa ed il suo mare convivono con un impatto ambientale che non può attrarre turisti e visitatori.
Chi si avvicina a Gela, avverte già da molti chilometri prima il puzzo degli impianti: come sorprendersi allora se nessuna persona di buon senso decida di mettervi piede?
Sorprendono così i ricordi dei gelesi più anziani sulle visite di viaggiatori capaci un tempo di spingersi da tutta Europa verso gli estremi confini siciliani, a Sud del Continente.
Due di loro - come mostrato dalle fotografie riproposte da ReportageSicilia - furono addirittura i reali di Svezia.
Le immagini ritraggono il re Gustavo VI e la regina, Lady Luisa Mountbatten; gli scatti furono pubblicati dalla rivista dell'assessorato regionale al Turismo "Sicilia" nel marzo del 1956.
Quella visita a Gela dei due sovrani scandinavi si spiega con la passione di Gustavo VI per la ricerca archeologica.
Nel 1955, il re di Svezia aveva preso parte in incognito in Sicilia agli scavi di Morgantina, diretti dal professore Erik Sjoqvist, suo consigliere: erano anni di intense campagne di scavi e l'isola era meta di ricercatori che guardavano alla Sicilia come un luogo ancora ricco di siti da scoprire e studiare.
E' probabile che l'arrivo di Gustavo VI e della moglie a Gela sia stato allora giustificato dal desiderio di ammirare il recente restauro delle mura di capo Soprano, testimonianza eccezionale dell'architettura militare della Magna Grecia.
Di quella presenza regale in un luogo oggi stravolto dagli impianti del petrolchimico e da un disordinato e caotico sviluppo si è ricordato qualche anno fa il giornalista Enrico Deaglio:
"Chi ha più di quarant'anni ricorda poi un'altra Gela, quella che è stata uccisa.
Con il suo millenario passato di civiltà e con il suo ruolo da protagonista nelle vicende isolane dello scorso secolo - basti pensare allo sbarco alleato del 1943 e all'illusione dello sviluppo industriale locale, a partire dal 1960 - Gela ben rappresenta le contraddizioni della Sicilia.
Di fatto, la visione odierna della cittadina nissena - che godeva un tempo di una piana agricola ricca di produzioni e di spiagge tra le più belle dell'isola - nulla o quasi conserva di quell'antica identità cancellata dall'insediamento del petrolchimico.
Il ruolo soverchiante dell'industria ha fatto sì che oggi Gela - ad eccezione del Museo Archeologico Regionale - non goda più di attrattive degne di una significativa frequentazione turistica.
Le testimonianze archeologiche dell'antica colonia greca sono quasi annientate dalla mole spaventosa degli impianti; la costa ed il suo mare convivono con un impatto ambientale che non può attrarre turisti e visitatori.
Chi si avvicina a Gela, avverte già da molti chilometri prima il puzzo degli impianti: come sorprendersi allora se nessuna persona di buon senso decida di mettervi piede?
Sorprendono così i ricordi dei gelesi più anziani sulle visite di viaggiatori capaci un tempo di spingersi da tutta Europa verso gli estremi confini siciliani, a Sud del Continente.
Due di loro - come mostrato dalle fotografie riproposte da ReportageSicilia - furono addirittura i reali di Svezia.
Le immagini ritraggono il re Gustavo VI e la regina, Lady Luisa Mountbatten; gli scatti furono pubblicati dalla rivista dell'assessorato regionale al Turismo "Sicilia" nel marzo del 1956.
Quella visita a Gela dei due sovrani scandinavi si spiega con la passione di Gustavo VI per la ricerca archeologica.
Nel 1955, il re di Svezia aveva preso parte in incognito in Sicilia agli scavi di Morgantina, diretti dal professore Erik Sjoqvist, suo consigliere: erano anni di intense campagne di scavi e l'isola era meta di ricercatori che guardavano alla Sicilia come un luogo ancora ricco di siti da scoprire e studiare.
E' probabile che l'arrivo di Gustavo VI e della moglie a Gela sia stato allora giustificato dal desiderio di ammirare il recente restauro delle mura di capo Soprano, testimonianza eccezionale dell'architettura militare della Magna Grecia.
Di quella presenza regale in un luogo oggi stravolto dagli impianti del petrolchimico e da un disordinato e caotico sviluppo si è ricordato qualche anno fa il giornalista Enrico Deaglio:
"Chi ha più di quarant'anni ricorda poi un'altra Gela, quella che è stata uccisa.
Negli anni Cinquanta, - ricordava Deaglio in "Il raccolto rosso 1982-2010. Cronaca di una guerra di mafia e delle sue tristissime conseguenze" ( Il Saggiatore, 2010 )- il re Gustavo di Svezia scendeva fin lì per fare il bagno e i turisti colti facevano tappa al museo.
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