Translate

martedì 17 maggio 2016

LA PASSATA SOLITUDINE DI VULCANO

La silenziosa bellezza di Vulcano in quattro fotografie promozionali diffuse fra il 1954 ed il 1955 dall'assessorato regionale al Turismo


Nel 1951 Vitaliano Brancati così descriveva in "Volto delle Eolie" ( Flaccovio editore Palermo ) l'aspra desolazione di Vulcano:

"Il mare luccica da ogni parte, chiuso da ogni parte fra rupi nere, ritte, con le corna; dai crepacci, che si aprono mollemente e in silenzio, fuma lo zolfo; una spiaggia è tutta di zolfo, e l'acqua che la bagna va bollendo; nell'interno dell'isola, la terra è arida e nerastra, le canne vi nascono già fradice, il verde delle vigne è sospetto come il colorito dei febbricitanti.
Il corvo svolazza a uncino sulla campagna, e di tanto in tanto precipita come un'ancora che si sia staccata dalla catena"

Già pochi mesi dopo le osservazioni di Brancati, Vulcano cominciava ad ospitare i primi gruppi di turisti italiani e stranieri, che secondo una vulgata comune l'avrebbero conosciuta grazie al film "Vulcano", interpretato nel 1950 da Anna Magnani.
Le fotografie riproposte nel post da ReportageSicilia vennero pubblicate tra il 1954 ed il 1955 a corredo di alcune inserzioni promozionali dell'assessorato regionale al Turismo, con la didascalia "Oasi di pace nell'incanto dei mari eoliani".


Le immagini ricordano oggi una Vulcano frequentata ancora da un numero limitato di viaggiatori, attratti dalla dimensione spartana di un'isola capace di offrire luoghi destinati  alla solitaria lettura di libri o ad una abbondante pesca subacquea.
Un decennio dopo - vale a dire negli anni della piena ascesa in Italia dell'industria del turismo - anche la più inospitale fra le Eolie avrebbe cominciato a diventare un'affollata meta di vacanza, perdendo per sempre la ristretta fama ed il selvaggio aspetto di paradiso vulcanico.
Di quella trasformazione si trovano tracce nel reportage scritto dal giornalista pisano Piero Studiati Berni "Turismo alle Eolie", pubblicato nel marzo del 1966 dal mensile del TCI "Le Vie d'Italia"

"Quando l'aliscafo rallentò la sua corsa sul pelo dell'acqua davanti all'isola di Vulcano, risentimmo il mare scorrere lungo le fiancate dello scafo con un fruscio troppo modesto per quell'abisso di azzurro che ci circondava.
Gli oblò inquadrarono le rocce nere e bruciate dell'isola.
L'aliscafo non s'era ancora fermato che già si era staccato da riva un barcone a remi dipinto di rosso e di blu, e puntava verso di noi scivolando più che sull'acqua sul barbaglio di luce sfaccettata che il sole faceva cangiante come scaglie di pesce.

 
C'era un odore profondo e denso di alghe e di mare e la spiaggia sullo sfondo, nera, tagliata tra le rocce, pareva l'orlo di un piatto di ceramica campana, anch'essa nera e anch'essa con un sottofondo rosso di brace come se vi covasse ancora una combustione che non vuole spegnersi.
Ci fu un complicato trasbordo di passeggeri dal barcone all'aliscafo e dall'aliscafo al barcone, poi i motori ripresero a rullare e dietro di noi si riformò una scia lunga e schiumosa mentre il barcone si perdeva senza fretta negli infiniti riflessi cangianti del mare portando verso le sabbie nere nuovi turisti con vecchi desideri.
Vulcano, la prima delle Eolie che si incontra venendo dalla Sicilia, insieme con Lipari e salina, forma come il corpo di un immaginario scorpione le cui tenaglie sono rappresentate da Filicudi e Alicudi da un lato, a sinistra, e da Panarea, Basiluzzo e Stromboli dall'altro.
Le rocce di Vulcano sono nere e a contatto con l'acqua pare che debbano ancora torcersi e cigolare per una secolare incandescenza; c'è l'alito di un fuoco che cova sotto tutte queste isole accovacciate nel mare Tirreno, non lontano dalle coste della Sicilia.


E il fuoco fa bollire l'acqua a Vulcano e lo zolfo affiora con i suoi fiori neri rivestendo le pietre di una patina viscida e verdastra che con avidità i villeggianti salutisti si spalmano sul corpo e sul viso fidando in benefici epidermici straordinari.
Tra le rocce vulcaniche, colorate da preistoriche incandescenze, grandi pozze di acqua solforosa ribollono fumigando e tra i vapori si muovono nel fango giallastro, come ippopotami, grassi signori che combattono la sciatica e la pinguedine.
Anche il mare in certi punti vicino alla costa è opaco per la presenza dei soffioni e dello zolfo, ma più al largo, dai fondali, riaggalla un colore cupo che non vela la trasparenza dell'acqua.
L'albergo 'Les sables noirs', basso e bianco sulla riva di ponente, ha una fama maggiore dei suoi meriti, ma l'atmosfera è piacevole e accogliente e la notte è trapuntata dalla luce delle candele: sull'isola infatti manca l'elettricità come in quasi tutte le Eolie, esclusione fatta per Lipari che è divisa da Vulcano soltanto per uno stretto braccio di mare..."


 
 

Nessun commento:

Posta un commento