Reperti archeologici della colonia greca di Selinunte conservati a Palazzo Branciforte, a Palermo. La fotografia è di ReportageSicilia |
Al suo posto - insieme a decine di altri viaggiatori impegnati nel "Grand Tour" dell'Isola - arrivò nel 1767 il suo allievo, il barone Johann Hermann von Riedesel.
Lo studioso di cose d'arte visionò Segesta, Selinunte, Agrigento e Siracusa, rilevando misure e stili architettonici di ogni singolo tempio: notizie e considerazioni poi riassunte nel 1771 nell'opera "Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia".
L'impressione che ne ebbe von Riedesel, secondo Salmeri, fu di una Sicilia permeata totalmente dal mito eterno di una terra ellenica:
"Adoperando, senza porsi problemi, una lente ellenizzante - ha scritto Giovanni Salmeri - il barone, nelle sue pagine, attribuisce alle donne di Erice dei profili alla greca della più esatta regolarità, nei malandati cavalli osservati ad Agrigento identifica i nobili destrieri della città cantati dalla poesia antica, e nei pastori e nei contadini siciliani ritrova i personaggi del poeta di Siracusa, Teocrito.
Dappertutto, sente cantare usignoli, e, presso Taormina,
'l'acqua del mare è così chiara che si possono contare i ciottoli sul fondo'
Dappertutto, sente cantare usignoli, e, presso Taormina,
'l'acqua del mare è così chiara che si possono contare i ciottoli sul fondo'
La totale adesione alla prospettiva ellenica fa sì, inoltre, che egli liquidi brutalmente i mosaici di Monreale, dicendo solo che
'di essi i Siciliani tanto si vantano',
e che escluda dal suo testo le poche classiche Sante e Madonne dell'isola..."
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