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mercoledì 7 novembre 2018

UN INGANNEVOLE SCAMBIO DEI SANTI A SALEMI

La chiesa del Collegio dei Gesuiti a Salemi.
La fotografia è di ReportageSicilia
Nel racconto "La rimozione" ( in "Il mare colore del vino", Einaudi, 1973 ), Leonardo Sciascia si divertì ad accostare la fine del culto staliniano del militante comunista Michele Tricò al "declassamento" di una santa Filomena: la protettrice di un paese siciliano la cui reale esistenza terrena - dopo secoli di culto - viene a sorpresa smentita da un vescovo.
Il riferimento al racconto di Sciascia risulta inevitabile dinanzi ad una reale vicenda ambientata qualche anno fa a Salemi, la cittadina trapanese che vantava un tempo una sessantina di edifici religiosi. 
Qui accadde che la venerata statua di sant'Antonio custodita all'interno dell'omonima vecchia chiesa rovinata nel 1560 e nel 1920, venisse sostituita - per errore o per taciuta necessità del parroco - con un simulacro di san Benedetto trovato a Partanna.
Per decenni quindi i salemitani rivolsero le loro preghiere ad un sant'Antonio sbagliato.
L'equivoco sarebbe venuto fuori solo dopo il terremoto che colpì il Belice nel gennaio del 1968
Gli arredi della chiesa furono trasferiti in un deposito; a distanza di anni, il loro recupero fu accompagnato da una più attenta identificazione della statua, che fu appunto riconosciuta come quella di un san Benedetto.  
Oggi a Salemi pochi ricordano la storia delle statue protagoniste dell'errore: qualche anziano ed i cultori delle vicende locali, in un paese dove i pochi giovani affidano il proprio futuro non ai santi ma all'emigrazione.

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