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lunedì 27 agosto 2012

I SICILIANI DI FERDINANDO MILONE


Un’anziana donna con il volto solcato dalle rughe e con un pesante vestito nero, ad incorniciare un ciuffo di capelli bianchi. La fotografia, intitolata “vecchia isolana” ( e forse scattata a Levanzo, sullo sfondo di punta Pesce ), è tratta dal libro “Sicilia- La natura e l’uomo” scritto dal geografo napoletano Ferdinando Milone per Paolo Boringhieri nel 1960.
Nell’elenco delle illustrazioni fuori testo, l’immagine – della quale non si indica l’autore – viene così commentata: “il sole, l’acqua, il vento, ma specialmente il pensiero dei figlioli fanno di terracotta il volto delle madri siciliane”.
ReportageSicilia ripropone una selezione dei 40 scatti che corredano il volume, scegliendoli fra quelli che – insieme ad immagini aeree della Sicilia, di antichi monumenti e dei paesaggi dell’isola - raffigurano alcuni siciliani del secondo dopoguerra.

"Il minatore si avvia alla sua pena quotidiana. Oggi, un pò meglio di ieri. Il Pitrè ci ricorda la nenia con cui i carusi accompagnavano i loro venti viaggi giornalieri, nei lunghi cunicoli, col grave carico dello zolfo, 'quattru li vaiu a pigliu, ed è daùra, sirici mi nni restanu di pena; cincu li vaju a pigliu, ed è daùra, quinnnici mi nni restanu di pena', e così via di ora in ora sino all'ultimo viaggio, quando 'chi lustru chi mi fa la mè lumera! Chissu è lu signu ca vaju a livari"
Molti di loro sono figure che appartengono ormai ad un passato irrecuperabile della Sicilia, specie a causa del cambiamento dei costumi sociali ed economici. Altri volti ed altre storie in essi leggibili sono invece ancora presenti, a dimostrare certe immutate fatiche del vivere nell’isola.
 “La storia siciliana – scriveva 50 anni fa Milone, con un giudizio non del tutto inappropriato ai nostri giorni – a cercare di penetrarla con uno sguardo solo, ci racconta tutto sommato che i problemi dell’isola sono rimasti gli stessi; da almeno trenta secoli a questa parte…”.
L'autore del saggio fu uno dei principali geografici economici attivi già prima del secondo conflitto mondiale.
La sua analisi circa le cause del sottosviluppo siciliano fa quindi riferimento alle condizioni naturali dell'isola; un determinismo ambientale che nasconde però altre responsabilità di quel sottosviluppo, a cominciare dalle colpe della politica e del ruolo della mafia. 
"I problemi - scriveva Ferdinando Milone nella prefazione - ... derivano, in realtà e sostanzialmente, dalle forme e natura del suolo, e dal clima. Le cattive terre di tanta parte del suo territorio la tremenda piaga della siccità estiva, che presto fa seccare anche le poche colture che quelle pur porterebbero, condizionano assai duramente la vita della gente che abita l'isola, ancora oggi a economia quasi del tutto agricola, soltanto". 
Alle fotografie si aggiungono le originali didascalie, non prive a volte di una lettura paternalistica di certi aspetti di arretratezza della società dei tempi: un limite che nulla toglie alla capacità di leggere oggi quelle fotografie cogliendovi qualche elemento di riferimento al presente di sofferenza economica della Sicilia.

"Tabaccheria. Una partita a 'scopone', alla luce del petrolio, e per il piacere disinteressato della vittoria, riunisce affabilmente la Chiesa e lo Stato, democristiani e comunisti"
"Per l'angustia delle case e il bel tempo, la vita, in Sicilia,
si svolge all'aria aperta"
"La vista si indebolisce nelle lunghe giornate al telaio, ma la sostituisce la mano sempre più esperta nell'arte appresa da bambina, al monastero. I monasteri di monache erano vere fabbriche di merletti e di dolci; i monasteri di frati erano, spesso, fabbriche di liquori"
"Alla fontana, in un paese dell'interno. Il moderno carro-botte fatto con poca spesa con un fusto di benzina porta l'acqua a chi non può venire alla fontana"
"Caltagirone, sviluppantesi su tre colli, a 600 metri sul mare, è una delle città più attive e interessanti dell'interno, per l'irregolarità della piana, la tortuosità e l'angustia delle vie e i frequenti dislivelli"
"La luminosità diffusa di Palermo, che tanto colpiva il Goethe; il gran numero di bambini e il viavai della gente; la vita all'aria aperta e le larghe mostre di scarpe, di verdura, di aringhe e sardelle; i tendoni di lenzuola sparse ad asciugare, per chi ama e comprende il popolo, rallegrano la vista"
"Festa popolare a Caltagirone: fuochi schioppettanti per le strade si levano in onore del Santo e rallegrano la popolazione dell'industre cittadina"
"Anche a Levanzo, nelle Egadi, i figlioli sono molti, le case modeste, l'alimentazione scarsa, manca l'acqua, le donne hanno gli uomini lontani, sulle navi o alla pesca. Ma grande è la fiducia nella Provvidenza, l'aria buona, e non mancano la salute ed il buon umore"
"L'attesa del piroscafo. Anche la nonna paralitica è portata alla spiaggia dai parenti o gente di buon cuore perchè possa stringere prima tra le braccia il figliolo o il nipote che torna dall'America"








1 commento:

  1. Un'opera, quella di Milone sulla Sicilia, poetica, più ancora che antropologica, perciò senza tempo e, in questo senso, attuale. Poetica come la scienza sa essere, ricercando l'essenza.

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