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martedì 16 agosto 2016

VENDITORI DI COZZE NELLE MITICHE ACQUE DI GANZIRRI

Venditori di cozze a Ganzirri.
La fotografia di M. Bernard Aury
risale alla metà degli anni Sessanta
e venne pubblicata nell'opera di Pierre Sébilleau
"La Sicile", edita nel 1966 a Grenoble da Editions Arthaud

Ciò che non mancano, in molti luoghi della Sicilia, sono i riferimenti alla mitologia.
Così, ad esempio, nel vertice della provincia di Messina che si bagna sullo Stretto ( luogo mitico per eccellenza del Mediterraneo )capo Peloro ricorda il nome del pilota di Annibale ucciso dal condottiero cartaginese, allorché con la flotta proveniente dallo Jonio imboccò il mare fra Sicilia e Calabria; la sua morte fu la punizione per la falsa idea che la lingua di terra che fa capo al Faro sbarrasse il fatidico passaggio verso il Tirreno.
Nel lago di Ganzirri, invece, aleggia la leggenda di Risa: città di splendori dalle cui rovine sommerse nelle notti di luna piena sorge la Fata Morgana.
Nei secoli passati, i pescatori che si immergevano nell'acqua spiegavano di potere toccare le mura di Risa; quando ciò accadeva, dal fondale si levava un suono di campane lontane.


Liberata dalle leggende, la storia dei due pantani di Ganzirri - alimentati da acque freatiche mescolate con quelle marine ed il cui sfruttamento venne concesso da Ferdinando IV di Borbone - è invece legata all'allevamento di anguille e murene, nonché  alla coltivazione di molluschi eduli: arselle, vongole, cozze, tartufi di mare e, un tempo, anche ostriche.
Negli ultimi cento anni, l'inquinamento dei pantani ha notevolmente ridotto queste attività, che ancora nel 1940 garantivano 3.000 quintali annui di prodotti. 
Nel 1986, vi fu addirittura una  rivolta degli allevatori contro le squadre inviate dal Comune di Messina per smantellare gli impianti a causa dei limiti fuori legge dell'inquinamento.


Nelle passate settimane, dopo trent'anni di divieti, le antiche acque della mitica città di Risa sono tornate a ospitare gli allevamenti di vongole; gli anziani messinesi però ricordano il passato in cui Ganzirri offriva la sua ricca varietà di molluschi.
A due venditori di cozze si riferisce la fotografia riproposta da ReportageSicilia e databile alla metà degli anni Sessanta.
L'immagine di M. Bernard Aury venne pubblicata nel saggio di Pierre Sébilleau "La Sicile", edita nel 1966 a Grenoble da Editions Athaud.


 
  

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