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giovedì 26 aprile 2018

BLUTEC, OVVERO LA CHINA DISCENDENTE DI TERMINI IMERESE

Manifestazione di ex operai Fiat dinanzi
lo stabilimento Blutec a Termini Imerese.
Le fotografie sono di ReportageSicilia
Speranze ed aspettative erano rinate nel dicembre del 2014.
Con l'impegno di assumere progressivamente - entro la fine del 2018 - i 700 dipendenti della ex Fiat, la Blutec ( un'azienda satellite di Fca) chiuse con lo Stato un accordo per investire 96 milioni di euro nella fabbrica di Termini Imerese, 71 dei quali messi sul piatto da Invitalia, cioè dal ministero dell'Economia.
Oggi quell'impegno di Blutec non solo è in gran parte disatteso - l'azienda ha assorbito appena 113 lavoratori - ma la stessa Invitalia contesta i criteri di spesa di una prima tranche di 21 milioni di euro.


I rendiconti prodotti da Blutec sono stati giudicati insufficienti e quella somma dovrà presto essere restituita allo Stato, con buona pace degli annunciati progetti circa la produzione in larga scala di motori elettrici.
Così, nei giorni scorsi dinanzi la fabbrica di Termini Imerese si è tornati alle scene degli anni passati, quando il disimpegno della Fiat provocò picchetti e manifestazioni di protesta.
L'inizio del rapporto tra l'azienda piemontese e quest'area industriale del palermitano risale al settembre del 1967.
All'epoca, la Sofis - la Società per il Finanziamento dello Sviluppo in Sicilia - concesse alla Fiat 6 miliardi di lire per la nascita di una fabbrica che avrebbe dovuto disporre anche di un centro di formazione per operai meccanici.


L'impianto - presentato in progetto a Bari nel 1968, durante la Fiera del Levante - entrò in funzione due anni dopo.
Da allora, la Fiat di Termini Imerese ha rappresentato un polmone occupazione fondamentale per l'economia del comprensorio, precludendo pure la nascita di altre possibilità di sviluppo a livello locale.


Oggi la vicenda Blutec rappresenta la china discendente di quel progetto, costringendo alla cassa integrazione centinaia di operai anagraficamente vicini alla soglia di una pensione che forse non arriverà mai.  

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