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venerdì 3 agosto 2018

LA STORICA SUGGESTIONE DEL FARO DI COZZO SPADARO

Con i suoi 83 metri sul livello del mare,
il faro siracusano di Porto Palo di Capo Passero
è fra i più alti della Sicilia.
Le fotografie del post sono di ReportageSicilia
In un anno imprecisato dei secoli in cui la Sicilia veniva assaltata da corsari algerini e bande di pirati libici e tunisini - i "barbareschi" - un certo Spadaro si oppose con falce e zappa ad un gruppo di predoni sbarcati a Porto Palo di Capo Passero.
Nello scontro armato, l'uomo perse la vita; e fu così che da allora, il luogo di quel tragico evento avrebbe preso il nome di Cozzo Spadaro.
Oggi il toponimo designa il faro in pietra che si staglia per l'altezza di 83 metri sul livello del mare lungo la costa del paese siracusano.
Da quell'altezza, il faro diffonde un fascio di luce prodotto in 15 secondi da tre lampi: un segnale capace di raggiungere le navi che incrociano il Mediterraneo ad una distanza di oltre 34 miglia marine ( 70 chilometri ).



Il cuore del faro di Porto Palo di Capo Passero - in funzione dal 1864 - è dal 1934 una grande ottica rotante a profilo Fresnel di costruzione francese: un'etichetta in metallo ricorda la fabbrica "Barbier Benard et Turenne", con sede in Rue Curial, a Parigi.
La struttura delle lenti multiple è un capolavoro di ingegneria ottica, frutto di studi che due secoli fa procurarono ad Augustin Fresnel benemerenze scientifiche e la riconoscenza dei marinai e dei pescatori di tutti i mari. 
L'impianto elettrico di illuminazione del faro  ha da tempo sostituito i vecchi sistemi a petrolio e ad acetilene: incredibilmente, il potente fascio luminoso è generato da una piccola lampadina alogena da 1000 watt, dal costo di pochi euro.
Visitare questo faro è un'esperienza emozionante, specie durante la lenta salita dei 164 gradini della scala elicoidale che conducono sino alla terrazza.



Da qui, lo sguardo spazia a 360 gradi sull'angolo meridionale della Sicilia e sul blu intenso di due mari: lo Ionio ed il canale fra l'Isola e la costa Nord dell'Africa.
Dall'alto, il profilo della costa appare orlato da un succedersi di tratti sabbiosi e rocciosi, in un contesto ambientale dominato dalla presenza dell'isolotto di Capo Passero: un lembo di terra ricoperto da una fitta macchia di palme nane e dove l'uomo ha costruito nei secoli passati le strutture di un forte e di una tonnara.



Custodi del faro di Cozzo Spadaro - che agli inizi del Novecento venne munito di una stazione radio in grado di collegarsi con Alessandria d'Egitto - sono due fra gli ultimi faristi in servizio in Italia: Giovanni Lupo e Corrado Cammisuri.
Fra i due, Lupo è quello che vanta la maggiore esperienza nel lavoro di "guardiano del faro".
Prima di prendere servizio a Porto Palo di Capo Passero, con la giovane moglie ha trascorso quattro anni di solitudine all'interno del faro di punta Omo Morto, in cima ad uno strapiombo roccioso della costa nord-orientale di Ustica.
Di quel periodo, porta dentro i ricordi di una vita quasi monastica e di una nottata trascorsa a porre rimedio ai danni provocati da un furioso temporale.

Giovanni Lupo e Corrado Cammisuri,
gli ultimi faristi dell'impianto di Cozzo Spadaro
Malgrado l'ausilio delle moderne tecnologie, Giovanni Lupo interpreta ancora il compito di farista in maniera integrale: oltre a curare la manutenzione degli impianti - usando olio di gomito per la pulizia delle lenti Fresnel - trascrive giornalmente su un registro cartaceo direzione del vento e condizioni del mare.
Quando arriverà il giorno della sua pensione, il funzionamento del faro di Porto Palo di Capo Passero sarà completamente automatizzato: i concorsi per questa figura professionale sono stati interrotti nel 1987, cancellando così la possibilità di tramandare ruoli e saperi profondamente legati alla cultura del mare.




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