Translate

domenica 16 dicembre 2018

UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA DEI SOLFATARI DI COMITINI

Solfatari al lavoro a Comitini, nell'agrigentino.
La fotografia venne pubblicata nel 1933 dall'opera
"Sicilia",
edita dal TCI per la collana
"Attraverso l'Italia"
Secondo un saggio di Antonio Arnone ( "Solfare e mafia", Medinova, 2002 ), nel 1838 il territorio di Comitini ospitava 38 solfare tra le più attive della provincia di Agrigento.
La fotografia di uno di questi giacimenti venne pubblicata nel 1933 dal volume del TCI "Sicilia" per la collana "Attraverso l'Italia".
Nella didascalia che illustra l'immagine si legge:

"Si scorgono gli ingressi delle cave d'estrazione, e i depositi del minerale in due differenti stadi della lavorazione"

Nei primi decenni dello scorso secolo, i solfatari siciliani avevano fatto più volte parlare di sé per le proteste contro le dure condizioni di lavoro e per i bassissimi salari riconosciuti dai gabelloti delle miniere.
E' lo stesso Arnone a ricordare che in Sicilia

"si continuava a procedere, come se la realtà europea fosse rimasta immobile, con il sistema della gabella.
Il proprietario ( o i proprietari, poiché gli eredi andavano divenendo sempre più numerosi e la miniera di zolfo non poteva suddividersi ) delle solfare chiedeva canoni d'affitto sempre più alti e il gabelloto si rifaceva mantenendo bassi i salari e mirando ad accrescere la produzione.



Tale criterio, però, si rivelò fallimentare, poiché in primo luogo la spartizione degli utili restringeva gli spazi per la pratica di prezzi concorrenziali in un momento in cui stava arrivando in Europa lo zolfo americano.
In secondo luogo la produzione selvaggia, priva di programmazione, determinò la saturazione della domanda e grandi quantità di zolfo dell'agrigentino rimasero invendute nei porti di Licata e Porto Empedocle.
Di conseguenza molte solfare dovettero chiudere i battenti, mentre in altre si ricorse al licenziamento" 

Si spiegano così le frequenti ed accese manifestazioni di protesta in molti comuni delle province di Caltanissetta ed Agrigento, come testimoniato - proprio per i solfatari di Comitini - da questa corrispondenza pubblicata il 6 settembre del 1907 dal "Corriere della Sera"

"L'agitazione degli zolfatari nei vari centri minerari della Sicilia  comincia a preoccupare, essendosi già verificati i primi conflitti e ferimenti.
Ieri nel comune di Comitini alquanti operai esercenti con bandiere, riunitisi nella piazza, improvvisarono un'altra dimostrazione emettendo le solite grida e chiedendo ai presenti che tutti si associassero alla manifestazione senza differenza di classi.
Arrivati in via Indipendenza, davanti al negozio di Girolamo Signorino, invitarono anche questi a seguirli.
In quel momento, non si sa ancora per quali cause, avvenne un vero tafferuglio, tale da indurre i carabinieri che si trovavano sul luogo a intervenire; ma dopo gli incitamenti alla calma, i carabinieri forse per intimorire la folla si diedero a menare calci e pugni.



Allora si videro partire dei sassi dalla folla contro i carabinieri, i quali, temendo una reazione violenta, spararono parecchi colpi ferendo al braccio certo Angelo Moscato e provocando un panico enorme.
Alle detonazioni accorse il delegato Covelli con parecchi carabinieri, i quali dandosi anch'essi a sparare in aria accrebbero lo spavento generale.
Altri carabinieri con baionette innestate si posero agli sbocchi delle vie per impedire il passaggio.
Proprio nella piazza, mentre una signora con un bambino in braccia ed un altro per la mano stava per passare da un negozio all'altro, si vide puntata da otto carabinieri.
Per l'inaspettata minaccia la povera donna non sapeva a qual partito appigliarsi e provò un momento d'indicibile terrore.
Il sindaco telegrafò subito al prefetto di Girgenti che inviò l'ispettore Montalbano per procedere a un'inchiesta e accertare le responsabilità"



   


1 commento:

  1. Che Camilleri abbia forse trovato ispirazione da questa vicenda di cronaca per il nome del suo famoso Commissario?

    RispondiElimina