Translate

mercoledì 9 settembre 2020

IL CAPITANO HARDCASTLE, L'INGLESE CHE SI PERSE FRA I TEMPLI DI AGRIGENTO

Alexander Hardcastle,
il mecenate inglese che finanziò
le ricerche archeologiche nella Valle dei Templi.
La fotografia è tratta da I.Scichilone, opera citata.
Le altre foto del post sono di Ernesto Oliva-ReportageSicilia

"Capitano inglese.
Ricco commerciante di caucciù nelle Indie Orientali.
Attorno agli anni Venti si stabilì in Girgenti perché attratto ed innamorato delle stupende bellezze archeologiche, occupando una casa di campagna vendutagli dalla vedova signora Montana.
Negli anni 1922 e 1923 innalzò le attuali 8 colonne del Tempio di Ercole, che giaceva in un cumulo di rovine.
Baronetto del Regno Unito, è sepolto al cimitero di Bonamorone della nostra città.
Agrigento lo ricorda con un busto di bronzo a Villa Aura"

Così, la guida "Agrigento. Arte, Storia, Cultura e Tradizioni" edita nel 1998 dall'Ente Fiera Agrigentum riassume brevemente la figura di Alexander Hardcastle, singolare mecenate della ricerca archeologica nella Valle dei Templi nel periodo compreso fra il 1920 ed il 26 giugno del 1933, giorno della sua morte.



Come accaduto in precedenza a Selinunte - dove gli architetti inglesi William Harris e Samuel Angell erano stati autori di importanti scoperte e rilievi fra le rovine dei templi - Alexander Hardcastle diede un contributo fondamentale alla ricerca archeologica ad Agrigento.
La sua passione per le rovine e per il paesaggio della Valle lo portò a rinunciare ad ogni altro progetto personale, compresi quelli di mantenere rapporti con l'Inghilterra o di crearsi una famiglia: da qui, la fama di uomo bizzarro e solitario, che gli valse la definizione - ha ricordato  Matteo Collura nel 1986 -  di "'nglisi scurdatu 'e tempii" ( "l'inglese dimenticato fra i templi" ).
La sua storia - che può riallacciarsi a quella delle intense frequentazioni di imprenditori e cultori dell'arte inglesi nella Sicilia fra il secolo XIX e dei primi anni del Novecento - è stata raccontata da Isabella Scichilone ( "Un mecenate inglese fra i templi di Agrigento: sir Alexander Hardcastle", Agrigento, 1997 ) e da un catalogo di saggi edito dalla Regione Siciliana-Assessorato dei Beni Culturali in occasione della mostra documentaria "Pirandello e l'archeologia" ( Biblioteca-Museo Luigi Pirandello, Agrigento, a cura di Gaetano Cani, Rosetta D'Affronto e Antonino Perniciaro, 2001 ).
Da quest'ultima opera, si ricavano maggiori notizie sulla presenza di Hardcastle ad Agrigento, e dettagli di una vita segnata - insieme alla passione per l'archeologia - da un disagio esistenziale che lo accompagnò sino alla morte.
Nato il 25 ottobre del 1872 a Londra, l'ufficiale del Genio Reale - la cui famiglia benestante possedeva cospicue compartecipazioni minerarie - prestò servizio in Malesia ed in Sudafrica.
Lasciata la divisa nel 1917, iniziò a viaggiare in Europa; il suo arrivo in Sicilia - ad Agrigento - è datato fra il 1920 ed il 1921.
Alloggiò dapprima presso l'Hotel Belvedere, poi decise di acquistare Villa Aurea dalla famiglia Montana.



In "Pirandello e l'archeologia", si legge che l'attrazione di Hardcastle per Agrigento nacque per l'atmosfera del quotidiano vivere ed il contesto architettonico-ambientale della Valle dei Templi:

"La decisione di trasferirsi nella nostra Città non fu improvvisa.

Fu colpito, era autunno, dai tramonti, dalla mitezza disarmata e disarmante del clima, dal lentore umano e ideale della vita, da un complesso di fattori i più diversi - geologici e climatologici, psicologici e culturali, etnici e storici - che qualche paesano ancor oggi si ostina a definire con tronfia voce 'apatia agrigentina'.
Per dare un'idea dell'acuto rispetto e dell'amor preciso che l'Hardcastle aveva per lo scenario agrigentino ( uomini e cose ) nonché della sua capacità di osservatore lirico e scrupoloso assieme, ( ... ) una sua osservazione sulle nuvole: sulle nuvole agrigentine, o meglio, sulle nuvole viste da Agrigento.
Le nubi agrigentine - aveva osservato il capitano e certamente ne era felice e contento - non sono mai furiose e non si dissolvono mai in fumo, ma solcano il cielo come squadre di cavalli.
Non già pecore o elefanti, cherubini o demoni, arabeschi o labirinti, cigni sesquipedali o sparvieri, ma cavalli, questi animali belli e intelligenti, docili ma ardimentosi, amici senza umiltà, entrati con l'uomo nel processo di civilizzazione del mondo.
Della natura amava dunque il dominio che essa ha, in certi luoghi temperati e ameni, su se stessa: così come dell'arte greca ammirava il dominio che essa ha sull'arte..."



Grazie alla disponibilità economica, Alexander Hardcastle impiegò molto del suo patrimonio familiare per la ricerca ed il restauro archeologico nella Valle dei Templi: 40.000 lire per la parziale ricostruzione del tempio di Ercole, 50.000 lire per una campagna di scavi in un'area dove prevedeva di individuare il teatro greco ed altri fondi per lo scoprimento di una cinta muraria della polis e di una porta monumentale.
Il capitano inglese finanziò pure altri costosi progetti di recupero dell'Agrigento medievale e moderna, compresi quelli per il potenziamento della rete elettrica e della sofferente rete idrica cittadina: altre 150.000 lire che Hardcastle sottrasse volentieri alla possibilità di condurre una vita più agiata.

"Trascorreva i giorni a percorrere la campagna e la Valle, - si legge ancora in "Pirandello e l'archeologia" - a tastare il terreno armato di una picozzina con cui raschiava la terra per saggiarne lo strato archeologico.
Sui luoghi delle quotidiane escursioni si sedeva per riposare, riflettere, leggere.
Era diventato amico di tutti i contadini della valle, li stimava e li considerava come i veri custodi della polis..."




Sino alla sua morte, Hardcastle visse sempre ad Agrigento, mancandone soltanto nei mesi estivi, quando si trasferiva in una grande villa nei boschi di Viterbo.
Negli ultimi anni, il capitano inglese visse in uno stato psicologico di sofferenza, in manicomio, vittima di frequenti crisi nervose e stati di depressione.
Aveva sessant'anni quando lo raggiunse la Londra la notizia del fallimento della banca presso cui aveva depositato il patrimonio: un evento traumatico che precedette di poco la sua fine.
Seppellito in una modesta tomba con vista sull'amata Valle dei Templi, Alexander Hardcastle è stato riscoperto ad Agrigento nel 1984, grazie ad un convegno di studi che ha ridato giusto lustro ad uno dei più singolari "inglesi di Sicilia" sbarcati nell'Isola e mai più tornati indietro.

  


Nessun commento:

Posta un commento