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lunedì 9 maggio 2022

LA CASA ETNEA DI ERCOLE PATTI

Casa nella campagne dell'Etna.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"L'ispirazione spesso sembra morderlo come una tarantola, scuoterlo da un sonno atavico e in quei momenti è impossibile scrivere meglio di lui, con più scaltra misura, con gusto più perfetto". Così Eugenio Montale descrisse la scrittura di Ercole Patti, il più evocativo fra gli scrittori che abbiano descritto i paesaggi delle campagne e dei boschi dell'Etna. Le pagine di Patti rimangono oggi la testimonianza di un microcosmo plasmato dalla forza della natura - il nero delle pietre laviche, i giardini di agrumi, gli antichi vigneti, le visioni del mare - e dalla presenza dell'uomo: ville e vecchi casolari abbandonati, inferriate arrugginite, strumenti di lavoro contadino, mobili ed arredi non utilizzati da anni e ricoperti da veli di polvere.

Un mondo - alla fine - in cui i segni della memoria diventano strumento per raccontare l'identità di un territorio che oggi conserva ancora qualche traccia dei ricordi fissati da Patti nelle pagine dei suoi racconti etnei:


 

"La casa - si legge in "Alla ricerca della felicità" ( da "Diario siciliano", Bompiani, 1971, Milano ) - sorge anzi è quasi affondata dentro un piccolo e antico uliveto sul mare; ci sono sparsi una quarantina di ulivi vecchi, alcuni vecchissimi e qualcuno giovane; nascono irregolarmente in mezzo alle rocce di lava secolare che si alzano dal terreno e sono fiorite di erbe, di ginestre e di macchie di capperi. In origine questo uliveto era sorto per proteggere dal vento salmastro del mare il giardino di limoni che vi sta dietro. Un alto muro di cinta a secco di grosse pietre di lava nera lo circonda e a sua volta protegge gli ulivi dalla salsedine. Le cime che si alzano al di sopra del muro, in inverno sono bruciate dal vento marino...

La casa apre le sue finestre su questo rudimentale parco, i rami degli ulivi sfiorano le pareti, battono sui davanzali. Dalle finestre posteriori si vede la sagoma ampia dell'Etna coi paesetti sparsi lungo i fianchi. Nella parte anteriore c'è il mare che si spinge fra gli scogli neri pieni di ricci e di patelle fino a pochi metri dall'alto muro di cinta; in lontananza si vede la costa di Taormina, il picco di Castel Mola e nelle giornate serene la lontanissima e sfumata costa calabra..."


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