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sabato 26 aprile 2025

IL REPORTAGE DI GLORIA LUNEL SULL'INDISTURBATA RAZZIA A SELINUNTE

Reperti di Selinunte
esposti al Museo Archeologico
"Antonio Salinas" di Palermo.
Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Quasi nessuna barca esce più in mare; i pescatori di Selinunte hanno sostituito i remi con la zappa, e la rete con un sacco , e i pesci che prendono sono vasi greci e corinzi, anfore attiche e figure del V e IV secolo avanti Cristo. E' una pesca che rende centomila volte di più di quella sul mare. Non riuscivo a crederci. Ho potuto vedere scoperchiare una tomba intatta, rialzare una pietra di due metri per uno e alta dieci centimetri; sotto era piena di sabbia, un uomo con la camicia color lampone la toglieva con le mani: tre vasi attici a figure nere su fondo rosso, uno tutto nero, un'anforetta a figure rosse e due lucerne fittili componevano il grosso bottino di quell'uomo per la sua giornata di lavoro...

... La Soprintendenza non può farci nulla; ogni tanto sopraggiunge la Finanza, due militari in tutto, i pescatori hanno tutto il tempo di scappare; il giorno dopo ricominciano a fare buche, magri in un altro campo. Se la Soprintendenza riconoscesse ufficialmente come zona archeologica tutti i campi, i terreni dei dintorni disseminati di tesori e di necropoli sepolte, dovrebbero espropriare centinaia di ettari, iniziare gli scavi, sorvegliare tutta la zona. Ci vorrebbero centinaia di milioni che la Soprintendenza non ha o che ha destinato ad altri scavi..." 



Così la fotoreporter Gloria Lunel pubblicò il 25 agosto del 1959 sul settimanale "Tempo" una delle prime inchieste giornalistiche sulle indisturbate razzie compiute dai tombaroli nell'area archeologica di Selinunte. Qualche anno dopo, la perseveranza di Vincenzo Tusa, all'epoca Soprintendente Archeologico della Sicilia Occidentale, permise di porre fine alla predazione che portò lontano dall'Isola migliaia di reperti selinuntini. L'impegno di Tusa venne incoraggiato nel 1966 da un appello per la costituzione di un Parco Archeologico a Selinunte pronunciato dallo storico dell'arte Cesare Brandi. Grazie ad un finanziamento della Regione e della Cassa per il Mezzogiorno - e dopo avere superato pressioni politico-mafiose interessate alle speculazioni edilizie nella zona - furono espropriati 220 ettari di terreno a 76 diversi proprietari. 



Vincenzo Tusa riuscì anche ad assumere buona parte dei tombaroli incontrati anni prima da Gloria Lunel, grazie al fatto che gli scavi erano stati dati in concessione ad una Fondazione del Banco di Sicilia: le loro conoscenze sull'ubicazione delle più ricche necropoli permisero di salvare i corredi funerari scampati alla indisturbata razzia del passato.


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