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giovedì 6 aprile 2017

IL VIAGGIO NEL TEMPO DELLE CAMPAGNE CORLEONESI

Il ricordo di una descrizione d'inizio Novecento nel paesaggio segnato dalla presenza di un casolare abbandonato nel feudo Tagliavia
Casolare nelle campagne corleonesi del feudo Tagliavia.
Le fotografie sono di ReportageSicilia
"E' la regione tipica del latifondo e del grano, la cui coltura alternata con le fave, la sulla ed il pascolo, copre immense estensioni di monti, valli e colline.
L'occhio spazia per chilometri e chilometri sull'ampia distesa dei campi e pascoli, privi d'alberi, che, una volta estirpati, difficilmente riattaccano per lo spaccarsi del terreno argilloso.
Rari sono i paesi e di un triste color grigio come l'argilla del suolo.
A grandi distanze nella campagna si incontrano i casamenti dei feudi come oasi in un deserto.
Silenzio profondo e solenne rotto soltanto dal trillo di qualche raro uccello o dal raglio lamentoso dell'asino e dalle grida dei lavoratori che incitano sé e le bestie al lavoro.
Passano lunghe file di muli recanti al mercato il grano trebbiato e la paglia; e li scortano i mulattieri o bordonari, e i campieri a cavallo col fucile traverso la sella"


Così Giovanni Lorenzoni, delegato per la Sicilia della Giunta parlamentare d'inchiesta nominata nel 1907 per studiare la condizione contadina del Sud d'Italia, descrisse la campagna siciliana della provincia di Palermo.
Oggi, i muli che trasportavano il grano sono da tempo scomparsi e pure i campieri a cavallo armati di fucile ( sostituiti da qualche pastore che vi osserverà con curiosa indifferenza).
Nella sostanza, però, il paesaggio rurale palermitano non è cambiato da come lo descrisse più di un secolo fa il Lorenzoni, protagonista di un viaggio a cavallo per pianure e colline lungo un percorso di 1400 chilometri.

Le suggestioni di quel tempo le forniscono ancor oggi masserie e casolari abbandonati, soprattutto nelle campagne di Corleone; l'edificio ritratto dalle fotografie domina il paesaggio del feudo Tagliavia, già frequentato da contadini e pastori in età islamica.
Pure gravato dalla triste fama imposta dalle cronache della vecchia mafia di Liggio, Provenzano e Riina, il paesaggio corleonese è fra i più suggestivi dell'Isola.


Così, per dirla ancora come l'economista trentino, "tutto questo gran contrasto a chi lo esamini percorrendo l'Isola bella e contemplandola dall'alto in una giornata di sole che tutta la ravvolge fra i tre mari, si fonde in un'armonia superiore: nell'armonia della terra siciliana ricca di storia e di gente..."
  



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