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giovedì 14 gennaio 2021

LA SFIORITA BELLEZZA DELLA TONNARA DI VERGINE MARIA

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Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Ci sono luoghi della Sicilia in cui, citando un reportage palermitano di Cesare De Seta del 1984, si assiste ad uno spettacolo:

"Penoso, perché è difficile trovare una simile condizione di degrado congiunta ad una così alta qualità del bene che va scomparendo, sicché il pessimismo della ragione induce a ritenere d'essere giunti ad un punto di non ritorno..."



Sono trascorsi 37 anni da quella considerazione, e le parole di De Seta trovano purtroppo riscontro nella visione di parecchi beni ambientali, storici e monumentali ancora abbandonati all'incuria, nell'indifferenza dei cittadini - primi veri custodi del bene pubblico - e dei loro disinteressati amministratori. 
Uno di questi beni è il litorale della borgata palermitana di Vergine Maria: una periferia urbana acquattata fra l'incombente mole del monte Pellegrino e la costa rocciosa, sfregiata decenni fa da una discarica di materiale edile, ora diventata una collina a picco sul mare.



Su questo scenario è incastonata la massiccia struttura della secolare tonnara Bordonaro, dotata in origine di un grande marfaraggio ( il complesso di edifici a servizio dell'attività di pesca dei tonni ) e di un arsenale.
Uno dei luoghi più suggestivi della costa urbana - dove nel ricordo dei più anziani della borgata la sabbia del fondale aveva i bagliori dell'argento - giace in uno stato di degrado ed abbandono, evidenziato dalla completa rovina delle muciare utilizzate durante la tonnara.   



Così, Vergine Maria e la sua tonnara - luogo di balneazione per i palermitani meno abbienti - rappresentano uno dei modelli del radicato degrado complessivo della costa di Palermo, descritto da Giuseppe Cipolla in un 1975 assai vicino ai nostri tempi ( "Per il risanamento di Palermo", Vittorietti Editore, p.36 ):




"Lungo i due versanti che convergono a Palermo il mare e la costa sono oggetto di una speculazione impudica e pacchiana: montagne e collinette azzannate dalle cave di pietrisco, tratti di spiaggia sfigurati per le discariche pubbliche e l'estrazione autorizzata o abusiva della sabbia di mare; l'appropriazione delle spiagge migliori da parte delle varie corporazioni impiegatizie e statali o di privati, attraverso il sistema delle concessioni demaniali; un gran numero di villette o di ristoranti a mare da Cefalù a Balestrate costruiti sempre col sistema delle concessioni e che costituiscono uno sconcio al paesaggio e una delle cause dell'inquinamento per via dei rifiuti e dei pozzi neri, e tra i varchi, le spiagge pattumiere, per il proletariato palermitano senza tessera d'accesso alla sacca corporativa o impossibilitato a pagare il pedaggio..."

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