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martedì 4 maggio 2021

VISIONI EOLIANE DI VINCENZO CONSOLO

L'isola eoliana di Lipari.
Fotografia di Patrice Molinard
pubblicata dall'opera "La Sicile"
edita a Parigi da Del Duca nel 1955


Appaiono e scompaiono all'orizzonte, svelate o nascoste dal mutare delle condizioni di luce e del tempo atmosferico; di Alicudi e Filicudi, capita a volte di scoprirne i profili già dalle colline palermitane di Giacalone, sospese in un indistinto orizzonte fra il cielo ed il mare del Tirreno. Le isole Eolie sono una visione quasi esoterica lungo la costa e le montagne che da Palermo conducono sino a Messina; la loro stessa presenza nel paesaggio siciliano sembra quasi giustificare l'appellativo -  condiviso con altri arcipelaghi del Mediterraneo al centro delle rotte millenarie dell'uomo - di "isole del Mito".

Di questa natura delle Eolie ha così mirabilmente scritto Vincenzo Consolo in "L'olivo e l'olivastro" ( Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1994

"Dal làstrico sul giardino verso il mare - il noce, l'arancio vaniglia, il melograno, il fico bìfero e il fico messinese, la palma e il banano, il mandarino e il cedro, il portogallo, il ficodindia e l'gave, l'edera e la vite sul muro della stalla, il gelsomino attorno all'arco, le siepi d'asparago, di mirto, la sènia sferragliante, l'asino cieco che gira all'infinito - dal làstrico si vedevano le isole. Ora remote, lievi, diafane come carta o lino, ferme o vaganti in mare, ora avanzanti, prossime alla costa, scabre e nitide, allarmanti - malo tempo, malo tempo! - Ed era sempre un mondo separato, remoto e ignoto..."

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