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lunedì 20 febbraio 2023

L'IMPRUDENZA DI BERENSON IN UNA NOTTE AGRIGENTINA DI LUNA PIENA

Il tempio della Concordia,
ad Agrigento.
Fotografia tratta
dal saggio di Bernard Berenson
"Viaggio in Sicilia"
Electa Editrice Milano, 1955


Nato a Vilnius, in Lituania, nel 1865, con il vero nome di Bernard Valvrojenski, Bernard Berenson è stato uno dei più autorevoli ed influenti storici dell'arte del Novecento in Italia. Cultore dell'arte medievale e rinascimentale, Berenson si trasferì a Settignano, uno dei colli di Firenze; da qui, raggiunse più volte la Sicilia, lasciando di una di queste visite - quella compiuta nel 1953 - una documentazione raccolta nel saggio "Sicily revisited", pubblicato a New York nel 1955

Una versione italiana del libro - poi edito nello stesso anno da Electa Editrice Milano col titolo "Viaggio in Sicilia" - era stata anticipata sulle pagine del "Corriere della Sera" nei giorni della sua escursione. Il tour era partito da Messina il 19 maggio e venne terminato il 16 giugno a Palermo, sulla sommità di monte Pellegrino. Qui Berenson avrebbe espresso questa considerazione:

"Ci siamo sentiti tristi al pensiero di lasciare così grandiosa e impareggiabile bellezza. Se soltanto uno potesse impadronirsene e serbarla entro di sé, sarebbe un Dio"

Come tutti gli altri saggi incentrati sull'architettura italiana, quello dedicato da Berenson alla Sicilia ebbe unanimi consensi di critica. Emilio Cecchi ne colse così lo spirito:

"Questi suoi appunti siciliani seguono come un volubile tralcio la capricciosità delle occasioni e degli incontri", notazione attestata dal resoconto di una mancata visita notturna che Berenson avrebbe voluto compiere ad Agrigento, al tempio della Concordia:

"Mi par di aver letto da qualche parte che le colonne del Tempio della Concordia erano, in origine, rivestite di stucco. Può darsi; ma saranno mai state più belle di come le vediamo noi, di nuda e calda pietra nel suo color del miele? Il guardarle mi rende nostalgico dei giorni lontani, in cui avevo l'agio di starmene qui seduto per ore, con la schiena appoggiata a una di queste colonne, odorando il timo e leggendo Teocrito e Virgilio. Si tratta di 65 anni fa, e il ricordo ne chiama altri!

Proprio in una notte del tiepido autunno al quale mi riporto, un compagno di viaggio ed io c'incamminammo a piedi da Girgenti per godere i templi illuminati dalla luna piena. Eravamo circa e mezza strada, quando avvertimmo un calpestìo di cavalli dietro di noi. Giunsero al galoppo due carabinieri, che si fermarono per invitarci, molto cortesemente, a tornare in città. Quei luoghi non erano punto sicuri, dopo il tramonto; e lo dissero con tono e gesti così efficaci da convincerci subito all'inopportunità della nostra romantica intenzione..."

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