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domenica 27 aprile 2025

CASE E BARCHE DI PESCATORI DI TOTO' BONANNO


 




GLI INATTESI E DISCRETI SEGNI DI NOBILTA' DELLE MADONIE

Uno scorcio di Petralia Soprana.
Fotografia di Josip Ciganovic
tratta dall'opera "Sicilia"
pubblicata nel 1961 
da G.C. Sansoni e da Istituto Geografico De Agostini


Redattore del Touring Club Italiano, negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, Alessandro Cruciani firmò numerosi reportage per la rivista "Le Vie d'Italia"

Nel febbraio del 1953 vi descrisse l'Isola del secondo dopoguerra in un lungo articolo intitolato "Viaggio in Sicilia", ricco di impressioni ambientali e di costume. 

Fra queste, quelle suscitate dalla visita del territorio delle Madonie

"I Siciliani chiamano le Madonie la loro "piccola Svizzera".

A parte l'iperbole ingenua, è quanto di più ardito e vario - l'Etna è un'altra cosa - l'Isola possa offrire in fatto di montagna: acque, picchi rocciosi, pascoli, rifugi alpini e buoni campi di neve. Inverno e estate vi affluiscono da Palermo alpinisti, sciatori e buon numero di villeggianti.

D'ogni parte vi circolano fra loro e permettono comodi passaggi dall'uno all'altro versante. Il paesaggio interessa per le forme, per quel cielo che vi vibra sopra, marino a nord, alto e tirato a sud, per le improvvise, profondissime viste sul mare e i panorami a dominio nel cuore ondoso dell'Isola.

I vari paesi sparsi sulle pendici hanno i caratteri comuni a tutti i paesi di montagna: sito pittoresco, un aspetto esteriore né ricco né povero ma quasi sempre pulito, e qualche velleità moderna, in omaggio ai gusti della clientela cittadina. 

Ma ciò che interessa sottolineare è il fatto che in essi più che altrove sopravvivono resti dell'età medievale; forse per spirito di conservazione o forse per più reali ragioni di storia.

Comunque dà un vivo piacere, curiosando per le vie di Collesano o Polizzi, di Petralia o Castelbuono, notare qualche segno inatteso d'antica nobiltà, un arco, un portale, una torre o campanile; o entrando nelle buie chiesette, veder brillare da un altare l'oro o l'azzurro d'una tavola quattrocentesca..."

sabato 26 aprile 2025

IL REPORTAGE DI GLORIA LUNEL SULL'INDISTURBATA RAZZIA A SELINUNTE

Reperti di Selinunte
esposti al Museo Archeologico
"Antonio Salinas" di Palermo.
Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Quasi nessuna barca esce più in mare; i pescatori di Selinunte hanno sostituito i remi con la zappa, e la rete con un sacco , e i pesci che prendono sono vasi greci e corinzi, anfore attiche e figure del V e IV secolo avanti Cristo. E' una pesca che rende centomila volte di più di quella sul mare. Non riuscivo a crederci. Ho potuto vedere scoperchiare una tomba intatta, rialzare una pietra di due metri per uno e alta dieci centimetri; sotto era piena di sabbia, un uomo con la camicia color lampone la toglieva con le mani: tre vasi attici a figure nere su fondo rosso, uno tutto nero, un'anforetta a figure rosse e due lucerne fittili componevano il grosso bottino di quell'uomo per la sua giornata di lavoro...

... La Soprintendenza non può farci nulla; ogni tanto sopraggiunge la Finanza, due militari in tutto, i pescatori hanno tutto il tempo di scappare; il giorno dopo ricominciano a fare buche, magri in un altro campo. Se la Soprintendenza riconoscesse ufficialmente come zona archeologica tutti i campi, i terreni dei dintorni disseminati di tesori e di necropoli sepolte, dovrebbero espropriare centinaia di ettari, iniziare gli scavi, sorvegliare tutta la zona. Ci vorrebbero centinaia di milioni che la Soprintendenza non ha o che ha destinato ad altri scavi..." 



Così la fotoreporter Gloria Lunel pubblicò il 25 agosto del 1959 sul settimanale "Tempo" una delle prime inchieste giornalistiche sulle indisturbate razzie compiute dai tombaroli nell'area archeologica di Selinunte. Qualche anno dopo, la perseveranza di Vincenzo Tusa, all'epoca Soprintendente Archeologico della Sicilia Occidentale, permise di porre fine alla predazione che portò lontano dall'Isola migliaia di reperti selinuntini. L'impegno di Tusa venne incoraggiato nel 1966 da un appello per la costituzione di un Parco Archeologico a Selinunte pronunciato dallo storico dell'arte Cesare Brandi. Grazie ad un finanziamento della Regione e della Cassa per il Mezzogiorno - e dopo avere superato pressioni politico-mafiose interessate alle speculazioni edilizie nella zona - furono espropriati 220 ettari di terreno a 76 diversi proprietari. 



Vincenzo Tusa riuscì anche ad assumere buona parte dei tombaroli incontrati anni prima da Gloria Lunel, grazie al fatto che gli scavi erano stati dati in concessione ad una Fondazione del Banco di Sicilia: le loro conoscenze sull'ubicazione delle più ricche necropoli permisero di salvare i corredi funerari scampati alla indisturbata razzia del passato.


giovedì 24 aprile 2025

IL VENDITORE DI ZUCCHERO FILATO A MONREALE

Fotografia
di Mimmo Dabbrescia.
Opera citata nel post


Torinese di nascita ma con profondi legami con la Sicilia - in particolare Gela - Ciccio Sultano è uno dei cuochi più noti dell'Isola. Nel libro "La mia cucina siciliana" ( Gambero Rosso, 2005 ) ha ricordato quando, da bambino, durante le feste o le fiere di paese, poteva gustare dai banchi dei venditori ambulanti una varietà di dolci: la zuccata, il torrone, la giuggulena e soprattutto lo zucchero filato. Lo scatto del fotografo pugliese Mimmo Dabbrescia - tratto dall'opera "Saverio Terruso e il cristo di Monreale" ( Edizioni Brixia - Milano ) - ci illustra uno di questi venditori di zucchero filato ritratto nel 1980 a Monreale durante la festa del Santissimo Crocifisso.  

venerdì 18 aprile 2025

PREPARATIVI DELLA CATARSI TRAPANESE PER IL "VENERDI SANTO"

Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Il "Venerdi Santo" Trapani vive il rito collettivo dei "Misteri": il rituale di luci, colori, profumi e note pompose e strazianti che raccontano la passione e la morte di Cristo. E' una catarsi popolare che dura quasi 24 ore, portata in strada dalle venti processioni dei simulacri allestiti nei giorni precedenti dalle confraternite cittadine all'interno della chiesa delle Anime Sante del Purgatorio.