Così la Guida Routard
dell’isola edita nel 2003 descrive efficacemente l’aspetto di Taormina,
indirizzando i viaggiatori verso il paese di Forza d’Agrò. Il suggerimento
coglie nel segno, riservando la scoperta
di un luogo che conserva un’identità non ancora stravolta da quella economia turistica
che troppo spesso finisce con il deformare ogni aspetto dei luoghi e dello
spirito dei suoi residenti, in funzione, appunto, “turistica”: una
degenerazione culturale che ha coinvolto, oltre a Taormina, località come
Cefalù ed in maniera più ridotta, Erice.
Così, Forza d’Agrò – scrive ancora la Guida Routard -
offre con semplicità al viaggiatore la visione e gli odori dei “piccoli
vecchietti con i visi segnati dal sole ed i profumi di salsa di pomodoro
provenienti dalle case” e diversi panorami dalle terrazze che punteggiano il
piccolo borgo.
Chi scoprì questo piccolo paese
messinese ben prima della Routard fu uno dei fotoreporter che tra la fine degli
anni Cinquanta e gli anni Sessanta girò in lungo ed il largo la Sicilia , lasciandoci
preziose immagini di paesi e luoghi allora poco battuti nei tour dell’isola: il
serbo Josip Ciganovic.
Gli scatti realizzati da Ciganovic
a Forza D’Agrò presenti in questo post sono sicuramente anteriori al 1962, anno
in cui furono pubblicati nel I volume dell’opera “Sicilia”, edita da Sansoni e
dall’Istituto Geografico De Agostini di Novara ed in seguito da “Sicilia” di
Aldo Pecora, edito da UTET nel 1968.
Proprio a partire dal 1962, Forza
D’Agrò avrebbe iniziato a guadagnarsi una discreta fama internazionale grazie
all’accoglienza offerta dai suoi scorci panoramici, dalle sue piazze e dai suoi
vicoli a numerose produzioni di film. Quell’anno le sale cinematografiche
proiettarono la commedia “Jessica” del regista romeno Jean Negulesco –
interamente girato in paese – e da allora sarebbero state almeno una quindicina
le troupe che avrebbero utilizzato Forza D’Agrò come set per le riprese.
Fra i
registi che girarono nel borgo figurò anche Francis Ford Coppola, per la triade
de “Il Padrino”; il “folclore mafioso” alimentato in tutto il mondo da quella
saga avrebbe fatto sì che, nella metà degli anni Ottanta, il paese fosse meta
di comitive di turisti stranieri allestite da agenzie che offrivano improbabili
escursioni nei luoghi della mafia.
All’epoca del suo reportage,
Ciganovic trovò un paese ancora non frequentato da troupe e che – al pari di
altri centri montani del messinese - stava subendo gli effetti dell’emigrazione
( il 26 per cento della popolazione, secondo lo studioso Aldo Pecora ) verso le
zone costiere dello Jonio.
Proprio la prima fotografia
riproposta da ReportageSicilia – una solitaria donna seduta sul patio esterno
di un’abitazione, in una composizione che trasmette un’idea di immobile
sospensione – sembra evocare quel senso di disagio rappresentato dallo
spopolamento allora in corso.
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