Questo post nasce dal ritrovamento
della pubblicazione di una fotografia che ritrae due pescatori palermitani di
Terrasini in un libro di critica letteraria.
Lo scatto – sul cui autore il libro
non da notizie – è presente nelle pagine di “Trittico siciliano - Verga,
Pirandello, Quasimodo” scritto da Giuseppe Padellaro ed edito da Rizzoli nel
1969.
L’autore ha inserito la fotografia
dei due pescatori terrasinesi nel capitolo dedicato al catanese Giovanni Verga,
volendo rappresentare il contesto narrativo del romanzo “I Malavoglia”; nella
didascalia che accompagna l’immagine si legge infatti “caratteristico paesaggio
siciliano evocante il mondo verghiano, con barche da pesca su una piccola
spiaggia dell’aspro litorale”.
La fotografia – riproposta in
questo post da ReportageSicilia – è stata scattata probabilmente nel corso
degli anni Sessanta dello scorso secolo a ridosso delle caratteristiche falesie
di Terrasini, nel tratto iniziale della spiaggia di Magaggiari.
Al di sopra della scogliera, sono
visibili alcuni edifici residenziali del paese, nei pressi della piazzetta
Belvedere; sulla spiaggia intanto, a poca distanza da due “sardare” tirate a
riva un anziano pescatore sembra guidare un ragazzino nella sistemazione di una
rete.
Negli anni in cui è stata
realizzata la fotografia, un gran numero di pescatori di Terrasini era già da
tempo emigrato nel freddo golfo atlantico di Gloucester, specializzandosi nella
pesca degli astici; altri terrasinesi avevano preferito lavorare stagionalmente sui pescherecci di Viareggio o si erano invece trasferiti a Detroit, diventando operai nelle locali fabbriche automobilistiche.
I loro compaesani rimasti in
paese invece continuavano ad imbarcarsi a bordo di una quindicina di
pescherecci, organizzati – si legge nel saggio di Salvo Vitale “Radio Out:
materiali di un’esperienza di controinformazione”, edito nel 2008 – “in una
cooperativa di stampo patriarcale-clientelare che non lascia spazi né speranze
di autogestione del pescato o di organizzazioni alternative per la categoria”.
Nel post si ripropongono quindi
altre due fotografie dedicate al tema della pesca a Terrasini, paese che in
passato ha vantato un’importante scuola di “mastri d’ascia”.
La prima –
tratta dalla rivista del TCI “le Vie d’Italia” del febbraio 1953 - porta la
firma di Fosco Maraini e ritrae alcuni gozzi con vela latina – detti “uzzarièddi”
– per la pesca costiera.
La seconda invece ritrae la benedizione di una “sardara”
costruita nei primi decenni del Novecento da Vincenzo Lo Grasso, ed è tratta
dall’opera “Le vie del mare”, edita nel 2008 dalla Regione Siciliana,
Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione.
Vi si
legge, tra l’altro che “nel momento di vararsi una barca, il costruttore
cominciava a recitare un Paternostro e un’Ave Maria alle anime del purgatorio,
poi un Credo a Gesù e rivolgendosi alla barca ripiglia: il mio pensiero è stato
quello di farti ben dritta; io ti benedico tutti i colpi d’ascia che ti ho
dato; io ti benedico tutti i chiodi che ti ho piantato; io ti benedico, o
barca, nel nome dell’Arca Santa e della SS.Trinità, e così dicendo da due colpi
d’ascia in croce sulla poppa e la barca si vara”.
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