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lunedì 8 luglio 2013

BAGNANTI E BAGNI DI SICILIA

Bagnanti sulla scogliera palermitana di Aspra,
in una fotografia non attribuita
e pubblicata in un opuscolo edito dopo il 1951
dall'Ente Provinciale per il Turismo di Palermo,
su stampa di Amilcare Pizzi-Milano

Questo post nasce da un pensiero maturato lontano dalla Sicilia ed è sorto dall'osservazione delle consuetudini balneari di chi non è nato e cresciuto in Sicilia o in qualunque altra isola del Mediterraneo.
Il bagnante isolano, anzitutto, va al mare per fare, appunto, il bagno; il bagnante peninsulare - e soprattutto delle regioni del Nord Italia e delle grandi metropoli come Roma, Milano e Torino - considera di norma il mare come un luogo dove il bagno spesso è l'ultimo e trascurabile scopo di lunghi e trafficati trasferimenti verso la spiaggia.

Partita di pallavolo sulla spiaggia di Mondello,
in una fotografia tratta dall'opera precedentemente citata

Una volta arrivato alla meta ( di solito uno stabilimento balneare ) il bagnante peninsulare concentrerà le sue attenzioni sull'affitto del lettino da sole e dell'ombrellone, sulla crema abbronzante, sul campo di beach volley, sui racchettoni, sul libro da leggere, sul getto d'acqua della doccia col quale rinfrescarsi, sugli istruttori di acquagym e sul pranzo da consumare al ristorante annesso allo stabilimento.


Spuntino balneare lungo la spiaggia palermitana 
di Casteldaccia Fondachello.
Anche questa fotografia è tratta dalla pubblicazione
dell'Ente Provinciale per il Turismo di Palermo
successiva al 1951 

Tranne poche eccezioni - pure documentate in questo post - il balneare isolano ha invece una naturale ritrosia verso gli stabilimenti e verso il loro corredo di inutili diversivi. 
Per lui, il pensiero dominante della giornata è semplicemente il bagno, possibilmente in un luogo sufficientemente sgombero di altri bagnanti. 
Spiaggia o scogliera libera che sia, la scelta giornaliera del luogo sarà affidata alle condizioni locali di vento e di mare: il bagnante isolano ha essenziali cognizioni di meteorologia, in grado di fargli capire se soffi il maestrale o lo scirocco e quale caletta o litorale scegliere per evitare onde e vento forti.  


Bagnanti sul litorale palermitano fra Isola delle Femmine e Capaci.
La fotografia è attribuita ad Armao ed è tratta dall'opera
del TCI "Sicilia" Attraverso l'Italia edita nel 1961  

La sua dotazione per la giornata al mare sarà ridotta all'essenziale: un asciugamano o un telo per stendersi, un abbronzante, una maschera da snorkeling, il necessario per un veloce pasto - un panino, della frutta, una bottiglia d'acqua - e magari anche un quotidiano.
Eventuali dotazioni supplementari - un ombrellone o una sdraio - faranno comunque parte del corredo balneare personale. 
Il loro affitto non viene mai preso in considerazione perché l'isolano ha una dote familiare di oggetti da mare conservati in cantina o in un box: vecchie infradito spaiate, maschere col vetro unto di salsedine dell'estate precedente, sdraio con i teli sbiaditi dal sole ed ombrelloni con vecchi residui di sabbia.


Scogliera palermitana di Porticello.
L'immagine è di Giuseppe Tornatore ed è tratta dal catalogo
della mostra fotografica
 "Scritture di paesaggio", che si svolse a Palermo,
all'interno della chiesa di Santa Maria dello Spasimo,
dal 18 al 31 marzo 1988 

In Sicilia e nelle altre isole, insomma, il bagnante ha un rapporto di naturale familiarità con il suo mare.
Allo scrittore catanese Ercole Patti si devono forse le pagine più intense di narrazione sul tema. 
Le sue parole rimandano al semplice e lussuoso piacere di andare in spiaggia o su una scogliera per fare, semplicemente e gioiosamente, un bagno: un godimento che dispone la mente ed il corpo ad altri voluttuosi piaceri.


Bambini al bagno nella borgata palermitana dell'Arenella.
La fotografia, attribuita a Pirrone,
è tratta dall'opera "Libro di Palermo",
edita da S.F.Flaccovio nel 1977


"Il mare salato penetrava nelle narici, attaccava le mucose, faceva lagrimare gli occhi durante i numerosi tuffi a chiodo fatti dal piccolo trampolino sporgente dalla scogliera di Guardia Ognina. Mentre l'acqua marina scivolava sul corpo felice - scriveva Patti in "Diario Siciliano" nel 1971 - i pensieri confusi del meraviglioso pomeriggio da trascorrere ronzavano nella testa sommersa sott'acqua. 
L'acqua scorreva sul corpo compatto e abbronzato in un desiderio struggente della pasta con le melanzane che aspettava a casa sotto un piatto capovolto ancora tiepida. 
Il desiderio della pasta con le melanzane era simile come intensità a quello di vedere gli occhi della figlia dell'avvocato che si affacciava alla bassa finestra della casa di fronte. 
Il rombo leggero del mare che si insinuava fra gli scogli e ne tornava fuori con un movimento di risucchio scoprendo qualche patella che se ne stava leggermente sollevata sulla parete dello scoglio quasi per respirare pronta ad attaccarsi saldamente con la ventosa se qualcuno la toccava.
Durante quelle ore marine mentre l'acqua grondava e si asciugava subito sulla pelle la vita sembrava non dovesse mai aver fine ed era disseminata di ore bellissime, di risvegli dopo un leggero sonno pomeridiano nella stanza in penombra mentre attraverso le stecche dello storino abbassato arrivava il vento rinfrescato del meriggio...".


Giornata balneare al lido di Mortelle, nel messinese.
La fotografia è tratta da un opuscolo
dell'Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Messina,
del luglio 1975 

             

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