Ancora oggi, il nome di Salvatore Marchesi ( Parma, 1852-1926 ) è fra i meno conosciuti tra quelli dei pittori che animarono la scena siciliana tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.
Eppure, questo artista nato a Parma e nipote di Luigi, anche lui valido pittore, ebbe il merito di appropriarsi del paesaggio ed i monumenti dell'isola, lasciando nelle sue opere - come ha scritto Ivana Bruno nel saggio "Ottocento Siciliano" edito da Electa nel 2001 - "il preciso e rigoroso studio prospettico, l'analisi minuziosa dei particolari, l'assoluta conoscenza dei valori pittorici della luce e del colore", ponendosi sulla scia dei siciliani Lojacono e De Maria Bergler.
L'arrivo del parmense Marchesi a Palermo nel 1886 - città nella quale dimorò per 36 anni - si legò alla nomina alla cattedra di Prospettiva ed Elementi di Architettura presso il Regio Istituto d'Arte.
Socio del Circolo degli Artisti cittadino, Salvatore Marchesi prese parte a molte esposizioni locali, con opere dedicate ai monumenti palermitani d'epoca normanna ( in quegli anni al centro di un rinnovato interesse tardo-romantico ).
Le cupole della chiesa palermitana di San Giovanni degli Eremiti, altro acquarello di Marchesi realizzato nell'epoca in cui la Sicilia artistica riscopriva il patrimonio architettonico d'età normanna |
Di questo artista, ReportageSicilia ripropone alcune opere da qualche tempo più conosciute - in particolare, un acquarello raffigurante un restauratore al lavoro all'interno della Cappella Palatina di Palermo - ma anche alcuni bozzetti meno noti di personaggi popolari della vita cittadina: un segno, quest'ultimo, dell'attenzione non scontata del parmense Marchesi verso figure tipiche della Palermo d'allora.
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