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venerdì 18 novembre 2022

I SICILIANI ASCETICI DI FERDINANDO MILONE

Donna con il bastone
a Petralia Soprana.
Fotografia di Melo Minnella
pubblicata dalla rivista "Sicilia"
nel gennaio del 1973 


Nel 1960 il geografo napoletano Ferdinando Milone diede alle stampe per l'editore Paolo Boringhieri il saggio "Sicilia. La natura e l'uomo": quasi 500 pagine in cui l'autore esamina gli aspetti naturali, storici, demografici, economici e paesaggistici di una regione in cui i secolari problemi, secondo Milone, "derivano dalla situazione geografica e dalla natura del suolo e del clima". Nel saggio - scritto "per amore verso la popolazione dell'isola, che soffre per decenni e decenni di abbandono e di fame" - il geografo traccia uno degli infiniti ritratti dei siciliani forniti nei secoli da viaggiatori:

"Credetemi, questa non è una popolazione qualsiasi. E' gente assai complessa e difficile a capirsi. Assai più delle altre, a me sembra, vicina alla natura, con i suoi trasporti di generosità e di gelosie, di gioie e dolori, allegrie e tristezze, rancori e perdoni; con le sue collere e gli odi implacabili, tramandati dall'una all'altra delle generazioni; le delazioni e l'omertà. Ma, insieme, è erede di una più volte millenaria civiltà, che costruì i tempi dorici e le chiese barocche, i castelli medioevali e le ville sontuose del Settecento, le belle città ottocentesche, i giardini tropicali; e dalla quale ebbe, a fondo del suo carattere, una saggezza antica e una intelligenza artistica, una pienezza di sentimenti e una tendenza contemplativa, direi quasi ascetica, che contrasta con l'amore e la precocità dei sensi, e la volge di più verso la speculazione del pensiero, nella filosofia e nel giure, nell'arte o nella scienza, che non verso le attività pratiche, mentre pur ha notevole attitudine ai commerci..."

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