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domenica 6 novembre 2022

IL RE ARCHEOLOGO CHE VISITAVA LA SICILIA IN TAXI

Gustavo VI re di Svezia
impegnato nelle ricerche archeologiche
nel sito ennese di Serra d'Orlando.
Foto esposta all'interno
del Museo Archeologico di Aidone


Appassionato dalla civiltà etrusca, laureato in archeologia all'Università di Uppsala e con un curriculum ricco di specializzazioni e dottorati "honoris causa" accumulati fra Atene, Cambridge, Yale, Princeton e Chicago, a partire dagli anni Cinquanta e fino al 1968 Gustavo VI re di Svezia ebbe più volte modo di visitare la Sicilia. Buon conoscitore dell'italiano, grazie alla fondazione ed alle donazioni all'Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, Gustavo VI nel 1955 ebbe un ruolo fondamentale nell'avvio dei primi scavi nel sito ennese di Morgantina. La campagna di ricerca archeologica fu allora condotta dall'Università di Princeton, sotto la direzione di Richard StillwellErik Sjoqvist, amico del sovrano. 

L'archeologo Erik Sjokvist
al lavoro sul sito di Serra d'Orlando.
Foto esposta all'interno del
Museo Archeologico di Aidone


Lo stesso Gustavo VI colse l'occasione di visitare Morgantina, partecipando con la moglie, la regina Louise - con la falsa identità di "conti di Gripsholm" - all'attività di ricerca sul campo; una passione esercitata nell'Isola anche nell'area archeologica di Gela. Di lui, si ricordano i modi informali - il giornalista Carlo Laurenzi all'epoca ne sottolineò "la trasandata raffinatezza", evidenziata dagli abiti in tweed e dai vecchi calzettoni in lana - e gli spostamenti nell'ennese in taxi e bicicletta. Due fotografie proposte da ReportageSicilia sono esposte all'interno del Museo Archeologico di Aidone.  

Reperti di Serra d'Orlando
all'interno del
Museo Archeologico di Aidone.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Mostrano Gustavo VI ed Erik Sjoqvist impegnati in uno scavo nell'area di contrada Serra d'Orlando, nell'aprile del 1963. Oggi ad Aidone il ricordo di quella presenza regale si tramanda nel racconto degli anziani; l'area archeologica deve nel frattempo fare i conti con le razzie dei tombaroli provenienti soprattutto dalla vicina provincia di Catania

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