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domenica 29 giugno 2025

IL PENNELLO DANZANTE DI LUCE AGRIGENTINA DI LUC GAUTHIER

"La Vincenzina" e "Malerba",
opere del pittore francese Luc Gauthier,
opera citata nel post


Nell'estate del 2009 il pittore francese Luc Gauthier tornò dopo dieci anni in Sicilia dal sud della Francia per ritrarre nature morte e paesaggi marini della costa agrigentina, fra Licata e Marina di Palma di Montechiaro. Qui, a differenza dei suoi luoghi di origine - dove il caldo e la foschia estiva non gli permettevano di dipingere - trovò "una luce violenta ma limpida, nel senso che si distingue una foglia di albero a dieci chilometri di distanza...".

Ciò che colpì Luc Gauthier fu la continua brezza avvertita sotto il suo ombrellone ed il quotidiano mutare del tempo e dei paesaggi ( "I mari, i cieli e i venti cambiano continuamente, i blu sono sempre diversi..." )



In un catalogo di quelle opere ad olio dipinte nel corso di quell'estate edito nel 2010 dagli "Amici della pittura siciliana dell'Ottocento"  ( "Cet été. Opere di Luc Gauthier" ), l'artista francese avrebbe così spiegato il suo rapporto pittorico ed emozionale con la Sicilia, partendo dall'utilizzo dei colori:

"Sono tutti dei blu-verdi e, comunque, non più gli stessi blu della Francia. La mia tavolozza si è trasformata da cima a fondo. Per quindici giorni mi sono sentito completamente smarrito, perché continuavo a usare gli stessi colori di prima.

Ma lì non funzionava più niente. In Francia, tutto sommato, i colori sono abbastanza puri, mentre qui ero obbligato a sfumarli molto di più. Io, che nei miei colori non metto quasi mai il nero, ci ho messo il nero.

Ma non un nero qualsiasi, non il nero d'avorio. Mi ci sono voluti quindici giorni per trovare il nero di vite che, in realtà, non è un nero, ma un colore. Un nero bellissimo, molto caldo. Ne ho aggiunto un pò ai toni che ho a poco a poco sfumati, e ho usato dei blu che in Francia non utilizzo quasi mai e che d'altronde sono più che altro dei verde-cobalto.



Un pittore che si porta dietro dappertutto gli stessi colori non è un buon pittore. La geografia cambia profondamente il colore e la materia di un pittore.

Non si dipinge dappertutto a olio, soprattutto nel Mediterraneo. La Sicilia è un paese in cui si può ancora dipingere a olio...

Laggiu' mi sono sentito vivo perché ero un niente di fronte a un'immensità. Mi è molto piaciuta questa sensazione di fragilità. Come pure quella di non fare quasi niente, oggi che la pittura ha raggiunto un tale grado di speculazione.

Laggiù tutto questo non ha più senso, si ritrova la sensazione di essere un uomo di fronte alla terra. Qui da noi abbiamo i nostri riferimenti, la nostra esistenza, un certo ordine. Là c'è il caos, il caos di un mondo che, nonostante tutto, possiede una sua armonia. Là mi sentivo in armonia.



Il passato, la luce, il clima, la situazione geografica fanno della Sicilia una sorta di giardino ideale, un giardino dimenticato, un giardino sulfureo che è anche, checché se ne dica, il cuore del Mediterraneo palpitante al ritmo delle pulsioni del vulcano e delle onde che ne percuotono o ne accarezzano gli scogli.

Si trova nel cuore delle realtà vitali, e questo rende possibile la pittura e, nella luce straordinaria di quest'estate, il mio pennello ha danzato..." 

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