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domenica 11 marzo 2018

L'EREDITA' COLLETTIVA NELL'ARCHITETTURA DELLE MADONIE

Architettura urbana a Petralia Soprana
in una fotografia di Josip Ciganovic.
L'immagine è tratta dall'opera "Sicilia"
edita nel 1962 dall'Istituto Geografico De Agostini e da Sansoni

"E bisogna dire - scrisse nel 1962 il narratore pisano Giovanni Guaita riguardo i paesi delle Madonie - che l'insieme edilizio di un paese come Ganci o Geraci o Polizzi o Isnello, per non citare che i centri minori, impressiona per la sua bellezza, per una sua coerenza stilistica.
Anche se si tratta di una bellezza più simile a quella di una conchiglia, o di una qualche forma di vita naturale, che non a quella di un'opera d'arte.
E' il prodotto di un continuo lavoro di una collettività nei secoli, le ultime case costruite ieri vestono di embrici e di pietre una struttura che fu identificata e scelta secoli prima, da coloro che stabilirono in quale luogo fondare il paese.
Numerose opere d'arte testimoniano di un antico rigoglio culturale, a volte si tratta di opere di grande finezza.
Ma raramente questi elementi culturali, per lo più aristocratici, sono acquisiti e fatti propri dalla nuova società che si sviluppa: i vecchi castelli in gran parte cadono con la crisi delle maggiori famiglie feudali, sorgono palazzotti seicenteschi e settecenteschi di una aristocrazia paesana, ma poi anche questa entrano in crisi cosicché raramente li si trova oggi in perfetto stato di conservazione.
Tutto ciò dimostra come in questi paesi dove apparentemente non accade nulla, in questa società che per secoli respinge tutto ciò che è nuovo e sembra non abbia storia, una sorda pressione degli inferiori per sollevarsi nella scala sociale provoca continui franamenti al vertice, anche se ciò avviene attraverso i secoli ed ha l'andamento dei fenomeni geologici più che la relativa rapidità delle vicende umane.


Perciò più che rammaricarci del non infrequente stato di abbandono in cui si trovano certi monumenti antichi si dovrebbe ammirare il modo con cui la ferita si è cicatrizzata e l'unità del tessuto urbano si è ricostituita, almeno là dove questo è avvenuto.
Sono strade strette e serrate, disposte secondo un tracciato intelligente sulla originaria impraticabilità della collina; un corso pianeggiante o comunque più largo ed agevole si apre al centro del paese, salotto della collettività.
Le case sono spesso disadorne, ma di una nudità sincera e civile, l'erosione del tempo e la unicità del materiale impiegato hanno creato una uniformità di tono che non dispiace, ogni tanto le decorazioni di un arco catalano, col loro rigoglio simile a quello di una cosa vegetale, o un terrazzo settecentesco con l sua ricca ringhiera in ferro tutta aperta come un fiore al paesaggio cittadino, dimostrano un'antica dignità di vita locale.
Niente stona o offende l'occhio, se non in qualche raro caso, e allora si tratta sempre dell'impresa edilizia di qualche ente statale, grossi edifici dal pretenzioso e squallido aspetto se ne stanno lì da estranei, quasi a ricordarci come malamente si sia inserito lo Stato italiano su questa società, così particolare e così indurita dai secoli di difficoltà..."




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