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giovedì 19 dicembre 2013

ARPINO E L'ELOGIO DEL MARRANZANO

Scacciapensieri siciliani.
Questi strumenti musicali
hanno nomi diversi
in tutte le province dell'isola.
La loro costruzione - in passato - si doveva
all'opera di abili mastri ferrai.
La fotografia è tratta
dalla pubblicazione
"Repertorio dell'artigianato siciliano",
edita nel 1966 da Salvatore Sciascia

"Questa lira miracolosa e priva di corde, è un vibratore della voce. Fà dire alla voce dell'uomo quello che la voce dell'uomo da sola non osa dire.
Più che uno strumento musicale è un confessore del profondo".
Con queste parole lo scrittore Alberto Savinio definì lo "scacciapensieri", oggetto diffuso in diversi Paesi europei e che in Sicilia ha finito nel recente passato la principale vittima di una avvilente visione folklorica dell'isola e degli isolani. 
A questo destino contribuì forse una poesia di Salvatore Quasimodo: "il marranzano tristemente vibra...", che descriveva l'immagine di una Sicilia immobile e quasi stordita dal suono di questo strumento.    
"Lo scacciapensieri - si legge nella pubblicazione "Repertorio dell'artigianato siciliano", edita da Salvatore Sciascia nel 1966 con una prefazione di Vittorio Fagone - è un singolare strumento musicale ricavato da una sottile verga di ferro forgiata a forma di lira.
Il suonatore tiene lo strumento tra le due fila di denti incisivi e ne ottiene un suono dolce e profondo facendo vibrare, per mezzo di un dito una linguella di ferro, posta al centro della lira.
La forma dello scacciapensieri non subisce variazioni notevoli nelle diverse zone dell'isola; viene invece indicato con nomi particolari: "marranzanu" a Messina, "marauni" a Catania, "gangamarruni" ad Agrigento, "angalarruni" a Caltanissetta, "calarruni" a Licata, "mariolu" nelle province di Palermo e Trapani.
Gli scacciapensieri vengono fabbricati nelle botteghe dei fabbri ferrai; spesso il cliente ne sorveglia l'esecuzione; possono avere dimensioni diverse...".
Oggi il marranzano è stato da tempo recuperato da musicisti e gruppi isolani che hanno attinto al patrimonio della musica e degli strumenti popolari dell'isola.
Fra i precursori di questa riscoperta le cronache della metà degli anni Settanta ricordano il gruppo "Taberna Mylaensis" di Milazzo, autore di ballate, tarantelle, canti di lavoro e ninne nanne.       

Suonatore siciliano di marranzano.
La fotografia è attribuita ad Armao
ed è tratta dal I volume dell'opera
"Sicilia", edita nel 1962 da Sansoni
e dall'Istituto Geografico de Agostini


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