ReportageSicilia è uno spazio aperto di pensieri sulla Sicilia, ma è soprattutto una raccolta di immagini fotografiche del suo passato e del suo presente. Da millenni, l'Isola viene raccontata da viaggiatori, scrittori, saggisti e cronisti, all'inesauribile ricerca delle sue contrastanti anime. All'impossibile fine di questo racconto, come ha scritto Guido Piovene, "si vorrebbe essere venuti quaggiù per vedere solo una delle più belle terre del mondo"
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venerdì 30 maggio 2025
giovedì 29 maggio 2025
STRADE DI TAORMINA E RANDAZZO NEGLI ANNI DEL REGIME
Strade di Taormina e Randazzo in due fotografie pubblicate nel 1936 dal periodico "L'Illustrazione Italiana" |
Tra i molti reportage destinati con ampio uso di retorica ad esaltare le opere del regime fascista, la rivista "l'Illustrazione Italiana" pubblicata il 10 marzo del 1936 ospitò le due fotografie riproposte nel post da ReportageSicilia.
Si tratta di due scorci di strade di Taormina e Randazzo, accompagnati da un semplice occhiello "Visioni siciliane" e dall'indicazione "foto Licari" relativa allo scatto che documenta a Randazzo la famosa via degli Archi.
giovedì 22 maggio 2025
domenica 18 maggio 2025
QUANDO CEFALU' SI DIEDE IL VOLTO DELLA POLINESIA
L'aspetto del Club Mediterranee a Cefalù nel 1957, suo primo anno di attività. Foto tratta dall'opera "Sicilia" citata nel post |
"In una penisoletta frastagliata, aspra di rocce, dove sembrava intristire una cadente villa del tardo settecento, sorse un villaggio la cui formula di "vacanze collettive organizzate" si rivelò psicologicamente indovinata. Per cinque anni consecutivi, e cioè dal 1951 al 1955, vi impiantò le sue tende il "Village Magique" Nel luogo non regnò più il desolato abbandono di anni ed anni, né le serpi guizzanti fra i fossati e gli acquitrini, né la lenta conquista di rovi e di erbacce, povero pasto di greggi durante l'inverno. Abbattuti i muri che un tempo dividevano gli istrici dai conigli, l'antica casina di caccia perdette l'aria grigia e cupa del periodo di decadenza.
Quest'anno sull'alta costa rocciosa la tendopoli ha ceduto il passo ad un villaggio di 200 "case" polinesiane, costruite in legno e giunchi, con un semplice arredamento".
Così nel giugno del 1957 la rivista "Sicilia" edita a Palermo dalla "Regione Siciliana Servizio Turismo" diede notizia della creazione del Club Mediterranee a Cefalù: una struttura turistica che ha fatto la storia del turismo e del costume cefaludese.
A testimonianza della notorietà all'epoca goduta in Francia dalle "case polinesiane" impiantate su quest'angolo di costa siciliana, la rivista riportava questa informazione:
"Dal 23 giugno gli arrivi via mare sono stati integrati con quelli di via aerea: un apposito servizio di idrovolanti collega Marsiglia a Palermo tutte le domeniche"
giovedì 15 maggio 2025
UNA VISITA DI BRANDI NELLA "LINDA ED ESTIVALE" BUCCHERI
Veduta di Buccheri con la Matrice. Fotografia attribuita a "PGS" tratta dall'opera "Sicilia" della collana "Le regioni d'Italia" edita da UTET nel 1974 |
"Il paese di Buccheri è lindo, assai estivale, perché in alto e d'estate ci fa fresco, con tanta acqua fresca..."
Così nel gennaio del 1980, durante un viaggio nel territorio dei monti Iblei che lo avrebbe portato sino a Pantalica, il critico d'arte Cesare Brandi lodò il paese di Buccheri.
Qui fu colpito da "due belle chiese", S.Maria Maddalena ( opera di " Michelangiolo di Giacomo, un autore per nulla famoso" ) e la Matrice: luoghi che quasi un secolo prima - il 20 settembre del 1895 - avevano fatto da scenario ad una accesa protesta di un gruppo di donne, che, sobillate dall'arciprete e poi fermate dai carabinieri, contestarono al grido "viva il Papa!" il giorno che celebra l'anniversario della Breccia di Porta Pia.
Brandi - che nella visita a Buccheri trovo due guide locali, "uno studente di ingegneria; l'altro era estremamente scuro e siculo, con certi occhi stretti e lunghi, nerissimi, come nel ritratto di Antonello a Cefalù" - fu particolarmente colpito dalla monumentalità della Matrice:
"Si trova in punta ad una scalinata altissima, quasi di centocinquanta gradini: sembra che, come le splendide Chiese del Gagliardi a Modica, a Ragusa, sia stata impostata fin da principio con questo impianto scenografico, invece, la scalinata è del 1910, di quasi un secolo e mezzo dopo. La facciata, con tutte quelle colonne fa quasi pensare alla Chiesa dei SS.Vincenzo ed Anastasio di Martino Longhi a Roma, detta anche il canneto, dalle tante colonne in facciata. Questa Matrice di Buccheri ha il campanile in centro ed è di grande effetto: fa venire voglia di fermarsi.
Dentro c'è un quadro del Borremans, un fiammingo che si sicilianizzò e dipinse la volta della Martorana a Palermo: per questa pittura alquanto modesta e in realtà di gusto italiano, in un luogo famoso per i suoi bellissimi mosaici, il Borremans non è naufragato nell'oblio. Ma il quadro di Bucchèri è men che modesto..."
lunedì 12 maggio 2025
L'INCERTO FUTURO DEL MERCATO DEL PESCE DI MARSALA
Venditore di pesce nel mercato storico di Marsala. Fotografie Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
"Tra gli angoli più caratteristici e vivaci di Marsala è il mercato del pesce nei pressi di Porta Garibaldi, che da vari anni la sera è stato trasformato in luogo della movida marsalese. Sono in programma lavori che restituiscano al sito l'intera originaria autenticità, ma purtroppo l'esempio di ciò che è successo al mercato della Vucciria a Palermo non consente di essere molto ottimisti sulla riuscita di questa operazione..."
Così Marcella Croce nel 2022 in "Sicilia da scoprire. Borghi, riserve naturali e musei insoliti" ( Màrgana Edizioni, Trapani ) descriveva le condizioni dello mercato del pesce di Marsala. A distanza di tre anni, le perplessità di allora sono confermate dal perdurante stato di incertezza in cui versa il futuro di questa storica area urbana, a due passi da Porta Garibaldi. La maggior parte degli originari 49 locali per la vendita regolamentata del pesce sono stati abbandonati: una conseguenza della crisi delle attività di pesca, del fenomeno dell'abusivismo commerciale praticato in altri luoghi di Marsala e di un deficitario ricambio generazionale fra gli stessi venditori.
Nel 2022 il Comune di Marsala aveva avviato il progetto di riqualificazione di cui ha scritto Marcella Croce. Si volevano destinare i locali oggi deserti a mercato ittico dei pescatori: una struttura che versa da decenni in abbandono nei pressi del vecchio porto peschereccio, anch'esso in attesa di un programma di ristrutturazione. Così, fra impegni rimasti ancora sulla carta e scetticismo dei pochi venditori, il mercato del pesce di Marsala rischia di diventare un luogo della memoria.
giovedì 1 maggio 2025
MELO FRENI E IL RACCONTO DEL MACELLO DI PALERMO NEGLI ANNI DEL SACCO EDILIZIO
Palermo, edilizia nata durante gli anni del "sacco urbano". Fotografie Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Il grande "sacco edilizio" di Palermo iniziò fra il 1948 ed il 1949, riversando cemento ed asfalto su un milione di metri quadrati di terreno agricolo: uno scempio ambientale che ha deturpato in maniera incontrollata le aree esterne al centro storico della città, duramente ferito dalle bombe alleate.
Il tema della speculazione politico-mafiosa che ha cambiato per sempre il volto di Palermo - trasformando orti e giardini in una foresta di palazzi, in barba ai regolamenti edilizi ( le complicità hanno chiamato in causa anche burocrati, notai, avvocati e presidenti di banche ) - è stato in seguito oggetto di decine di saggi ed inchieste giornalistiche.
L'argomento non è neppure mancato nelle pagine degli scrittori siciliani, come in quelle del romanzo "Le calde stagioni" del messinese Melo Freni ( Alberto Marotta Editore, Napoli, 1975 ):
"Una patina d'afa, umida, appiccicaticcia, limitava la profondità dell'orizzonte al di qua dei vecchi campanili, che stendevano sui vicoli il ricordo sbiadito degli antichi splendori.
Anche a guardarla da lontano, dalla villa dei Sanginisi sul poggio, Palermo mostrava i segni del declino.
Un taglio netto divideva da quella antica, monumentale e stanca, la parte nuova della città, arbitraria e ossessiva, sotto il dorsale del Monte Pellegrino dove era stato cancellato il profumo delle ville che avevano riempito di gelsomini e di zagare i passaggi delle mie mattinate verso il mare: spiagge solitarie sotto asciutte colline, oleandri a cespuglio sui sentieri e ulivi selvatici che inghirlandano gli scogli.
Il poggio digradava verso gli orti dai colori intensi che correvano fin sotto ai grattacieli ancor freschi d'impasti per i quali Palermo l'avevano squartata come un animale da vendere in regime di libero calmiere. E la città moriva.
La morte era presente in ogni cosa, frutto di violenza o d'abbandono, inesorabile e densa di una suggestione angosciosa per il senso di effimero a cui riconduceva ogni grandezza.
Ne perpetuavano il ritratto più esaltante dignitari, arcivescovi e notari, scheletri sotto abiti consunti, nelle caverne sotto i Cappuccini: immagine di solennità più che di orrore, risvegliavano, in chi andava a vederli, l'ostinazione assurda di un orgoglio che accomunava ai ricchi il popolino, dai viali della splendida Palermo ai vicoli ammuffiti attorno a San'Agata dei Lattarini, l'antico suk-el-attarin dei droghieri arabi, che era una specie di casbah cenciosa e malfamata..."