Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
ReportageSicilia è uno spazio aperto di pensieri sulla Sicilia, ma è soprattutto una raccolta di immagini fotografiche del suo passato e del suo presente. Da millenni, l'Isola viene raccontata da viaggiatori, scrittori, saggisti e cronisti, all'inesauribile ricerca delle sue contrastanti anime. All'impossibile fine di questo racconto, come ha scritto Guido Piovene, "si vorrebbe essere venuti quaggiù per vedere solo una delle più belle terre del mondo"
Famiglia in scooter a Pedara dinanzi palazzo Papardo Corvaja. Fotografia di Melo Minnella pubblicata il 26 ottobre 1965 dalla rivista "Il Mondo" |
Abilissimo cesellatore della scrittura, Ercole Patti ha descritto come nessun altro i paesaggi ed i paesi dei fianchi dell'Etna: luoghi dominati dalla straripante presenza della natura, in un nitore di caratteri che ha alimentato nelle pagine di Patti - scrittore catanese vissuto buona parte della sua vita a Roma - una vena di lieve malinconia per i luoghi di origine. Un esempio di questo stato d'animo traspare in un reportage che Ercole Patti realizzò per il "Corriere della Sera" il 29 luglio del 1963. Intitolato "Pomeriggio in Sicilia", vi si legge questa descrizione di Pedara:
"Si attraversa Pedara, silenziosissima; due uomini sono seduti in una striscia di ombra, accanto alla bottega del barbiere sulla piazza. Fumano e guardano il campanile incrostato di ciottolini colorati disposti come un mosaico. L'aria delle vigne che circondano il paese da tutte le parti arriva, passando per i vicoletti, sulla strada principale, scorre leggera lungo le poste accostate, si incanala fresca nel buio portone di qualche cantina aperta..."
Uno dei faraglioni di Scopello in una fotografia pubblicata nel 1961, opera citata nel post |
Tralasciando gli scellerati esempi dei litorali devastati dagli insediamenti industriali e petrolchimici degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, sono purtroppo parecchi i luoghi della Sicilia che hanno pagato in termini di integrità e fruibilità i benefici recati dall'industria turistica. Uno di questi è Scopello, località rimasta quasi sconosciuta agli stessi siciliani sino a quando il borgo di contadini e pescatori costruito in prossimità di una tonnara non è stato raggiunto da strade carrabili. Ancora nella Guida Rossa della Sicilia edita dal Touring Club Italiano nel 1951, Scopello era citata come meta da raggiungere grazie ad un itinerario di mulattiere che, partendo da San Vito Lo Capo, raggiungeva Castellammare del Golfo dopo 8 ore di cammino! Dieci anni dopo, la pubblicazione edita dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara "Visioni della provincia di Trapani" offriva indicazioni sulla bellezza del sito ed una delle prime fotografie dei faraglioni di Scopello mai pubblicate su un periodico. L'immagine, riproposta da ReportageSicilia, era accompagnata da questa didascalia:
"Poco distante da Castellammare del Golfo, ed assai poco nota, Scopello è una delle località più belle del trapanese, soprattutto per i suggestivi faraglioni sorgenti dal mare a poca distanza dalla costa"
La "poco nota" bellezza di questo tratto di costa siciliana - munita pochi anni dopo di strade che la misero in collegamento con Castellammare del Golfo e con strade provinciali e statali - alla fine degli anni Sessanta cominciò ad essere scalfita dai primi esempi di moderna edilizia residenziale-turistica. Malgrado ciò, ancora nel 1968, la rinnovata Guida Rossa del Touring Club Italiano magnificò con questa entusiastica descrizione lo scenario naturale di Scopello:
"Pittoresco villaggio di pescatori, in un paesaggio fantastico, dominato da antiche torri e con la vista in basso dei magnifici faraglioni, che sorgono dalle acque trasparentissime delle insenature ghiaiose..."
Ai nostri giorni, Scopello - con lo straordinario scenario del suo baglio, della tonnara, delle torri di avvistamento e dei faraglioni - è uno dei luoghi più frequentati e popolari dell'Isola. Già nel 1984, Matteo Collura ( "Sicilia sconosciuta. Cento itinerari insoliti e curiosi", Rizzoli Editore, Milano ) notava che:
"Andarci in estate significa fare i conti con ingorghi di automezzi, vociare di gitanti... In inverno è un'altra cosa: è come se una tromba d'aria fosse passata lasciando sì tracce di sé, ma anche un senso di profonda quiete, di dopo tempesta..."
Negli ultimi anni, il territorio di Scopello - un tempo quasi tagliato fuori dal resto della provincia di Trapani, e luogo di meraviglia per i pochi viaggiatori che avevano l'occasione di raggiungerlo - è stato sottoposto ad una serie di abusi edilizi ed ambientali, oggetto di denunce da parte di un Comitato civico. Crescono le ristrutturazioni di vecchi casolari - cantieri di lavoro che spesso ne stravolgono l'originaria architettura - e aumentano i cartelli di divieto di accesso su un crescente numero di recinzioni che hanno privatizzato buona parte dei liberi varchi verso il mare. Qui, nel frattempo, aumentano a dismisura le imbarcazioni che nel periodo estivo fanno sosta tra le azzurre acque dei faraglioni, sempre più simili ad una trafficata piazza urbana. Scopello continua certo ad essere un luogo carico di suggestioni, storiche ed ambientali, e fonte di reddito per centinaia di persone che ne gestiscono la folla di turisti; ma, fra il proliferare di B&B e i negozi di souvenir, ha tuttavia perso per sempre quella "età dell'innocenza" che lo rendeva capace di emozionare chi ha avuto la fortuna di apprezzarne la primitiva e scomparsa purezza.
Achitettura a Barrafranca,
nell'ennese.
Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia
"Durante i miei viaggi in Sicilia - ha scritto lo scrittore e giornalista americano Robert Camuto, il cui nonno paterno, Luigi, partì negli anni Venti dello scorso secolo da Bronte per lavorare come operaio a New York - ho compreso due delle più grandi ricchezze del Sud Italia. Una - si legge in "Altrove a Sud. Il vino, il cibo, l'anima dell'Italia" ( Edizioni Ampelos, Casarano, 2021 ) - è sicuramente la sua magnificenza: la natura rigogliosa arricchita dagli strati culturali accumulatisi in migliaia di anni. L'altra è il suo ritmo elegante, lungo e lento come un pomeriggio d'estate. In altre parole, bellezza e tempo. La bellezza può essere rovinata o distrutta dall'avidità, dall'ignoranza e dall'apatia, sebbene sull'Etna sia rimasta relativamente intatta. Il tempo, tuttavia, è più fragile. Può essere rubato dall'amarezza della frustrazione, del fallimento e della povertà che affligge da secoli la Sicilia e il Sud..."