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sabato 29 febbraio 2020

IL RAGAZZO CON LE QUARTARE DI LUDWIG WINDSTOSSER

Foto di Ludwig Windstosser.
Tratta dalla rivista "Sicilia",
edita nel giugno del 1953
da S.F.Flaccovio

Agli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo, il fotografo tedesco Ludwig Windstosser - già autore di scatti in Sicilia ad Aci Trezza, AgrigentoSegesta e Siracusa - ritrasse un ragazzo in groppa ad un mulo con il suo carico di acqua.
Al suo fianco, appare un uomo - forse il padre - nei pressi di un carretto-botte utilizzato allora in Sicilia per il rifornimento idrico delle abitazioni.
Le fotografie, scattate nella zona della Valle dei Templi,  restituiscono l'immagine di una società siciliana all'epoca ancora in gran parte legata ad una cultura di tipo rurale.
Per tanti fotoreporter o documentaristi italiani e stranieri, quella condizione sociale ed economica offrì loro l'occasione di fissare le ultime testimonianze di modi di vivere e modelli di comportamento destinati a prossima scomparsa anche nell'Isola.
Nella composizione dei soggetti, Windstosser colse il trasporto di  quattro "quartare" in terra cotta, all'epoca utilizzate per contenere soprattutto acqua, nella misura della quarta parte del barile.
Questi recipienti oggi sopravvissuti al quotidiano utilizzo che se ne fece prima dell'avvento dei bidoni in plastica, sono fra gli oggetti più diffusi nei mercatini cittadini dell'antiquariato.
Oltre a quello delle "quartare", è nel frattempo scomparso nel linguaggio comune dei siciliani anche l'uso di modi di dire ad esse ispirate.
Se il contesto lessicale di questi detti può apparire desueto, rimane invece attuale il loro significato, secondo i canoni senza tempo della ragione e della prudenza. 

Foto tratta dalla rivista "Sicilia"
edita da S.F. Flaccovio nel settembre 1953.
Autore citato

Paolo Di Salvo segnala le espressioni citate da Vincenzo Mortillaro di Villarena ed Antonino Traina nei loro dizionari siciliano-italiano ( Palermo, 1876 e 1868 ):

"Dura cchiù na quartara ciaccata ca una sana",( "Dura più una quartara rotta che una sana" ), ad indicare che spesso vive di più una persona ammalata che una perfettamente sana.
"Nun pò truzzari cu la petra la quartara", ( "La quartara non può sbattere contro la pietra" ), rassegnata constatazione dell'impotenza dei deboli contro i forti. 
"Cadiri l'acqua quartari quartari", ( "Disperdere o sciupare l'acqua a misura di quartare" ).
"Tantu va la quartara all'acqua fina chi si rumpi" ( "Tanto si sfrutta una quartara andando al pozzo fino a che si rompe" ), consapevole pensiero sull'inevitabile fine di oggetti o situazioni troppo sfruttate ). 

lunedì 24 febbraio 2020

LA PAZZIA DEL PESCATORE DI SCIACCA

Pescatore a Sciacca.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia

"La vita del pescatore, figura diffusissima lungo le coste siciliane, è totalmente esposta all'insicurezza ed al caos.
Quale protezione da essi è ancora oggi operante - scriveva Luigi Lombardi Satriani in "Coste d'Italia, la Sicilia", edito da ENI nel 1968 - un orizzonte magico religioso che si pone come garanzia da un fallimento totale e come possibilità di superamento culturale dei rischi e delle crisi individuali.
Così, anche beni reali, situazioni concrete vengono assunti e trasformati in un clima magico ed il merluzzo, ad esempio, oltre ad essere quel determinato tipo di pesce, diventa mezzo scelto per una momentanea incarnazione dalla Madonna per svolgere la sua funzione di salvatrice dal pericolo dell'annegamento.


E' il caso favoleggiato da una leggenda siciliana, secondo la quale la Madonna sarebbe entrata nel corpo di un merluzzo per otturare una falla di una barca danneggiata e prossima al naufragio.
La necessità del ricorso alla sfera del 'miracolo' e della 'grazia' è molto avvertita a livello popolare, in cui si affida, appunto, all'arcano, al misterioso, la possibilità di un buon evento, dato che la condizione esistenziale quotidianamente vissuta è amara e può divenirlo sempre di più, in una progressione illimitata, perché al peggio non c'è fine.




Fra le testimonianze raccolte da Danilo Dolci nella zona di Sciacca ve n'è una nella quale si dice che un giorno un pescatore, che non aveva fatto buona pesca da tanto tempo, ebbe la fortuna di pescare una tale quantità di pesce che impazzì:

'Tornava con la barca carica di pesce e ha incominciato a buttarsi nei mucchi di pesce per buttarli a mare e gridava contro il padre ed i fratelli, "assassini, assassini"...'  

lunedì 10 febbraio 2020

LE "PRODIGIOSE TRIGLIE" DI MONDELLO DI ERCOLE PATTI

Barche di pescatori a Mondello.
L'immagine venne pubblicata nel settembre del 1969
dalla rivista "l'Italia"

Nell'estate del 1952, Ercole Patti abbandonò le amate frequentazioni delle coste catanesi per trascorrere una serata a Mondello, la marina dei palermitani.
Fu l'occasione per concedersi una cena a base di pesce, godendo del paesaggio e dei suoi odori:

"La spiaggia si stende quieta e il mare vi respira sopra appena appena, lambisce le chiglie delle barche tirate a secco, le prue candide dei sandolini che giacciono sulla sabbia.
Giungono a tratti sulla veranda folate di aria salmastra forte e gustosa; odore di alghe marine, vive e carnose come tentacoli di animali..."

Lo scrittore residente ormai da molti anni a Roma ebbe insomma modo di scrivere un'altra vivida e realistica pagina di vita siciliana del tempo, in linea con il giudizio di Eugenio Montale, secondo cui "è impossibile scrivere meglio di lui, con più scaltra misura, con gusto più perfetto".
In quegli appunti che rievocano oggi la bellezza estiva di Mondello di settant'anni fa - pennellate di parole apparse su "La Stampa" il 15 agosto del 1952 - Ercole Patti non mancò di celebrare la cucina di pesce locale, confermando la capacità di descrivere pesci e frutti di mare con una passione non solo gastronomica: 

"Nelle cucine dei ristoranti cominciano a friggere piano piano le prodigiose triglie di Mondello.
Triglie vive e compatte, spruzzate di carminio e d'argento la cui polpa si stacca sotto la forchetta in piccole schegge salde e gustose, lubrificate da un olio leggero; odorano di iodio e di salsedine.
Le trance di pescespada palpitano sopra le triglie; fra breve verranno servite coi segni della graticola stampati a fuoco e un po' di prezzemolo sopra…"  

venerdì 7 febbraio 2020

L'IMPERFETTO EDEN SICILIANO DI PIERRE SEBILLEAU

Portone d'ingresso
della Matrice di Piraino, nel messinese.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia

"La Sicilia - ha suggerito il diplomatico francese Pierre Sèbilleau in "La Sicile" ( Editions Arthaud, Grenoble, 1966 ) - vi farà conoscere la gioia di vivere mentre vi bagnerete nel suo mare e vi lascerete abbronzare dal solleone, mentre scoprirete la bellezza dei colonnati dorici, la fantasia dell'arte barocca e la grandezza dei vulcani in attività, mentre vi sforzerete di penetrare, per quel tanto che si può fare in un breve spazio di tempo, nell'intimo dell'anima siciliana.
Qualche volta, tuttavia, vi accadrà di dire a voi stessi che questo Eden non è, poi, così perfetto come quello che avevate sognato.
Constaterete che nell'Isola triangolare la regola geografica non è quella della divinità umana ma quella della dispersione, e sarete sorpresi di trovare, accanto agli aranceti e ai giardini lussureggianti, terre calcinate dalla lava e dal sole.
Constaterete che la storia della Sicilia non è, proprio, stata quella di un Paese del buon Dio, ma, piuttosto, quella di un campo di battaglia, in cui, dalle origini dei tempi, si sono succedute le invasioni.
Incontrerete, senza dubbio, siciliani molto versati nelle cose dello spirito e dell'amore, ma anche molti altri che appariranno esseri silenziosi e mesti, spesso miseri..."

martedì 4 febbraio 2020

LA PARTITA A CARTE FRA FRANCO, CICCIO E BUSTER KEATON

Buster Keaton impegnato
in un'ironica partita a carte con
Franco Franchi e Ciccio Ingrassia,
durante le riprese di
"Due marines e un generale".
L'immagine è tratta da un reportage
del settimanale "Oggi" del 26 agosto 1965

Giornalista, scrittore, sceneggiatore e regista, Vittorio Schiraldi conserva con la Sicilia uno stretto rapporto personale e professionale.
Nato a Bergamo, a Palermo ha terminato gli studi liceali ed universitari, iniziando qui una carriera da cronista che lo ha portato a lavorare dal "Giornale di Sicilia" a varie testate nazionali.
Il legame di Schiraldi con l'Isola è attestato dal suo interesse da romanziere per i temi ispirati alla mafia, sul più noto esempio di Mario Puzo
Opere come "Baciamo le mani" ( Mondadori, 1972 ), "Siciliani si nasce" ( Rusconi, 1984 ), "La mafia dagli occhi blu" ( Rusconi, 1985 ) e "Made in Sicily" ( Marlin, 2007 ), dimostrano il suo interesse per le vicende di Cosa Nostra e per l'incidenza che la mafia ha avuto nella società siciliana dei decenni passati ( un'influenza oggi ancora viva, ma profondamente diversa rispetto ai canoni cinematografici raccontati da "The Godfather" ).



Dopo avere lasciato la Sicilia, l'ex studente palermitano diventato giornalista non ha perso i contatti con i temi ed i personaggi della regione, come dimostrato da un articolo pubblicato il 26 agosto del 1965 dal settimanale "Oggi".
In un articolo intitolato "Nemmeno la canicola fa paura ai forzati miliardari di Cinecittà", Schiraldi raccontò l'incontro in uno dei quindici teatri della cittadella romana con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Buster Keaton.
In quei caldissimi giorni di agosto, i due attori palermitani - allora all'apice del successo commerciale dei loro film - stavano  condividendo il set con uno dei grandi interpreti americani del cinema del muto.
L'occasione fu il film "Due marines ed il generale", diretto da Luigi Scattini, in cui Franco e Ciccio interpretavano il ruolo di due soldati americani e Keaton di un generale tedesco.
L'attore passato alla storia del cinema come "il comico che non ride mai" non smentì la definizione anche durante quelle riprese, limitandosi a pronunciare unicamente le parole "thank you" proprio nell'ultima scena della commedia.
Per Keaton - all'epoca settantenne e già minato da una grave malattia - la produzione di "Due marines ed il generale" fu una delle sue ultime apparizioni su un set.
Terminate le riprese a fianco di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, il 4 settembre prese parte a Venezia alla presentazione del cortometraggio d'avanguardia "Film" di Samuel Beckett; quindi,  - prima della sua scomparsa, il 1 febbraio del 1966 - esibì ancora la straordinaria mimica del suo volto in "Il copista" e "Dolci vizi al foro".
Di quella collaborazione con Buster Keaton, Franchi e Ingrassia ricordarono in seguito numerosi aneddoti: l'iniziale soggezione per uno dei modelli della loro comicità, le discussioni portate avanti nella completa ignoranza della lingua inglese, il dono quotidiano delle noccioline fatto da Keaton a Franchi, da lui scherzosamente paragonato ad una scimmia.



La breve testimonianza di Vittorio Schiraldi di quel set a Cinecittà fa riscoprire la memoria di quello storico incontro fra i due attori palermitani ed una delle stelle del cinema americano:  
        
"Sono stato a trovarli sul set di 'Due marines e un colonnello'.
Loro sono i marines e il colonnello è Buster Keaton.
Ho trovato i due siciliani irriconoscibili, intimiditi dalla presenza del comico americano col quale da una settimana erano in procinto di attaccare bottone.
Ingrassia infatti lo imitava ai tempi in cui calcava ancora i palcoscenici dell'avanspettacolo nelle province siciliane e sabato replicava il numero fuori scena.
Franchi, invece, che non aveva queste affinità elettive, teneva la testa a bagnomaria in un secchio d'acqua, tentando un colloquio con il collega americano:

'Fa caldo: mi capisce? Fa caldo, molto caldo, ma lei non lo sente questo caldo, signor Keaton?' 

Keaton non rispondeva e restava serio fin quando Franchi semiscoraggiato aveva domandato:

'You speak english?',

e Buster Keaton secco:

'No'

ridendo poi per la prima volta.
Così sono diventati amici, celebrando la ricorrenza, con le mani nella tinozza di Franco Franchi"