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lunedì 15 settembre 2025

IL SUONATORE DI TROMBONE A CASTELBUONO

Fotografia
Ernesto Oliva-ReportageSicilia©

 

domenica 14 settembre 2025

LA CONCLUSIONE DEL VIAGGIO SICILIANO DI PIERRE SEBILLEAU

La Sicilia in un un disegno
pubblicato nel 1948 dal saggio
"I cinquant'anni del Teatro Massimo",
edito a Palermo da I.R.E.S 


Al termine del viaggio letterario offerto ai lettori del suo saggio "La Sicilia" edito in Italia da Cappelli Editore nel 1968, il francese Pierre Sèbilleau descrisse lo "stravagante e abbandonato capolavoro architettonico" di Villa Palagonia, a Bagheria. La scelta di terminare la narrazione dell'Isola con l'illustrazione dell'edificio un tempo abitato da Ferdinando Francesco Gravina, principe di Palagonia, parve a Sèbilleau il miglior modo per offrire una possibile chiave finale di lettura della contraddittoria identità della Sicilia:

"Ho fatto in modo che la vostra ultima passeggiata palermitana e siciliana vi conducesse a questa seducente follia, per dissuadervi un'ultima volta dal dare al vostro viaggio una conclusione troppo razionale, troppo cartesiana, e dal formulare, sulla Sicilia, uno di quei giudizi manichei, "in bianco e nero", contro i quali vi ho messo in guardia fin dalle prime pagine di questo libro.

Ma una precauzione del genere sarà, ormai, senza dubbio, inutile. Adesso voi conoscete la Sicilia. Sorriderete quando alcuni presuntuosi vi diranno di avere scoperto la verità su questo paese in cui Pirandello ha compreso che ciascuno aveva la sua. Quando alcuni insoddisfatti gemeranno davanti a voi: "Che bel paese sarebbe se...", alzerete le spalle, come faceva il "Gattopardo" quando il suo cappellano gli faceva discorsi del genere.

Insorgerete contro quei biliosi che vi diranno di non avere visto in Sicilia che miseria, ma compatirete un poco gli entusiasti che non l'hanno vista affatto. Abituati come vi siete, ormai, ai contrasti siciliani, vi sembrerà del tutto naturale che l'Isola triangolare possa essere luminosa e scura, immensamente ricca e immensamente povera. Paradiso terrestre e paese fra i meno sviluppati d'Europa. Voi la vedete adesso come realmente è, terra e immagine dell'uomo, cioè con pregi e difetti, e in cui l'uomo che è in voi, quale esso sia, ha conosciuto in pieno la gioia di vivere.

Voi sapete adesso di amare la Sicilia. E' questa, a mio avviso, la sola conclusione, e la migliore, che possiate dare al vostro viaggio..." 


mercoledì 10 settembre 2025

I DRAMMATICI "FATTI DELL'ACQUA" A MUSSOMELI

Mussomeli.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia©


"Gli uomini qui portano, senza eccezione, una mantellina di panno blu munita di cappuccio, di foggia così uniforme da sembrare quella di un collegio... La forma del paese è a pan di zucchero, costruito intorno al cono di un colle, a 740 metri di altitudine... con strade ripide e strette, attorcigliate come visceri nel ventre del paese..."

Era un piovoso mese di febbraio del 1954 quando l'inviato del "Corriere della Sera" Ferdinando Chiarelli così descrisse Mussomeli in un articolo che raccontò quelli che nel paese nisseno sono ancor oggi ricordati come i "Fatti dell'acqua": la morte di Giuseppina Valenza, 72 anni, Onofria Pellitteri, di 50, Vincenzina Messina, di 26 e del 16enne Giuseppe Cappalonga. L'eccidio fu il drammatico epilogo di una protesta popolare che il 17 febbraio di quell'anno portò centinaia di persone a radunarsi dinanzi al vecchio Municipio, in piazza Firenze. Da giorni, la popolazione di Mussomeli chiedeva il ritorno della distribuzione idrica nelle abitazioni della parte più alta del paese e l'annullamento degli esosi canoni di pagamento dell'acqua - 6.250 lire per il biennio 1953-1954 - richiesti dall'Ente Acquedotti Siciliani. Nei mesi precedenti, il Comune di Mussomeli aveva inutilmente cercato di porre fine alle perdite della rete urbana che garantiva l'erogazione di appena 700 metri cubi di acqua per 17.000 abitanti: un progetto vanificato dalla richiesta negata di un mutuo da 50 milioni di lire. Dopo il passaggio di gestione del servizio idrico cittadino, l'EAS non aveva ancora eseguito gli invocati interventi di rifacimento della rete. L'acqua arrivava nelle case solo per un paio di ore al giorno, uscendo a filo dai rubinetti: così, quella richiesta del canone - intempestiva e beffarda - aveva finito con l'esasperare centinaia di famiglie.

In tarda mattina, poco prima di una riunione fra il sindaco Sorce ed il Prefetto di Caltanissetta - preceduta da un incontro interlocutorio fra lo stesso Sorce ed una delegazione di cittadini -  la folla di dimostranti scesa nuovamente in strada iniziò un lancio di pietre contro l'edificio comunale. Sembra che l'eccitazione della protesta avesse fatto pronunciare frasi minacciose contro il sindaco. Un gruppo di Carabinieri, dopo avere inutilmente chiesto ai manifestanti di allontanarsi,  esplose allora sette candelotti lacrimogeni; nell'improvviso caos, le tre donne ed il ragazzo rimasero schiacciati nei pressi di via della Vittoria dalla convulsa corsa dei fuggitivi. Altre decine furono i feriti, e fra questi un bambino di 7 anni, ricoverato in ospedale con un grave trauma cranico.



Ai funerali delle vittime dei "Fatti dell'acqua", celebrati il giorno dopo a spese del Comune, prese parte l'intero paese.

"In quattro bare di abete di cui una, la più piccola, il falegname non aveva fatto in tempo a verniciare di nero per la fretta, le vittime di Mussomeli - scrisse ancora Ferdinando Chiarelli - sono state portate al camposanto questa mattina alle 11 sotto la pioggia. Non sono state sepolte. Le hanno deposte in fila nella camera mortuaria, sul pavimento di vecchi mattoni, in attesa dell'autopsia. Una folla di diecimila persone le aveva seguite dalla chiesa parrocchiale fino ai cancelli del cimitero, davanti ai quali era poi rimasta per un pezzo impietrita, la testa nascosta sotto il cappuccio dei mantelli per ripararsi dall'acqua, così silenziosa che non si udiva uno scalpiccio, né un singhiozzo, ma soltanto il rumore della pioggia nel folto dei grandi cipressi. Soltanto più tardi, poco prima che la folla si decidesse a risalire nel paese, si è udito vociare iroso: qualcuno stava tentando di distruggere la corona di fiori inviata dal Municipio. E' stato un breve sussulto, l'ultimo guizzo di una fiammata di odio ormai apparentemente spenta..."

L'eccidio di Mussomeli provocò allora le inevitabili polemiche politiche fra democristiani e comunisti, arrivando sino al Parlamento nazionale e coinvolgendo il presidente del Consiglio e ministro dell'Interno, Scelba. Fu istituita una commissione d'inchiesta, che alla fine delle audizioni non individuò responsabilità per la morte delle tre donne e del ragazzo. Il 19 ottobre di quello stesso 1954, il Tribunale di Caltanissetta condannò invece 27 dei 44 manifestanti sottoposti al fermo per oltraggio aggravato e continuato. Le pene più pesanti - con sospensione condizionale - furono inflitte al locale segretario della Camera del Lavoro Salvatore Guarino - 9 mesi e 15 giorni - Francesco Catania, Salvatore Mancuso e Diego Seminatore, tutti condannati a 8 mesi e 15 giorni.  



Settantuno anni dopo i "Fatti dell'Acqua", Mussomeli e la provincia di Caltanissetta continuano a soffrire un'atavica crisi idrica. Le aspettative di forniture regolari e della disponibilità di moderne reti di distribuzione rimangono ancora disattese. Si è forse anche persa la voglia e la capacità di rivendicare civilmente il diritto all'acqua nella Sicilia del 2025. Così, l'assuefazione è oggi la prospettiva peggiore per il futuro di un'Isola e dei suoi abitanti che si stenta a definire realmente al passo con il vivere nel diritto ai beni primari.

sabato 6 settembre 2025

LA BAGHERIA "MESSICANA" DI CORRADO SOFIA

Villa Branciforti a Bagheria


In un articolo pubblicato l'undici febbraio del 1950 sul settimanale "Il Mondo" intitolato "Caviale e barocco" e dedicato a Renato Guttuso, il giornalista e saggista netino Corrado Sofia accostò così al Messico l'ambiente e l'architettura di Bagheria:

"Bagheria è il più curioso angolo di Messico che si trovi in Sicilia. Il barocco coloniale spagnolo abbonda in alcune ville; insieme al colorito degli abitanti, alle agavi, alle piante spinose indica la segreta lontana parentela di questa isola.

Una parentela indefinibile di cui non si hanno indicazioni più esatte che le trazzere, le cantilene, i polverosi scirocchi. Migrazioni, influenze, dominazioni spagnuole non basterebbero a definirla. Un substrato profondo, un sedimento nel sangue affiora nella pittura. Come si spiegherebbe questa tendenza pittorica che hanno in comune due popoli?



La stessa vivezza e primitività nei colori, lo stesso gusto nell'accoppiare e contrapporre rossi, gialli, verdi, turchini. Soltanto una indagine alla maniera di Lawrence potrebbe darci degli elementi: poiché si sa che Lawrence, per spingersi più avanti nella conoscenza dell'uomo, dalla Sicilia se ne andò in Messico: da Taormina si trasferì a Taos, "per fare un passo più avanti"..."


L'immagine riprodotta nel post di Villa Branciforti a Bagheria è tratta dall'opera di Sabina Montana "O corte a Dio. Prime architetture barocche a Bagheria: Villa Branciforti Butera", Plumelia, 2010, Bagheria-Palermo