ReportageSicilia è uno spazio aperto di pensieri sulla Sicilia, ma è soprattutto una raccolta di immagini fotografiche del suo passato e del suo presente. Da millenni, l'Isola viene raccontata da viaggiatori, scrittori, saggisti e cronisti, all'inesauribile ricerca delle sue contrastanti anime. All'impossibile fine di questo racconto, come ha scritto Guido Piovene, "si vorrebbe essere venuti quaggiù per vedere solo una delle più belle terre del mondo"
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giovedì 19 marzo 2009
PALERMO, ARTE NORMANNA IN OSTAGGIO DI UN PARCHEGGIO PRIVATO
mercoledì 11 marzo 2009
QUEI PETALI PER DONNA FRANCA FLORIO
Il suo ritratto più noto è quello realizzato dal pittore Giovanni Boldini, opera finita al centro delle vicissitudini storiche ( passato alla collezione del barone Maurizio di Rothschild, il quadro venne depredato durante il secondo conflitto mondiale dai tedeschi e danneggiato, per poi tornare ai Rothschild ); come scriverà Leonardo Sciascia in 'Nero su nero', "racconta Dario Cecchi, biografo di Baldini, che Ignazio Florio andò su tutte le furie: non intendeva affatto veder ritratta la propria moglie in una posa serpentina", così che il pittore la ritoccò "obbedendo alle contestazioni del committente ma, a quanto pare, con una certa trasandatezza".
SICILIA DI IERI: GIOCHI D'ACQUA ALLA CALA
VUCCIRIA, QUEL CHE RESTA DEL 'GENIO'
Un appello pubblico per salvare dal degrado il Genio di Palermo, l’opera marmorea esistente dalla fine del Quattrocento sul fronte occidentale di piazza Garraffo, a metà della via Argenteria, nel popolare quartiere della Vucciria. L’iniziativa è stata promossa dalla delegazione palermitana del Fondo per l’Ambiente Italiano, che ha organizzato per domani pomeriggio alle 18.00 una conferenza dedicata al monumento ed alle proposte per salvaguardarne ciò che resta. L’evento avrà luogo presso il vicino Istituto Cervantes di via Argenteria 33, alla presenza dei ragazzi di una classe della scuola media Cei di Palermo. Il degrado del Genio di piazza Garraffo – raffigurante un nume in forma di uomo dal corpo di giovane e dal volto di anziano, con la barba fluente, coronato, avvolto da un mantello, con un serpente che sembra mordergli o succhiargli il petto – è uno dei simboli dell’abbandono in cui versa gran parte del quartiere della Vucciria. Dell’antica fontana murale con i suoi cinque grossi cannoli di bronzo che ospita ancora oggi la statua del Genio – sottolinea il FAI cittadino - non rimangono che poche tracce. Sino a qualche decennio fa, i palermitani più anziani denominavano il nume della Vucciria ‘Palermu lu grandi’, per distinguerlo dal piccolo Genio presente all’interno di palazzo delle Aquile, e da altre raffigurazioni esistenti in città: in piazza Rivoluzione, all’interno di villa Giulia, in un cippo all’ingresso del porto e, come soggetto di un pannello musivo, sopra la porta d’ingresso della Cappella Palatina.
Allo scopo di segnalare l’esigenza della tutela dei resti dell’opera marmorea di piazza Garraffo, il FAI ha già chiesto l’intervento dell’Assessorato comunale al Centro Storico e dell’Azienda municipale del Gas. Proprio quest’ultima – grazie alla disponibilità di alcune imprese private cittadine e di una raccolta di fondi promossa dalla scuola Cei - installerà un faro: il suo compito sarà quello di illuminare la statua del Genio, in attesa di più radicali ed urgenti interventi di restauro, da attuare – nelle intenzioni dei promotori dell’intervento – grazie ad una pubblica sottoscrizione di fondi.
giovedì 5 febbraio 2009
mercoledì 4 febbraio 2009
HIMERA, QUEGLI SCATTI DEL 1964
L'equipe diretta dal professore Achille Adriani all'opera durante l'estate del 1964. Nel corso di quella campagna di scavi vennero alla luce i resti di un tempietto arcaico, terracotte decorate ed altri reperti che testimoniano la battaglia avvenuta nel 409 avanti Cristo fra i coloni di origine dorico-calcidese e gli invasori cartaginesi.
Lavori di scavo nei pressi dei resti del tempio dorico, detto 'della Vittoria'. Sullo sfondo, lo straordinario orizzonte agricolo e marino della piana di Bonfornello, tra Termini Imerese e Cefalù, non ancora stravolto dalla costruzione di un'area industriale.
Un operaio mostra all'obiettivo del fotografo Nicola Scafidi una palmetta in terracotta, proveniente da un edificio chiamato "la casa del sindaco". Nei mesi scorsi, il sito di Himera ha regalato la scoperta di una vasta necropoli, con centinaia di corredi funerari: la Regione Siciliana ha annunciato la prossima istituzione di un Parco Archeologico, dando corpo ad un progetto che risale al 1980.
In una giornata estiva del 1964, l'obiettivo del fotografo fissa l'impegno di un gruppo di ricercatori nelle campagne della provincia di Palermo: uno scatto riproposto da REPORTAGE SICILIA scopre un gruppetto di operai e - sullo sfondo - la verde piana di Bonfornello, ancora salva dalla devastazione provocata dall'imminente costruzione dell'area industriale di Termini Imerese. Le fotografie in questione sono relative ad una missione archeologica condotta nell'area di Himera, città fondata alla foce del fiume Imera Settentrionale nel 648 avanti Cristo da un gruppo di coloni greci di origine dorico-calcidese, e poi distrutta nel 409 avanti Cristo dai Cartaginesi, al termine di una battaglia che sancì l'abbandono dell'area abitata.
martedì 27 gennaio 2009
lunedì 26 gennaio 2009
FESTIVAL POP PALERMO 1970
Uno dei momenti topici del 'Festival Pop 1970': l'esibizione di Johnny Halliday - la prima del cantante francese in Sicilia - affiancato da due starlettes svedesi
La stella assoluta dell'edizione 1970 del 'Festival Pop': Duke Ellington, all'epoca 71enne e qui premiato da Carlo Loffredo e Mariolina Cannuli con il riconoscimento 'Trinacria d'Oro'
Altra presenza eccezionale alla Favorita, Aretha Franklin. La regina del rythm and blues atterrò a Palermo con notevole ritardo rispetto ai programmi degli organizzatori: il suo concerto - il primo di un tour italiano - attirò quasi 15.000 spettatori
Sopra, il manifesto-locandina del Festival Pop 1970 con il leader dei Led Zeppelin, Jimmy Page. Sotto, il programma delle tre giornate di esibizioni: annunciati alla vigilia, i Rolling Stones non presero parte all'evento siciliano
Sotto, suggestioni hippies durante i tre giorni del Festival. Alla manifestazione della Favorita presero parte anche migliaia di stranieri, in una delle poche occasioni di aggregazione multilingue giovanile mai viste nella Palermo degli anni Settanta
Eventi che oggi sono impressi nella memoria di tanti ultracinquantenni siciliani: le tre edizioni – dal 1970 al 1972 – del ‘Palermo Pop Festival’, manifestazione che fece riflettere sulla Sicilia la ribalta dei grandi concerti all’aperto della hippy generation, da Monterey a Woodstock ed all’isola di Wight.
Quello che si svolse sul prato e sugli spalti del vecchio stadio della Favorita fu uno dei più importanti raduni organizzati in quegli anni in Italia, insieme ai romani ‘Festival Pop di Caracalla’, ‘Villa Pamphili 1972’ e ‘Controcanzonissima’, al ‘Re Nudo Pop Festival’ di Lecco ed al ‘Festival della Musica d’Avanguardia e Nuove Tendenze’ di Viareggio.
Sponsorizzato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Palermo e realizzato grazie alla produzione artistica da Joe Napoli – italo-americano nato a Brooklyn e morto qualche anno fa in Sicilia – il ‘Palermo Pop Festival’ riunì insieme artisti di generi e caratura molto diversi, in un curioso e disomogeneo equilibrio fra jazz, rock, progressive rock e musica leggera italiana.
Per la sonnolenta ribalta della musica pop siciliana di allora, i concerti della Favorita furono l’occasione per respirare le già appassite fragranze dei fermenti culturali dei grandi raduni musicali statunitensi ed inglesi.
SICILIAREPORTAGE pubblica alcune fotografie tratte dal mensile SICILIA TEMPO del luglio 1970, pochi giorni dopo la chiusura della prima edizione ‘Palermo Pop Festival’, manifestazione che ebbe luogo dal 16 al 19 dello stesso mese.
Nelle cronache dell’evento, a firma di Mauro Conti, si ricordano i 300 artisti che parteciparono a quell’edizione del Festival, e la presenza stimata complessiva di 80.000 spettatori. Alla presenza di otto stazioni radio-televisive ( le tv di Belgio, Olanda, Brasile, Francia, la West Deutsche Rundfunk, l'inglese BBC ela RAI ) mancarono all’appello gli attesi Rolling Stones, certo; il pubblico palermitano – insieme a Bobby Solo, i Ricchi e Poveri, Nino Ferrer ed altri gruppi locali – ebbe però modo di ascoltare autentiche stelle del firmamento musicale di sempre: Duke Ellington, Kenny Clarke, Phil Woods, Tony Scott ed Aretha Franklin. "Distesi sul prato, liberi di muoversi, di ridere, di esprimere la propria rabbia, di protestare o di manifestare il proprio entusiasmo - scriveva il cronista - i giovani hanno certamente maturato anche la lezione proveviente da molti altri Paesi, soprattutto anglo-sassoni, nei quali i festival 'pop' sono appunto una grande occasione di raduno per la gioventù, ed un motivo per sentirsi uniti, felici, accomunati dal denominatore comune della musica". La contaminazione fra generi musicali e musicisti del festival palermitano, in quelle serate estive del 1970, non potè non creare qualche sgradevole contrattempo, così sottolineato dall'autore dell'articolo: "spiacevoli oltremodo gli incidenti occorsi a jazzisti del calibro di Jacques Pelzer o della 'House Band' italiana, che a stento hanno potuto portare a termine i loro numeri, disturbati da una folla distratta e insofferente, che attendeva Little Tony".
Fra i tanti episodi di quella rassegna, rimane impresso quello di cui fu protagonista Arthur Brown, il cantante inglese noto per le sue trasgressioni sul palco: a Palermo l’esibizione si concluse con un burrascoso ma temporaneo arresto per atti osceni in luogo pubblico, malgrado l'artista "si fosse impegnato con gli organizzatori a non eseguire il suo numero, ed invece si è lasciato trascinare dal raptus provocato dal suo allucinante 'show'". Quella del 1970 - giudicata dal 're' dei 'press agents' inglesi Tony Hall come "il più grande festival d'Europa dell'anno" - fu probabilmente la più valida fra le tre edizioni del ‘Palermo Pop Festival’, che già nel 1972 concluse amaramente la sua vita, consegnando alle cronache ed ai ricordi dei palermitani una dura contestazione al gruppo folk inglese Mungo Jerry.