Satira politica in una pagina della rivista "Siciliamondo", edita a Palermo nel febbraio del 1960 |
Il solito teatrino di oscuri burattinai o un'inedita sfida tra brave persone?"
Così la bella copertina di uno degli ultimi numeri de "il venerdì" di "Repubblica" - una fotografia di pupi ritratti nel teatro palermitano di Mimmo Cuticchio - presenta con il titolo "pupi e pupari" un reportage di Francesco Merlo sul prossimo voto delle regionali.
Accanto ai candidati al ruolo di presidente della Regione - un esponente storico della destra siciliana con la concorde fama di galantuomo, un rispettabile rettore universitario esordiente in politica e dal volto pulito, il figlio di un giornalista ucciso dalla mafia con una storia di coerente intransigenza, un ex magazziniere promosso a geometra e "convinto nel valore dell'essere umano" - esiste una pletora di personaggi che tirano da mesi le fila del gioco elettorale: i "pupari", appunto.
Circolo della Democrazia Cristiana nella frazione trapanese di Purgatorio. La fotografia è tratta dalla rivista "Il Ciclope", edita a Palermo nell'ottobre del 1957 |
In Sicilia, la categoria non ha mai perso né ruolo né potere: sono loro, al di là delle capacità degli aspiranti presidenti della Regione, a deciderne ascesa e declino.
Da sempre, i "pupari" scelgono gli amministratori ed i burocrati, veri padroni della macchina regionale.
Come mosche che affliggono il corpo ammalato dei palazzi del potere, i "pupari" tessono e disfano alleanze, stringono accordi, concordano scambi di poltrone, organizzano spregiudicati e immorali colpi di mano.
Non è così azzardato pensare che, ancor prima dell'apertura dei seggi elettorali, la sovranità popolare nella scelta di questo o di quel candidato sia in realtà affidata alle decisioni di questi pervicaci manovratori del gioco della politica.
Agli elettori dei nostri tempi, non rimane più neppure la possibilità di esprimere un voto che rispecchi l'ideologia identitaria di vecchi partiti come la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista.
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia ricordano gli anni di quella contrapposizione politica, in cui ogni paese siciliano ospitava i circoli con lo scudo crociato e la falce e martello. Erano quelli luoghi di discussione e di raccolta di voti, a volte con criteri non meno immorali rispetto alle maniere dei "pupari" dei nostri giorni: cambiati i metodi, è il triste e immutabile destino della politica siciliana.
Da sempre, i "pupari" scelgono gli amministratori ed i burocrati, veri padroni della macchina regionale.
Come mosche che affliggono il corpo ammalato dei palazzi del potere, i "pupari" tessono e disfano alleanze, stringono accordi, concordano scambi di poltrone, organizzano spregiudicati e immorali colpi di mano.
Non è così azzardato pensare che, ancor prima dell'apertura dei seggi elettorali, la sovranità popolare nella scelta di questo o di quel candidato sia in realtà affidata alle decisioni di questi pervicaci manovratori del gioco della politica.
Campagna elettorale del PCI in Sicilia. La fotografia è tratta dalla rivista "Il Ciclope", opera citata |
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia ricordano gli anni di quella contrapposizione politica, in cui ogni paese siciliano ospitava i circoli con lo scudo crociato e la falce e martello. Erano quelli luoghi di discussione e di raccolta di voti, a volte con criteri non meno immorali rispetto alle maniere dei "pupari" dei nostri giorni: cambiati i metodi, è il triste e immutabile destino della politica siciliana.