Fotografie dell'anima antica di un luogo un tempo sconosciuto ai siciliani e oggi scoperto dal turismo di massa
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L'ingresso di una abitazione
del baglio Isonzo, a Scopello.
Le fotografie del post
sono di ReportageSicilia |
Sino a qualche decennio fa, il baglio Isonzo di Scopello era un luogo conosciuto da pochissimi viaggiatori, autentici esploratori di uno dei tratti più selvaggi e remoti della provincia di Trapani: una contrada abitata da poche decine di persone, a metà strada fra uno dei mari più belli della Sicilia e colline odorose di timo, rosmarino, origano e finocchietto selvatico.
Uno dei primi viaggiatori fu lo scrittore e saggista Giovanni Comisso, che nel 1953 scrisse di Scopello nel saggio-reportage "Sicilia", edito dall'editore svizzero Pierre Callier.
L'isolamento del borgo abitato per secoli da agricoltori e contadini andò avanti sino a quando la viabilità con Castellammare del Golfo non venne facilitata dalla costruzione di strade asfaltate.
Fu allora che il baglio Isonzo - con il suo arredo naturale di oleandri, fichi e alberi da frutto - cominciò ad essere scoperto da un numero crescente di visitatori.
Le abitazioni rurali, le stalle ed i ricoveri degli animali del baglio cominciarono così a trasformarsi in alloggi turistici, trattorie e bar.
Negli ultimi anni, l'inevitabile trasformazione dell'edificio - che conserva ancora l'impronta edilizia settecentesca, di certo posteriore alla sua fondazione - è continuata in una chiave sempre più turistica, complice pure la sistemazione di un grande parcheggio all'ingresso di Scopello.
Malgrado lo stravolgimento dei suoi ritmi vitali, il baglio Isonzo continua ad essere uno dei luoghi più suggestivi della Sicilia, soprattutto se si ha l'accortezza di non visitarlo in pieno periodo estivo: sarà così possibile comprendere il giudizio di "posto più bello del mondo" assegnatogli da Giuseppina Torregrossa nel romanzo "L'assaggiatrice" ( Rubbettino, 2007 ).
Le fotografie di ReportageSicilia, scattate in una affollata domenica di aprile, cercano di cogliere l'antica anima del baglio nei suoi scorci più intimi: le piante grasse cresciute in un vaso di terracotta, i vecchi archi di conci di tufo, le porte d'ingresso e le finestrelle delle antiche abitazioni.