Il castello di Mussomeli.
Fotografia di Melo Minnella
pubblicata dalla rivista "Sicilia"
edita dall'assessorato regionale al Turismo
nel giugno 1963
"Forse il più pittoresco sito castellano d'Italia". Così l'architetto tedesco Bodo Ebhardt, al servizio dell'imperatore Gugliemo II di Prussia, definì il castello di Mussomeli nell'opera "Die Burgen Italiens" pubblicata fra il 1910 ed il 1927: uno studio comparativo fra i castelli costruiti in Germania ed in Italia. Ebhardt aveva maturato il suo giudizio sul maniero nisseno qualche anno prima, nel corso di una visita dei castelli siciliani che lo aveva portato ad osservare da vicino i fortilizi del palermitano, del messinese, del catanese e dell'ennese. Sembra che lo stesso Guglielmo II - suo mecenate ed in buoni rapporti a Palermo con la famiglia Florio - avesse visitato il castello di Mussomeli fra il 1896 ed il 1905. Di certo, Bodo Ebhardt vi realizzò fotografie e rilievi che a partire dal 1910 contribuirono al complesso restauro della fortezza, da secoli insediata su uno sperone di roccia alta 80 metri sul piano della campagna. La rovina del castello - costruito forse nel secolo XIV su precedenti strutture militari e posseduto per tre secoli da vari proprietari - sarebbe iniziata nel 1603; destinato a carcere, avrebbe conservato questa funzione per pochi anni prima di essere lasciato in stato di totale abbandono. Grazie ai restauri strutturali avviati agli inizi del Novecento, il fortilizio di Mussomeli oggi colpisce per la sua secolare simbiosi con l'ambiente in cui prese corpo:
"Nido d'aquila fuso nella roccia è stato definito questo stupendo castello che, veramente fuso con la roccia, isolato e inespugnabile, fu certamente tra i più importanti dell'Isola. Raggiuntolo - ha scritto Alba Drago Beltrandi in "Castelli di Sicilia" ( Silvana Editoriale D'Arte, 1956, Milano ) - è assai facile riportarsi al tempo del suo splendore, come roccaforte e come stupendo luogo di soggiorno dei fortunati proprietari del tempo..."