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giovedì 7 luglio 2011

SICILIA DI OGGI

Vicolo Madonna della Volta, nel quartiere palermitano di Ballarò.
Foto REPORTAGESICILIA

SICILIA DI IERI

Pigiatura dell'uva nelle campagne di Alcamo: il 'pistaturi' - il pigiatore - accanto al suo 'zubbio', il tino incavato al suolo contenente l'uva.
La fotografia - firmata PGS - è tratta dal volume 'Sicilia', collana 'le regioni d'Italia' edita nel 1974 da UTET Torino

SICILIANDO












"Non esiste una cultura siciliana, ma esiste una profonda sfumatura siciliana che arricchisce la vita del nostro paese e che dev'essere salvata e compresa da tutti"
Eugenio Montale, 'Il Mondo', 7 luglio 1945

MEMORIA DI SALAPARUTA

Gruppo di amici in posa sullo sfondo di un castello e di una chiesa del paese: la fotografia è stata scattata nel 1936 a Salaparuta, uno dei centri della valle del Belìce distrutti dal terremoto nel gennaio 1968. Di entrambi gli storici edifici non rimangono oggi che pochi ruderi. REPORTAGESICILIA posta alcuni scatti inediti realizzati nel centro trapanese fra il 1936 ed il 1964

Ricordo a stento quel terremoto: era la notte fra il 15 ed il 16 gennaio del 1968, ed a Palermo le scosse fecero svegliare e riversare in strada centinaia di migliaia di persone.
Ciò che non ho dimenticato sono i lunghi cortei di automobili, cariche di famiglie, di thermos e di coperte e di oggetti portati via da casa, più per timore dei furti che delle conseguenza del sisma. In via Leonardo da Vinci ed in viale Michelangelo – che allora conservavano ancora qualche area libera dai palazzi tirati su dall'edilizia mafiosa – si formarono dei piccoli accampamenti di persone, raccolte intorno ad improvvisati fuochi.
Nessuno – negli anni  in cui non esistevano né i telefoni cellulari né internet – ebbe percezione che quelle scosse, nelle vicine province di Trapani e di Agrigento, avessero provocato una catastrofe: quello che d’ora in poi sarebbe stato indicato come il terremoto del Belìce.

Un gruppo di sette amici si fa ritrarre sul ciglio di una strada, accanto a quello che forse era un'edicola votiva; sulla scena appare anche un asino accompagnato da un uomo, con le ceste cariche forse del frutto di una giornata di lavoro in campagna. Sullo sfondo, si intravede Salaparuta: una composizione fotografica realizzata da Angelo Oliva e che racconta, in un perfetto equilibrio narrativo, una giornata di vita e cultura agreste nel Belìce del 1936

In quella notte palermitana di bivacchi, furono rase al suolo Montevago, Gibellina e Salaparuta; gravi i danni a Santa Ninfa, Santa Margherita Belìce, Poggioreale, Partanna e Menfi; le vittime furono 232, i feriti 623, 40.000 i senza tetto. Alla devastazione ed ai lutti, come scrisse Vittorio Nisticò in ‘Accadeva in Sicilia, gli anni ruggenti dell’”Ora” di Palermo’, si aggiunsero le “vastissime aree di territorio agricolo all’improvviso paralizzate e svuotate di tante giovani energie che si affrettano a riprendere le vie dell’emigrazione”.

Il corso principale di Salaparuta, in una fotografia realizzata da Angelo Oliva nel 1964. Quattro anni dopo, l'intero centro agricolo trapanese venne completamente devastato dal terremoto
Soltanto il giorno dopo, avuta notizia che il suo paese era ridotto ad un ammasso di macerie, mio padre partì per Salaparuta: un viaggio con la pena e con l’ansia nel cuore, aumentate di minuto in minuto dalle numerose deviazioni stradali, causate dall’inagibilità della strada provinciale che dalla SS113 conduceva ai centri del Belìce. Al suo ritorno a Palermo, aveva ancora negli occhi lo sfacelo della casa dei miei nonni, dove avevo avuto il tempo di trascorre un paio di estati: pochi giorni in tutto, dei quali conservo il ricordo di una cucina rustica ma luminosa, con le graste piene di mandorle e le bottiglie di vetro pronte ad accogliere il loro favoloso latte.

Sopra e sotto, due immagini della Chiesa Madre di Salaparuta, in stile barocco ed a tre navate.
Della struttura non rimangono oggi che pochi resti. Sulla sua scenografica scalinata si svolgeva parte della vita sociale del paese, e non erano infrequenti le fotografie di gruppo in occasione dei matrimoni o di altri eventi religiosi che coinvolgevano l'intea comunità salitana
Partendo da quei fatti personali – e dal recupero di alcune vecchie fotografie realizzate da mio padre in paese negli anni precedenti alla sua distruzione – REPORTAGESICILIA offre alcune immagini inedite di Salaparuta.

Per una volta, il recupero di queste immagini non offre la possibilità di una comparazione con luoghi e paesaggi della Sicilia di oggi.


Amarcord di un calcio di altri tempi a Salaparuta: è il settembre del 1935, ed i giocatori di pallone si apprestano a calcare un terreno di gioco fatto più di pietre che di terra

Volti di persone e scorci di luoghi scomparsi raccontano semplicemente un pezzo di ambiente dell’isola persi per sempre; senza che il Belìce – nel frattempo, 43 anni dopo – abbia trovato occasione di un vero rilancio della sua storia.

Sopra e sotto, le ultime due immagini di Salaparuta di Angelo Oliva  proposte da REPORTAGESICILIA in questo post.
Il paesaggio in chiaroscuro del paese, nella sua scarsa nitidezza, sembra fissare nel 1936 la precaria memoria di un paese che il terremoto del 1968 ha completamente cancellato; nell'ottobre del 1963, una anziana donna e due bambine passeggiano in via Roccaforte, in una immagine di vita quotidiana che racconta oggi un pezzo di storia belicina sconvolta dal sisma


domenica 3 luglio 2011

SICILIA DI OGGI

Tramonto sulle cime aguzze del monte Cuccio, che chiude a Sud la piana di Palermo.
Foto REPORTAGESICILIA

SICILIA DI IERI

Due uomini in posa che fissano l'obiettivo - uno seduto su una bitta in ferro, entrambi vestiti elegantemente - con alle spalle due velieri ed un piroscafo; più indietro, altre navi a vapore sul mare del porto di Palermo, sormontato dall'inconfondibile profilo del monte Pellegrino.
Lo scatto - eseguito nel 1936 da Angelo Oliva, come testimoniato da una notazione a penna sulla stampa - testimonia il breve perdurare delle vecchie tecniche di navigazione nell'epoca in cui  il vapore aveva già cambiato la storia dei trasporti marittimi

SICILIANDO

"Il fatto è che un viaggio in Sicilia rappresenta un viaggio totale alle radici nere e vermiglie del mondo. Un viaggio necessario com'è necessaria la pubertà per crescere in uomini"
Gesualdo Bufalino, 'Il fiele ibleo', Avagliano Editore, 1995

sabato 2 luglio 2011

MONDELLO, L'ESTATE DI PALERMO

Accostamenti di colore regalati dalle alghe del porticciolo di Mondello, la località balneare più frequentata dai palermitani. REPORTAGESICILIA dedica questo post ad una rassegna di immagini più o meno note della spiaggia e della borgata che fanno parte del vissuto di tanti abitanti della città

In un sabato di luglio, in una Roma dal cielo che già ricorda certe giornate di fine estate – quelle di un azzurro smorto e sfrangiato da biancastre nuvole – mi arriva una telefonata da Palermo. Si parla del tempo e soprattutto del mare; ovviamente di quello di Mondello, che per tutti i palermitani – anche quelli che sono lontani dall’isola – è un luogo che entra nel proprio vissuto personale, regalando sensazioni che fanno parte della percezione stessa dell’estate: l’acqua che per decine di metri ti permette di toccare il fondo sabbioso con i piedi, per poi sprofondare nel blu; l’odore di legno impregnato di salmastro delle vecchie cabine, o quello dolciastro dell’acqua delle docce; e le grida dei venditori di ‘pollanche’ e birre ghiacciate che ogni giorno calpestano chilometri di sabbia rovente, dando invisibili occhiate alle ragazze in due pezzi sdraiate sui teli, immobili come lucertole al sole.

Il golfo di Mondello in uno scatto realizzato negli anni Venti dello scorso secolo e che fa parte dell'archivio di Dante Cappellani, fotografo palermitano nato nel 1890 che lavorò anche a Firenze; a lui - socio del Club Alpino Siciliano - si devono molte vedute dall'alto del territorio palermitano. In questa fotografia, Mondello appare ancora un territorio sgombero dall'edilizia che a partire dal secondo dopoguerra inglobò la trama di edifici liberty costruiti dopo la bonifica di fine Ottocento
“Luciana G.” – una di quelle ragazze della Mondello degli anni Settanta, mi informa un fratello – “ci ha chiamati a casa; ci ha detto di essere appena tornata in città dopo avere tentato inutilmente di trovare un posto libero per sé e per la figlia, alla spiaggia attrezzata di Valdesi: alle 10 non c’era più neppure una sdraio disponibile, addirittura c’era una lista di prenotazioni! Insomma, hanno mangiato una brioche col gelato in piazza e sono andati via…”.

Una immagine di Mondello e del monte Pellegrino con una delle tradizionali barche che sino ad una cinquantina di anni fa consentivano di effettuare gite nel golfo. Lo scatto - eseguito agli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo - porta la firma di Fosco Maraini, le cui fotografie sono già in precedenza inserite in alcuni post di REPORTAGESICILIA 

Lo stabilimento liberty di Mondello del 1911 - costruito sull'esempio dell'architettura turistico-residenziale di Nizza - e la punta de la Torre ben prima della costruzione di un albergo. La fotografia - a firma di G.Bucaro - è tratta dal volume 'Sicilia', collana Attraverso l'Italia' edita dal TCI nel 1933

Luciana G. Ricordo la dolcezza dei suoi sorrisi e soprattutto il dono di un suo disegno che per anni campeggiò nella stanza di adolescente, in omaggio al mio segno zodiacale: una vignetta di Jacovitti con un sbeffeggiante ‘capricorno’ dalle corna spezzate. Da qualche parte, conservo ancora una fotografia di me ragazzino in acqua, a Mondello, con il gruppo di amici di mio fratello e di Luciana G: sullo sfondo si distinguono le boe di ferro rosse e bianche che erano allora il punto di arrivo delle lunghe nuotate dalla spiaggia al mare aperto.

Ancora una fotografia realizzata agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso da Fosco Maraini: è una scena di spensierata chiacchierata fra amiche sulle terrazze dello stabilimento liberty, le cui fondamenta poggiano ancor oggi sui fondali sabbiosi del golfo di Mondello.

Ritratto fotografico in bella posa sulla sabbia di Mondello per una ragazza senza nome: lo scatto è stato eseguito da Angelo Oliva negli anni Trenta dello scorso secolo

Da quella chiacchierata telefonica – e dal desiderio di mitigare la delusione di Luciana G. e della figlia, cui REPORTAGESICILIA dedica queste righe – mi è venuta voglia di postare qualche vecchia fotografia di una Mondello che non esiste più; una Mondello che tuttavia – nel ricordo che ne ho da Roma, in un sabato in cui assisto a distanza al caotico assalto all’incolore mare di Ostia e Fregene – rimane pur sempre, cara Luciana, la ‘nostra’ bellissima spiaggia palermitana…    

La vecchia Opel parcheggiata sul ciglio della strada e la quantità di barche da pesca presenti all'interno del porticciolo tradiscono la datazione dell'ultima fotografia d'archivio che REPORTAGE SICILIA propone in questo post dedicato a Mondello. L'immagine, a firma di Josip Ciganovic, è tratta dal volume 'Sicilia', collana Tuttaitalia, edita da Sansoni nel 1962