Modi di dire e pagine letterarie dedicate alla descrizione di due sentimenti complementari nella storia dei siciliani
|
"Contrattazione segreta del pesce al mercato ittico di Porticello", fotografia realizzata nel 1947 da Nicola Scafidi. L'immagine è tratta dall'opera "Nicola Scafidi, Fotografie" edita nel 2001 da Federico Motta Editore |
La sottile linea di confine che in Sicilia divide il sentimento della discrezione da quello dell'omertà corre anche sulla interpretazione di vecchi modi di dire.
Espressioni del tipo "assai sapi chi taciri sapi" ( "molto sa chi tace molto" ), "c'è tempu di parrari e c'è tempu di taciri" ( "c'è il tempo di parlare e c'è il tempo per tacere" ), "cù havi vucca havi spata" ( "chi ha una bocca ha una spada" ), "cù picca parrau nun si pintiu" ( "chi poco parlò poco si è pentì" ), "cù senti assuppa" ( "chi ascolta assorbe" ) o "lu parrari picca è midicamentu" ( "il parlare poco è una medicina" ), possono essere interpretate come inviti a moderare lo sproloquio o a farsi gli affari propri e non immischiarsi in quelli degli altri; specialmente se quegli affari hanno a che fare con vicende di giustizia.
Da decenni, saggistica e letteratura stanno variamente sviscerando i temi della discrezione e dell'omertà dei siciliani, mettendoli in relazione all'argomento principe che riguarda l'isola: la mafia.
In questo post, ReportageSicilia ripropone due interpretazioni dei sentimenti della discrezione e dell'omertà che rimandano rispettivamente alle pagine di Leonardo Sciascia e di Domenico Novacco.
Il passo dello scrittore agrigentino è quello della conversazione fra Ippolito Nievo e Giuseppe Garibaldi nel racconto "Il quarantotto", pubblicato in "Gli zii di Sicilia" ( Einaudi, 1958 ).
In Sciascia, la discrezione dei siciliani giusti trova radici nella storica consuetudine alla silenziosa lotta per la sopravvivenza quotidiana: contro la povertà presente in tanti villaggi e campagne, contro le continue dominazioni che hanno imposto leggi e modelli di vita mai plasmati sui reali bisogni sociali dell'isola.
Lo scritto dello storico e saggista catanese Domenico Novacco è tratto dall'opera "Inchiesta sulla mafia" ( Feltrinelli, 1963 ).
In questo testo, l'omertà è esaminata da un punto di vista giuridico ed appare come il frutto di una distorsione della pratica della discrezione, necessaria a garantire un potere basato sulla violenza, tipico delle società male o affatto governate.
Le espressioni siciliane citate all'inizio del post sono state invece tratte dalla raccolta di Sandro Attanasio "Parole di Sicilia" ( Mursia, 1977 ).
|
"Alcamo", fotografia del 1953 di Enzo Sellerio. L'immagine è tratta dall'opera "Enzo Sellerio, Fotografie 1950-1989", edita nel 2000 da Federico Motta Editore |
"Perchè - disse Nievo - io credo nei siciliani che parlano poco, nei siciliani che non si agitano, nei siciliani che si rodono dentro e soffrono: i poveri che ci salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli, e il colonnello Carini sempre così silenzioso e lontano, impastato di malinconia e di noia ma ad ogni momento pronto all'azione: un uomo che pare non abbia molte speranze, eppure è il cuore stesso della speranza, la silenziosa fragile speranza dei siciliani migliori... una speranza, vorrei dire, che teme se stessa, che ha paura delle parole ed ha invece vicina e familiare la morte...
Questo popolo ha bisogno di essere conosciuto ed amato in ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice..."
|
Discussione dinanzi la Chiesa Madre di Alcamo. La fotografica non ha né attribuzione né datazione e venne pubblicata sul settimanale "Domenica del Corriere" del 10 agosto 1971 |
"L'omertà è, nel reo, deliberata volontà di fuorviare le indagini o di intralciarle.
Accade così che le testimonianze non si trovano, o se si trovano sono false, come falsi e prefabbricati sono gli alibi...
Nel complesso l'omertà è una forma di scetticismo che nasce dalla consumata esperienza di chi sa di dovere assistere al naufragio di ogni sforzo inteso a cogliere la verità di una vicenda, quando questa vicenda, che i funzionari dello stato pretendono di erigere ad elemento di diritto pubblico e di dominio collettivo, viene considerata invece, dai suoi protagonisti, privato patrimonio di pochi, da risolvere e liquidare senza chiasso nel chiuso ambito della 'famiglia'"