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Un carretto nelle campagne nissene di Gela,
ai margini dell'area industriale del petrolchimico.
L'immagine, senza data, porta la firma
del fotografo ragusano Giuseppe Leone.
Lo scatto è tratto dall'opera
"Scritture di paesaggio", edita nel 200
da Alloro Editrice di Palermo
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Sopra e sotto, altre immagini di carretti
fotografati nei decenni passati nella piana di Gela.
Il primo scatto è accreditato a Foto PGS
ed è stato pubblicato nell'opera "Sicilia",
edita da UTET nel 1968.
La fotografia del carretto nei pressi di una fornace
è invece opera di Ezio Quiresi
ed è stata pubblicata nel II volume
dell'opera "Sicilia" edita nel 1962
da Sansoni ed Istituto Geografico De Agostini |
La diffusione in Sicilia del carretto per il trasporto di merci o di persone risale probabilmente agli inizi del secolo XIX, quando le condizioni della viabilità isolana cominciarono lentamente a migliorare.
Fu allora che un crescente numero di artigiani iniziò a specializzarsi nelle costruzione di questi mezzi a due ruote, che in seguito avrebbero iniziato ad impreziosirsi grazie alle fastose decorazioni commissionate dai proprietari più ricchi ad abili pittori.
"Fino al 1815 - ha notato lo studioso Antonino Buttitta nel saggio "Il carretto racconta", edito da Edizioni Giada" nel 1982 - le industrie straniere, soprattutto inglesi, occuparono letteralmente l'intero mercato della Sicilia con i loro prodotti. A partire da tale anno una nuova politica doganale del governo borbonico, intesa a favorire le esportazioni e colpire le importazioni, determina i primi segni di un risveglio economico.
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Carretti e carrettieri al lavoro lungo due strade dell'isola, un sessantina di anni fa: sopra, nei pressi del ponte sul torrente Rosmarino, presso Sant'Agata di Militello- Sotto, a Termini Imerese. La prima fotografia è attribuita a Josip Ciganovic ed è tratta dalla citata opera "Sicilia" edita da UTET. La seconda immagine è invece firmata Foto Ass.Turismo Palermo ed è tratta dal I volume dell'opera "Sicilia" edita da Sansoni e De Agostini |
Un progresso notevole in questa direzione si ha infine a seguito della nuova tariffa doganale del 30 settembre 1824 che veniva a sopprimere completamente i dazi nelle esportazioni mentre aggravava ulteriormente quelli sulle importazioni. Dai positivi effetti di questi fatti si origina quel progresso dell'economia isolana a metà dell'Ottocento cui è strettamente connessa l'espansione dell'universo culturale siciliano anche a livello popolare. Come conseguenza delle mutate condizioni economiche dell'isola si ha infatti la nascita di nuove attività artigianali o la rinascita di quelle da gran tempo già quasi estinte...".
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Ancora dal volume "Sicilia" edito da UTET, questa fotografia di un carretto sembra volere sottolineare il contrasto fra il vecchio ed il nuovo nell'isola degli anni Cinquanta. Lo scatto è stato eseguito nei pressi della miniera di San Cataldo di sali potassici ed è accreditato all'ufficio stampa della Montecatini-Edison, proprietaria dell'impianto |
La diffusione del carretto come mezzo di lavoro e di trasporto fu insomma uno dei segni di quell'epoca di sviluppo economico.
Questi strumenti di locomozione ebbero in Sicilia dimensioni piuttosto ridotte rispetto ai modelli costruiti in altre regioni italiane.
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Trasporto di zolfo a bordo di una nave a Porto Empedocle. La fotografia è tratta ancora una volta dall'opera "Sicilia" edita da Sansoni e De Agostini ed è accredita a Foto Pedone |
Questa caratteristica sembra essere legata allo scarso sviluppo della rete viaria isolana, che per gran parte dell'Ottocento permetteva di percorre brevi distanze e che quindi scoraggiava la costruzione di carretti adatti ad affrontare lunghi viaggi.
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Sopra e sotto, due visioni d'insieme di carretti nella Palermo di oltre un secolo fa. La prima immagine, datata 1895 e firmata Alinari, è ambientata presso la stazione di caricamento del porto. La fotografia è tratta dall'opera "Fotografi e fotografie a Palermo nell'Ottocento", edita nel 2000 da Alinari. L'altro scatto, attribuito a Eugenio Interguglielmi, ritrae un gruppo di carretti nei pressi del mercato di piazza Sant'Anna. L'immagine è tratta dall'opera "Natale e Capo d'Anno dell'Illustrazione Italiana, la Sicilia e la Conca d'Oro", edita da Treves nel 1909
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Ancora nel 1865, l'isola aveva appena 500 chilometri di strade su una superficie di quasi 26.000 chilometri quadrati, e cioè neppure 2 chilometri di carreggiabili per ogni 100 chilometri di superficie; di fatto, ben 177 comuni siciliani erano privi di strade.
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Carreti sul corso del fiume Oreto,
nella Palermo della fine del secolo XIX.
Anche questa fotografia è opera
di Eugenio Interguglielmi
ed è tratta, come quella che segue,
dal volume
"Fotografi e fotografie a Palermo
nell'Ottocento" citato in precedenza |
Le fotografie riproposte nel post da ReportageSicilia offrono un'antologia di carretti siciliani per lo più privi dei decori che celebrano le gesta di Orlando e Rinaldo o di Garibaldi.
Sono i discendenti dei primi umili carretti da lavoro agricolo, generalmente dipinti in giallo.
"Il carro - ha scritto il giornalista e scrittore Orio Vergani nel saggio "Colori di Sicilia", edito da ERI nel 1953 - era costruito a stretta regola d'arte nelle misure e nel peso adatti alle irregolarità delle mulattiere sassose e alle forze non grandi dei cavallucci di razza siciliana, infaticabili e intelligenti, ma non certamente robusti come quelli delle razze nordiche.
Il carrettiere chiese al pittore del paese, che quasi sempre era un modesto pittore di ex-voto, di dipingere sulle fiancate del carro qualche immagine sacra: le scene della Passione o le storie di Santa Rosalia e di Sant'Agata.
Così, nella lenta marcia attraverso le solitudini dei latifondi e delle montagne, le immagini della fede accompagnarono di villaggio in villaggio i primi carrettieri...".
In seguito, la decorazione del carretto sarebbe diventata il segno di prestigio e di ricchezza dei proprietari; vi si contarono numerosi commercianti che ostentavano il loro stato sociale anche allo scopo di attirare la clientela verso la propria mercanzia.
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Altri carretti palermitani dinanzi Porta Felice.
Il periodo è lo stesso delle fotografie
di Interguglielmi, ma in questo
caso l'immagine si deve a Giovanni Crupi. |
Non per questo, ai nostri giorni queste immagini di semplici e nudi carretti hanno un minore valore documentario: con la loro semplicità costruttiva, testimoniano infatti l'attività di tanti anonimi artigiani costruttori e la vita del mondo rurale e commerciale di una Sicilia ormai scomparsa.
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Un gruppo familiare al centro della scena di un gruppo di carretti nella borgata palermitana della Guadagna. La fotografia è tratta dalla già citata opera "Natale e Capo d'Anno dell'Illustrazione Italiana". L'immagine è firmata Istituto Ettore Ximenes |
Alcuni di questi elementari mezzi di trasporto percorsero strade e trazzere siciliane sino a qualche decennio fa, quando già in gran parte del resto d'Italia circolavano motocarri e furgoni: un segno dell'arretratezza di una parte della società siciliana.
Non del tutto scomparso, in verità: la si può infatti cogliere ancora oggi in quartieri popolari e nelle zone più depresse dell'isola, dove vecchi carretti accompagnano il lavoro di anziani braccianti e venditori ambulanti.
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L'ultima fotografia riproposta in questo post da ReportageSicilia mostra un altro carretto utilizzato nell'isola dei primi del Novecento per il trasporto di un gruppo familiare. La scena è ambientata nella provincia di Messina, forse lungo l'attuale percorso della SS 113 che collega Palermo alla città dello Stretto. Lo scatto è tratta dal fondo Giaconia dell'Archivio Fotografico della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo
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