Palermo e l’Italia in queste ore stanno ricordando i vent’anni dalla strage di Capaci. L’uccisione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani è un evento già passato alla storia del Paese, senza che però le ragioni profonde e più segrete di quell’eccidio siano state spiegate.
Il bisogno di una piena verità su quell’attentato – bisogno che riguarda anche i motivi della strage costata la vita a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Eddie Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, il 19 luglio di vent’anni fa – è l’oggetto delle rivendicazioni di questa giornata di commemorazioni.
Il significato dei “vent’anni dalle stragi” – così da giorni televisioni e giornali stanno ricordando i due decenni trascorsi dal cratere di Capaci e dalla devastazione di via D’Amelio – è quello del ricordo: dei magistrati e degli uomini di scorta uccisi, certamente, ma soprattutto di quelle ragioni negate che rendono quelle stragi il simbolo di una Sicilia e di un’Italia capaci di commemorare ma incapaci di raccontare le verità della propria storia.
ReportageSicilia ricorda oggi quegli eventi di vent’anni fa riproponendo alcune immagini che documentano le richieste di verità che tanti palermitani gridarono in strada, nelle ore e nei giorni successivi all’uccisione di Giovanni Falcone, 8 mesi prima che lo stesso magistrato, dopo l'uccisione di Libero Grassi a Palermo, esprimesse questa considerazione: “Non è retorico né provocatorio chiedersi quanti altri coraggiosi imprenditori e uomini delle istituzioni dovranno essere uccisi perché i problemi della criminalità organizzata siano finalmente affrontati in modo degno di un Paese civile”
Le fotografie pubblicate in questo post sono tratte dal saggio "Magistrati in Sicilia", Interventi pubblici di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a Palermo, a cura di Marianna Bartoccelli, Claudia Mirto ed Anna Pomar, Ila Palma 1992.