|
Un modello di vettura APIS, prodotta a Palermo agli inizi del Novecento dallo stabilimento meccanico di Eugenio Oliveri, senatore del Regno ed all'epoca già sindaco della città.
L'APIS ebbe breve vita, producendo in tutto una decina di esemplari di automobili; nè miglior successo ebbe l'altra fabbrica di vetture palermitana, l'AUDAX di Vincenzo Pellerito.
L'immagine - al pari delle altre riproposte da ReportageSicilia - è tratta dal libro di Mario Taccari "Palermo l'altro ieri",
edito da S.F. Flaccovio nel 1966 |
Molto si è già detto e scritto sull’origine della Targa Florio – la cui prima edizione risale al 1906 – e sull’impulso determinante fornito da Vincenzo Florio al successo degli sport motoristici nella Palermo degli inizi del Novecento.
Scarse sono invece le pagine che raccontano la storia della fugace comparsa in quegli anni di due marche di autovetture in città: l’APIS e l’AUDAX.
Di queste vetture ‘veteran’ non è rimasta traccia negli annali storici delle automobili italiane a causa dei ridottissimi numeri di produzione: una quindicina di esemplari in tutto.
L’insuccesso dei due marchi fu certo favorito dalla fattura artigianale dei modelli e dalla preferenza accordata dai ricchi palermitani di allora a ben più prestigiosi modelli nazionali e stranieri.
|
Partenza di una competizione fra auto a Palermo
nei pressi del Real Parco della Favorita.
Il rapporto fra spor motoristici e Sicilia venne allora esaltato dal ruolo di Vincenzo Florio, fondatore della Targa Florio
e pioniere del volo e della motonautica.
Un ruolo di promozione - quello di Florio - che non riuscì però
a supportare la nascita
di una vera e propria industria automobilistica a Palermo |
Don Vincenzo Florio, ad esempio, si spostava a bordo di una prestigiosa “Itala” mentre Don Ignazio preferiva una “De Dion”.
ReportageSicilia ha tratto qualche notizia sull’oscura storia delle APIS e delle AUDAX dal saggio di Mario Taccari “Palermo l’altro ieri”, edito da S.F Flaccovio nel 1966 e dal volume di Francesco Brancato “Storia dell’industria a Palermo”, pubblicato da Edizioni Giada nel 1991.
Più documentate sono le vicende dell’APIS, nata – informa Brancato - all’interno dello “stabilimento di costruzioni meccaniche con fonderia del commendatore Eugenio Oliveri, senatore del Regno”.
Oliveri – tre volte sindaco di Palermo e una presidente della Cassa di Risparmio – rilevò nel 1903 lo stabilimento dal cavaliere Pietro Corsi, lasciandogli l’incarico di direttore tecnico.
|
L'avvio di un'altra competizione automobilistica
nella Palermo d'inizio Novecento,
questa volta dalla zona del Foro Italico.
Nessun modello di APIS o di AUDAX riuscì ad imporsi all'attenzione delle ricche famiglie cittadine proprietarie allora di vetture, che preferivano più lussuosi modelli nazionali e stranieri |
La fabbrica – ancora secondo quanto documentato da Brancato – era specializzata nella costruzione di “caldaie a vapore, macchine di estrazione, macchine motrici, pompe elettriche, motori idraulici, presse idrauliche, motori a gas”, ed, appunto, “vetture elettriche da 4 a 10 hp, vetture a benzina da 5 a 10 hp con motori a 1, 2, 4 e 8 cilindri, con o senza leva di velocità per marcia indietro, trasmissione cardan ed a catena, raffreddamento a ventilatore ( proprio brevetto ), munite di tutti i perfezionamenti finora scoperti, automobili a vapore da 25 a 50 hp”.
Scarne sono invece le notizie sull’attività della concorrente palermitana dell’APIS, la AUDAX di Vincenzo Pellerito, “della quale – scrisse Taccari – si videro uscire dall’officina di via Malfitano non più di cinque esemplari”.
Dallo stesso autore del saggio “Palermo l’altro ieri” apprendiamo pure di un terzo costruttore cittadino di vettura a quattro ruote: l’industriale Savettiere, “il cui prototipo – informa Taccari – doveva finire nella bottega di un rigattiere di via Calderai che se n’era assicurato il possesso a buon prezzo, settantacinque lire”.
|
Passeggiata a Mondello a bordo di vetture oggi 'veteran'.
Fra i guidatori di quel tempo in città, spiaccavano anche numerose nobildonne: quelle delle famiglie Whitaker e Baucina,
Anna Maria Grasso e Rosa di Scalea |
Un secolo dopo l’avvento e la rapida scomparsa dei costruttori d’auto palermitani, la dismissione della fabbrica FIAT di Termini Imerese ha rappresentato un ben più conosciuto esempio di fallimento dell’industria automobilistica in Sicilia.
La breve storia dell’APIS e dell’AUDAX è un esempio di velleità industriali soffocate dai limiti di una semplice capacità artigianale; la chiusura dell’impianto di Termini Imerese, al contrario, appare come il frutto delle moderne logiche del profitto, capaci di cancellare ogni identità nazionale delle ( ormai poche ) automobili vendute dalle grandi case.
|
L'archivio del sito www.senato.it conserva una fotografia che ritrae il senatore del Regno Eugenio Oliveri, che dal 1903 fu il proprietario dello stabilimento industriale che produsse i pochi esemplari di APIS.
L'officina costruiva pure caldaie a vapore, macchine motrici, pompe elettriche ed altre attrezzature meccaniche |