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mercoledì 19 febbraio 2025

MARINA DI MELILLI, IL BORGO CANCELLATO NEL NOME DELL'INDUSTRIA

Uomini e bambini su un carretto di Melilli.
Fotografia di Mario Torrisi
tratta dall'opera di Giuseppe Fava
"Processo alla Sicilia"
edita nel 1966 da ITES Catania


"... Il rapido mutar delle cose e delle persone è di questa zona l'aspetto più essenziale, quel che ne domina l'atmosfera, laddove l'immutabilità o la lentezza delle mutazioni è stata la dominante caratteristica della Sicilia e lo è ancora in tante altre sue parti. Ma, si badi, non si tratta di un processo ordinato e senza scosse, bensì tumultuoso, a sprazzi, e per di più, costoso, non solo nel campo strettamente economico, ma anche in quello della psicologia sociale e individuale per l'insorgere di squilibri e traumi prima sconosciuti..."

Era il 1961 quando il giornalista e saggista Mario Farinella sottolineò nell'opera "Sicilia" ( volume II della collana "Tuttitalia" edita da G.C.Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini, Firenze-Milano ) la tumultuosa trasformazione della provincia di Siracusa, causata dalla diffusione dell'economia industriale su un litorale di trenta chilometri, fra Augusta e la periferia della stessa Siracusa. Il primo segnale di quel processo si era colto fra il 1949 ed il 1950, quando in località Punta Cugno di Augusta era sorta una raffineria di petrolio della società RASIOM. Quella costa bagnata da un mare cristallino e caratterizzata dalla presenza di oliveti, vigneti e seminativi, subì da allora una delle più radicali mutazioni paesaggistiche e sociali del Novecento siciliano: un'invasiva gemmazione di cementerie, centrali elettriche, impianti petrolchimici, fabbriche di asfalti, bitumi ed alluminio, con un corollario di decine di altri stabilimenti impegnati in attività dell'indotto. Le secolari attività agricole e pastorali, spesso condotte con metodi arretrati e poco remunerativi, apparvero allora il segno di un passato messo rapidamente in archivio dalla possibilità di trovare lavoro in una fabbrica. Nelle province di Siracusa e Ragusa, gli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo rappresentarono così un ventennio di relativo benessere economico e di crescita dei consumi per migliaia di famiglie. Fu però un beneficio destinato a breve vita, e con conseguenze gravose per l'ambiente. L'inquinamento dell'aria e del mare provocato dagli scarichi industriali ( e dalla totale assenza di controlli ) spinsero nell'agosto del 1976 l'assessorato regionale allo Sviluppo Economico a stabilire il divieto di costruire edifici per uso abitativo nell'area compresa fra Priolo e Marina di Melilli ( una decisione forse dettata anche dalla volontà di destinare le aree edificabili alla crescita di altre aziende ).  Proprio a Marina di Melilli si segnalò un alto tasso di inquinamento provocato dagli scarichi della ISAB - l'Industria Siciliana Asfalti e Bitumi - e dalla COGEMA, la Compagnia Generale del Magnesio. Oltre 180 famiglie chiesero allora alla Prefettura di Siracusa il trasferimento a Floridia. Le loro proteste sfociarono in più occasioni nel blocco del traffico ferroviario e stradale. Soffocata dalle fabbriche e dall'inquinamento dell'aria e del mare, l'intera comunità di Marina di Melilli abbandonò la borgata nel 1979. Il suo esodo fu favorito dal locale Consorzio dell'Area di Sviluppo Industriale, dietro la promessa di un rimborso del valore delle case e di un "bonus" equivalente del 50 per cento del valore dell'immobile a titolo di "indennizzo morale"



Nel frattempo, numerosi abitanti del borgo di pescatori avevano sofferto patologie tumorali, malformazioni e patologie all'apparato respiratorio: conseguenze dell'inquinamento che nessun tipo di compenso economico avrebbe potuto sanare. Dopo l'allontanamento della popolazione - ad eccezione di un unico abitante "resistente", Salvatore Gurreri, ucciso con modalità mafiose nel 1992 - le ruspe demolirono le case di Marina di Melilli.  Il progetto era quello di dare ancora spazio alla costruzione di strutture industriali, che in quel 1979 fecero però registrare i primi segni di smantellamento. La ISAB, che cinque anni prima dava lavoro a 4.900 operai, aveva nel frattempo ridotto la sua pianta organica a poche centinaia di addetti.



Nel 1966 - periodo di inarrestabile industrializzazione della provincia siracusana - Giuseppe Fava poteva scrivere sul quotidiano "La Sicilia" che "diecimila famiglie erano state liberate dalla miseria". Fava tuttavia non manco di sottolineare come la massiccia installazione su quel territorio di attività industriali avesse per sempre "distrutto l'antico panorama del Sud, ammorbato l'aria, velato il sole con i suoi fumi e vapori, sporcato ed avvelenato l'acqua del mare..."   

sabato 15 febbraio 2025

PESCATORI DI GRANCHI A TRAPANI


Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Con la bassa marea, la laguna rocciosa fra l'edificio dell'ex Lazzaretto e la Colombaia di Trapani emerge quasi completamente. E' in quel momento che i pescatori - le ginocchia poggiate su una tavoletta di legno, gli occhi e le mani pronte ad inseguire e catturare la piccola preda - si chinano sulle pozze di acqua per assicurarsi un bottino di granchi ed altri crostacei marini: una fatica silenziosa, sferzata dal vento che in questa zona di Trapani soffia in maniera vigorosa.

FOLCO QUILICI E L'EMOZIONE ARCANA DI UNA VISITA A SEGESTA

Lettura a Segesta.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Giungere a Segesta da terra - ha scritto Folco Quilici nel saggio fotografico "Sicilia", edito da Esso Italiana nel 1977 - è un'emozione arcana; dall'alto, se ne comprende ampiezza e vastità. La proporzione perfetta del tempio assume un valore che va oltre quello della storia dell'arte e della civiltà; è un rapporto tra l'opera dell'uomo e la natura che supera persino una semplice dimensione storica"

domenica 9 febbraio 2025

ARTE POPOLARE E DEVOZIONE NEGLI "EX VOTO" DEI PESCATORI E DEI MARINAI A SCIACCA

Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia




"Il 26 novembre 1855 verso le ore 5 e mezza p.m. lo schifaccio siciliano Madonna del Soccorso naufragò sulla costa del Gozo di Malta al capo San Dimitri per un violento colpo di vento. Tutto il carico di legno andarono perduti e la ciurma insieme al capitano si sono salvati mediante l'intercessione della grande Vergine Maria del Soccorso"

La scritta che dopo 170 anni racconta la vicenda di un naufragio in mare avvenuto nelle acque maltesi di Gozo si legge in una delle 29 tavolette votive - note come "ex voto" - conservate all'interno della chiesa di Sant'Agostino, a Sciacca. La storia di queste piccole opere di devozione popolare, legate al culto locale della Madonna del Soccorso - patrona della cittadina agrigentina ( devozione diffusa soprattutto fra i pescatori ) - si deve alla mano di anonimi artigiani. 





Erano loro ad eseguire gli "ex voto" commissionati dagli equipaggi scampati a tempeste ed incidenti che ancora oggi rendono insidioso il lavoro in mare. Le tavolette visibili nelle due pareti adiacenti all'altare maggiore della chiesa di Sant'Agostino sono per lo più datate tra la fine del Settecento e la fine del secolo successivo. In passato, furono collocate in una parete vicina all'uscita dalla chiesa: la scomparsa di alcuni esemplari ha consigliato di cambiare il loro posizionamento.  In alcune tavolette, oltre alle indicazioni sull'evento occorso all'equipaggio delle imbarcazioni, si leggono gli acronimi "P.G.R" ( "Per Grazia Ricevuta" ) - o "V.F.G.A" ( in latino "Votum Fecit Gratiam Accepit""voto fatto, grazia avuta" ). 





Le iscrizioni presenti su questi ex voto lignei o in semplice tela permettono di identificare i nomi di alcune famiglie saccensi di marinai e pescatori, nonché dei luoghi in cui navigavano al momento del salvataggio attribuito ad un miracolo: oltre a Gozo, da Capo Calavà, nel messinese, a Terranova ( l'antico nome di Gela ), dal promontorio trapanese del Cofano al più lontano "canale di Napoli".  






Nel 1984Matteo Collura dedicò a questi "ex voto" di Sciacca alcune righe dell'opera "Sicilia sconosciuta. Cento itinerari insoliti e curiosi" ( Rizzoli EditoreMilano ):

"Gli "ex voto" superstiti bastano per dare un'idea di quest'arte popolare che seppe coniugare a forti tinte la drammaticità dell'evento con il manifestarsi della provvidenza, del miracolo, della grazia.






Le tavolette votive conservate nella chiesa di Sant'Agostino vanno dal 1700 alla fine del 1800. Assomigliano, nello stile, a quelle conservate nelle chiese costiere della Liguria. Alcune sono di grande effetto e drammaticità, altre appaiono dipinte con una certa ingenuità ed approssimazione..."  

domenica 2 febbraio 2025

LE ORIGINI ARABE DELLE TRE VALLI DI SICILIA

Carta della Sicilia di Pierre Duval,
"La Gèographie Universelle Qui Fait Voir 
L'Estat Present Quatre Parties du Monde"
, 1661


"L'Isola di Sicilia - ha scritto Fabio Granata nel saggio "Siciliano per cultura" ( Bonanno Editore, Acireale-Roma, 2020 ) - ha conosciuto ... una suddivisione in "Valli" per tutto il "lungo Medioevo", fino alle riforme amministrative borboniche dei primi dell'Ottocento. Secondo la tradizione più comune tre, che prendevano il nome dalle città principali del territorio al tempo della conquista araba: il Val di Noto, il Val Demone ( che ricorda nel nome l'antica e scomparsa città di Demenna ), il Val di Mazara. 



Il termine "Val" - declinato al maschile - deriva dall'arabo Walayah ( provincia, prefettura ) o Wilayah ( distretto governativo ), giurisdizionale di un magistrato, il Wali. La cancelleria normanna adattò al latino la parola araba, che divenne "Val"..."