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I 15 quadri del cartellone della ballata del delitto di John Fitzgerald Kennedy del cantastorie Orazio Strano, ritratto nelle altre foto durante uno spettacolo in piazza ed insieme al pittore che illustra i suoi versi |
"Orazio Strano è un uomo di sessant'anni, ha il collo e la schiena contorti da un'artrite che si buscò quando faceva servizio militare in Marina e andò in Cina. Non avendo avuto pensione - racconta - non potendo lavorare, si fece cantastorie. Ripete con orgoglio che i versi e le musiche di lui analfabeta hanno creato una nuova scuole, sulle regole degli antichi trovatori; di un suo disco si son vendute settantamila copie. Strano ha qualcosa del veggente, in certi momenti; una testa rotonda, occhi pungenti, duri; la voce è ancora stupendamente calda, piena di morbidezza e di scoppi; è stato lui che ha presentato la storia di Kennedy mentre il figlio Salvatore indicava i quadri sul cartellone, con grattacieli e chirurghi in camice bianco..."
Così l'indimenticabile Vincenzo Buonassisi - una carriera giornalistica capace di mettere a frutto le sue competenze gastronomiche e musicali - descrisse nel luglio del 1964 il più noto fra i cantastorie siciliani di quegli anni: Orazio Strano, nato a Riposto nel 1904 da famiglia poverissima e afflitto sino alla morte - nel dicembre del 1981 - da una grave forma di artrite invalidante. L'incontro fra Buonassisi e Strano avvenne a Monticelli d'Ongina, il borgo fra Piacenza e Cremona che anche quell'anno accolse i partecipanti al premio "Trovatore d'Italia". Strano, che per l'occasione fu accompagnato dal figlio Salvatore ( anche lui, come i fratelli Leonardo e Vito, cantastorie ), fu in quell'occasione nominato "Maestro dei Cantastorie", grazie alla presentazione della ballata dedicata all'omicidio di John Fitzgerald Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre del 1963. Con enfasi e voce strozzata dal pathos, Orazio Strano declamò la strofa più drammatica di quella ballata:
"Kennedy, accantu a lu Governaturi, non si stancava mai di salutari, ma era prontu già 'nattintaturi ca a Kennedy vuleva eliminari, e nta' d'instanti l'omu tradituri di 'na finestra si misi a sparari, fici birsagliu già lu tiraturi livannu o Presidenti di campari. 'Nta la spadda e n'tra la gula fu culpitu u Presidenti; Giaclini s'affanna sula mentri nuddu sapi nenti. S'accasciau u Guvirnaturi ca firutu fu 'nta schina e 'nto centru i ddu tirruri ogni s'avvicina. Giaclini gridau furti, Caru spusu! mentri vagnava i chiantu lu so visu 'nta ddu mumentu tantu disastrusu gridava: "Ti spararu all'improvvisu!"
( "Kennedy accanto al Governatore non si stancava mai di salutare, ma era già pronto l'attentatore che voleva eliminarlo , e a distanza da una finestra l'attentatore si mise a sparare e colpì il bersaglio togliendo la vita al Presidente; Jacqueline si dispera da sola mentre nessuno ha capito nulla. Il Governatore si accascia, ferito alla schiena e in mezzo al terrore tutti accorrono. Jacqueline gridò forte, "mio amato marito!", e mentre bagnava di pianto il suo viso in quel momento così disastroso gridava, "Ti hanno sparato all'improvviso!" )
Le fotografie del post sono tratte dalla rivista "Panorama" edita da Mondadori e Time-Life Editori nel novembre del 1964