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Vetturini palermitani. Foto tratta dalla guida "Sizilien" di Eberhard Horst e Josef Rast ( Valter-Verlag, 1964 ) |
Ormai quasi del tutto scomparsi da strade e piazze urbane - la loro presenza si manifesta solo nei luoghi di maggiore afflusso di turisti ( il porto, la Cattedrale, il Teatro Massimo, Palazzo dei Normanni ) - i cocchieri palermitani rievocano una passata storia dei trasporti pubblici in città.
La fama degli "gnuri" - così una volta si appellavano i cocchieri a Palermo, a ricordo dello sfottò del popolo nei confronti di quei cocchieri ai servizio dei nobili ( "i signori" ) costretti ad attenderli in carrozza al termine di feste o eventi - non è mai stata troppo lusinghiera.
I giudizi - ed i pregiudizi nei loro confronti - sono riassunti in uno storico reportage realizzato nell'estate del 1956 dal giornalista Tommaso Martella, poi diventato resocontista parlamentare della redazione romana del "Corriere della Sera":
"Nessuna città italiana ha potuto conservare, come Palermo, un così rilevante numero di carrozzelle.
Per queste non esistono divieto di transito, sanzioni di vigili urbani, articoli di regolamenti municipali.
Chi capita per la prima volta in questa città non può non restare colpito dalla singolarità dello spettacolo: carrozzelle che sbucano con prepotenza da ogni parte, infilandosi tra le auto private, gli autobus, i torpedoni, creando spesso pericolosi intralci al traffico, mandando in bestia gli autisti, dando un continuo daffare ai vigili urbani, suscitando contestazioni e liti a non finire.
Contro le oltre settecento carrozzelle stanno appena 160-170 auto pubbliche e la lotta tra l'antico e il nuovo mezzo di trasporto ha raggiunto una fase acuta, tanto da costituire un grosso problema, che l'amministrazione civica non sa come risolvere.
La fama che circonda i vetturini di Palermo, non si può dire sia tra le più edificanti.
Se parlate di essi ai vigili urbani, questi non finiscono di lamentarsi sul loro conto.
I vetturini incensurati, non sono molti, la maggior parte di essi ha già pagato o ha in sospeso qualche conticino con la giustizia.
Non si tratta, per la verità, di cose grosse, anche se, qualche anno addietro, si levò dalle cronache cittadine molto rumore intorno a una signora svizzera che, ritenendo di essere stata truffata sul prezzo della corsa, e perciò giustamente protestando, si ebbe, come risposta, dal focoso vetturino, una ferita di coltello ad un braccio.
Fu un caso unico, che tutta Palermo deplorò e che certo non si ripeterà più.
D'altro genere sono le marachelle ordinarie.
I vetturini amano, per esempio, collezionare il maggior numero possibile di contravvenzioni, ma non provano altrettanta passione per il pagamento delle stesse.
Quando ne hanno raccolto un mucchio e non possono più oltre differire la vertenza, trovano sempre un'anima pietosa che per conto loro si reca a commuovere le autorità competenti, allo scopo di ottenere una cospicua riduzione, se non addirittura un colpo di spugna.
E, il più delle volte, ci riescono.
Ma le imprese dei vetturini palermitani raggiungono epiche risonanze nella pervicace lotta che essi conducono con tutti i mezzi contro gli autisti delle vetture pubbliche.
E' una vera lotta ostruzionistica.
Sfidano i regolamenti urbani e le norme di circolazione, essi tagliano di colpo la strada ai taxi in corsa o si appigliano ad ogni accorgimento per non essere sorpassati o arrestando maliziosamente il cavallo si fanno investire il trabiccolo, pretendendo poi enormi risarcimenti per danni, quando non addirittura una carrozza nuova.
Altra loro invincibile inclinazione è quella di guastare i tassametri stessi, perché il passeggero non possa leggere più il prezzo della corsa.
Manifestano, poi, particolare abilità a sostituire, con magici colpi nei tassametri stessi, alla tariffa diurna quella notturna, che è giustamente più alta.
Se, inoltre, nessuno di questi espedienti riesce, in mancanza di meglio si fanno venire anche, con la tramontana, improvvisi calori alla testa, in modo da doversi togliere il berretto.
Il copricapo, immancabilmente, finisce appeso al tassametro, che in questo modo viene tolto alla vista e al controllo del passeggero.
Sulle loro malefatte o sulle loro benemerenze, la città è divisa.
C'è chi vorrebbe vederli ridotti a non più di un centinaio, per esigenze turistiche o folkloristiche e chi, invece, ne difende a spada tratta la sopravvivenza, trovando più economico una corsa in carrozzella anziché in taxi, tanto più che i quartieri di Palermo non sono separati da distanze enormi, tali da costringere a grandi velocità.
Esistono, poi, gli aspetti sociali del problema, su cui le opinioni della cittadinanza sono altrettanto divise.
E' vero che non si rilasciano nuove licenze, , ma il divieto non è tale che la 'mafietta' dei vetturini non trovi il modo di eluderlo.
Il numero dei vetturini, pur con tutti i divieti emanati, non accenna a diminuire: i proprietari delle settecento e passa carrozzelle non sono più di cinque o sei, ma devono aver trovato anch'essi, come i caporioni dei mercati e dei cantieri, il modo di imporsi e di resistere..."