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mercoledì 27 settembre 2023

CEFALU', LA "PERSONALITA' FISIONOMICA" DI UN PAESAGGIO SFREGIATO DAGLI INCENDI

Fotografie
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Tornare a Cefalù durante e dopo gli incendi che nei giorni scorsi hanno devastato le colline di Ogliastrillo, Campella, Monte e Sala Verde, uccidendo la 42enne Maria David, morta nel tentativo di salvare i suoi cavalli. Tornare a Cefalù ed accorgersi che i continui roghi degli ultimi decenni - a partire almeno dal 1967 - stanno cancellando la macchia mediterranea, le pinete, i sugheri e gli ulivi delle colline che, insieme al mare ed all'architettura, rendono inconfondibile il paesaggio cefaludese. La devastazione procurata dal fuoco degli incendiari intacca un luogo della Sicilia con una caratterizzazione assai marcata: quella di una città acquattata sotto la rocca di pietra dolomitica, protesa verso il mare e ben marcata dalle due torri che - pure da grande distanza - segnalano ed inquadrano la monumentale facciata del duomo. Nel 1981 - due anni dopo uno dei tanti incendi che attentano ancor oggi al patrimonio ambientale di Cefalù - Steno Vazzana ha così descritto in "Cefalù fuori le mura" ( Edizioni dell'ARNIA, Roma ) la "personalità fisionomica" di questo angolo di Sicilia:

"E' vero perciò che il volto classico di Cefalù è e sarà quello occidentale, che si specchia nei riflessi della piccola baia tra il molo e Santa Lucia, quello diffuso in tutto il mondo come una carta d'identità dalle cartoline illustrate e cari ai cefaludesi stessi, che vi si riconoscono come un ideogramma di significato apertissimo.


 

La vera personalità fisionomica di Cefalù è questa. Fisionomia così netta e particolare, con quel taglio nitido del promontorio, che si stacca dalle estreme propaggini delle Madonie, e della penisoletta di case che si spinge sul mare, sormontata e guardata dai torrioni della cattedrale, che questo profilo si imprime nella mente anche del turista di passaggio con il piacere che suscita una fisionomia aristocratica inconfondibile. In verità è questa la fisionomia in cui l'hanno riconosciuta i pittori - e direi quasi i ritrattisti - di Cefalù, Passafiume, Moore, Rottmann, Cassas, quella che Luigi I di Baviera volle fissata nel portico del palazzo di Nynphenburg a Monaco tra le più vedute d'Italia, come visione di bellezza goduta una volta, da godere per sempre..." 

domenica 24 settembre 2023

IL PROGETTO MAI NATO DI UN AUTODROMO A PALERMO

Piero Taruffi su Ferrari
durante un Giro di Sicilia.
Fotografia non accreditata
pubblicata dalla rivista "Sicilia Oggi"
nell'ottobre del 1959


"La pista consta di due grandi anelli con un percorso complessivo di circa 5.600 metri, per una larghezza di 15 metri e con curve di raggio oscillante fra 90 e 220 metri ( destrorse e sinistrorse ). Il progetto prevede la possibilità di escludere il tracciato interno con un collegamento fra le due grandi curve a mezzogiorno, in modo da ottenere un anello unico di circa 3.200 metri. Il tracciato siffatto si offrirebbe quasi per intero alla visibilità del pubblico, che troverebbe sistemazione in un'ampia tribuna, con un fronte sulla pista di circa duecento metri, e in ampie zone da destinare a prato. Alberi d'alto fusto e viali ombrosi, già esistenti ed opportunamente sistemati, consentirebbero di creare un recinto estremamente confortevole, il cui accesso è previsto dalla via del Fante ed arterie limitrofe, cioè, in pratica, servendosi dello stesso sistema viario esistente per lo Stadio calcistico..."



Così, nell'ottobre del 1959 la rivista mensile "Sicilia Oggi" edita a Trapani dall'editore Pietro Vento diede notizia di un progetto dell'Automobil Club di Palermo per la costruzione di un autodromo in città, fra lo stadio di calcio della Favorita e quello delle Palme utilizzato per l'atletica. All'epoca la Sicilia, scenario del circuito stradale madonita della prestigiosa Targa Florio, disponeva già dei circuiti di Pergusa e Siracusa; e gare della Formula Junior e per vetture Sport si svolgevano fra i laghi di Ganzirri, nel messinese. Dal 1937 al 1940, proprio Palermo aveva ospitato le edizioni della Targa Florio in un circuito ricavato dai viali del Parco della Favorita, che agli inizi degli anni Sessanta avrebbe ospitato anche gare nazionali di motociclismo delle classi 125 e 175. Le intenzioni dell'Automobil Club erano ora quelle di costruire a poca distanza da quell'area un circuito permanente, "in quella zona della città - notò il redattore dell'articolo, Manlio Graziano - che gli sportivi sognano da tempo come la futura città dello sport. In questo senso, un progetto di massima è stato affidato all'ingegnere Luigi Di Macco ( sic ) ed è già all'attenzione delle competenti autorità regionali. Il terreno suggerito, di aspetto pianeggiante, rappresenta un poligono di uno sviluppo di circa tre chilometri che consente una netta separazione della pista dal recinto per il pubblico e i relativi servizi..."



Il progetto dell'autodromo palermitano riferito settant'anni fa da "Sicilia Oggi" non venne mai realizzato. L'area della sua prospettata ubicazione è oggi occupata dal reticolo di strade e palazzi che gravita intorno piazza Giovanni Paolo II; e l'unico circuito permanente in Sicilia rimane quello di Pergusa, che da decenni non ospita più gare ai massimi livelli del motorismo internazionale.  

  

mercoledì 20 settembre 2023

LA COMPRENSIONE FRA MIGRANTI E REPORTER A PORTO EMPEDOCLE

Migranti a Porto Empedocle.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


"Bambino, bambino!" Da dietro l'inferriata il grido dell'uomo è diretto a operatori tv e fotografi che stanno per rivolgere i propri obiettivi verso il figlio dall'apparente età di 5 o 6 anni.  L'invito a non riprenderlo - accorato e risoluto insieme - viene accolto con un segno, ricambiato, di pollice alzato. Dopo ore di coesistenza ravvicinata sul piazzale di Porto Empedocle - 330 migranti rinchiusi all'interno del centro di identificazione, i reporter distanti da loro appena una decina di metri, in strada - si è creata una situazione di comprensione reciproca. Chi aspetta in una condizione simile a quella di un recluso una nuova destinazione nel travagliato viaggio partito dall'Africa, asseconda in silenzio l'invadente lavoro fatto da telecamere e macchine fotografiche. 



Sembra che la rassicurazione sul rispetto dell'immagine di quel bambino abbia reso i migranti tolleranti, o forse solo indifferenti, nei confronti della morbosa attenzione che proviene dall'altra parte dell'inferriata. Ciò che sopportano adesso deve apparire un aspetto assolutamente marginale nella storia della loro migrazione che, per il momento, li ha portati in un'isola che è solo il profondo Sud dell'Europa.


 

sabato 9 settembre 2023

UN REPORTAGE DI MARIO PRAZ FRA LE "MARCESCIBILI E IMPERMANENTI" STATUE DI VILLA PALAGONIA

Una delle statue di Villa Palagonia,
a Bagheria.
Foto di Fosco Maraini,
opera citata nel post


Critico letterario e d'arte, autore di centinaia di saggi, Mario Praz visitò più volte la Sicilia, riportandone l'impressione - ha sottolineato Matteo Collura - di un luogo in cui: 

"il retroscena storico è profondissimo, e la varietà del paesaggio supplisce alla relativa ristrettezza spaziale, sicché si potrebbe facilmente sostenere che quello quello di Sicilia è il viaggio perfetto"

Nel giugno del 1956, Praz lasciò traccia di un passaggio nella celebre Villa Palagonia di Bagheria in un reportage pubblicato dalla rivista "Le Vie d'Italia" del Touring Club Italiano. Corredato dalle fotografie di Fosco Maraini, il critico d'arte contribuì allora ad alimentare la nutrita rassegna letteraria di giudizi e impressioni suscitate dall'edificio arricchito dalle beffarde statue di "mostri" da Ferdinando Francesco Gravina junior



"Come per ogni altro movimento letterario o artistico, anche per il surrealismo si son trovati precursori. E tra questi - scrisse Mario Praz - è doveroso mettere anche quel Ferdinando Francesco Gravina junior che fu l'ideatore della bizzarra decorazione di Villa Palagonia a Bagheria presso Palermo..." 

"... Si direbbe che la fantasia dello strambo Principe abbia voluto continuare l'opera della natura vulcanica che tanto prevale in Sicilia: la folla di mostri e grotteschi di un colore d'ocra schiaffeggiato di violente ombre nere ha un'aria di famiglia coi torrenti di lava pietrificati, e anche con le agitate sagome dei fichi d'India che si stagliano contro prode d'erba secca. E forse, anche senza la reazione neoclassica che spinse il figlio ed erede del Principe a condannare gran parte delle statue bizzarre che avevano esasperato i viaggiatori inglesi e Goethe, a essere sacrificate sugli altari dei mutati gusti, c'è una certa giustizia poetica nel ritorno, che d'anno in anno si accentua, di codeste bizzarrie alla informe materia.



Queste non erano statue fatte per durare nei secoli, ma tutt'al più per quanto durano le forme impietrate dalla lava tra una eruzione e l'altra. Impermanenti come la lava, marcescibili come la polpa dei fichi d'India, dovremmo proprio con un oramai tardivo restauro sottrarre le statue di Villa Palagonia al loro segnato destino?"  

lunedì 4 settembre 2023

I COSTIPATI INTRICHI DELL'ARCHITETTURA URBANA DI ERICE

Una strada di Erice.
Fotografia di Gianni Pirrone,
tratta dalla rivista "Sicilia" edita
da S.F. Flaccovio Palermo
nel febbraio del 1953


"Motivi di difesa, ma certamente anche motivi di ordine religioso - ha scritto Aldo Pecora in "Sicilia" ( UTET, Torino, 1974 ) - hanno spinto le primitive popolazioni siciliane a fissare i loro insediamenti, lungo il perimetro marino dell'isola, come nell'interno, su alture rilevate, cocuzzoli o dorsali o creste o spianate, da cui lo sguardo domina largamente intorno; e lì le case si sono costipate l'una all'altra in grovigli ed intrichi di eccezionale complessità, con strade strettissime e contorte, e sovente a fondo cieco; e questa disposizione, permanendo intatta nei secoli come patrimonio di quelle popolazioni, è rimasta come la maglia fissa, stereotipata, sulla quale poggia e nella quale si consustanzia il centro abitato. Erice, Taormina, il nucleo più antico di Ragusa (Ragusa Ibla), Enna, Caltagirone, Centuripe - in origine tutti centri sicani, o siculi o elimi - ne sono esempi cospicui"