Il circuito di Pergusa in alcune gare dei primi anni di attività. Le fotografie sono tratte dagli archivi dell'Assessorato Regionale al Turismo, Sport e Spettacolo |
La pista, con curve larghissime e con uno sviluppo planimetrico di cinque chilometri intorno al lago, ha infatti un vantaggio rispetto agli altri: quello di offrire la visibilità su tutto il percorso e di seguire l'andamento della gara.
Gli autodromi di Monthlery a 25 chilometri da Parigi e quello di Nurbur Ring in Germania e di Indianapolis negli Stati Uniti d'America hanno uno sviluppo più o meno di forma rettangolare e la gara può essere seguita solo in alcuni tratti.
La creazione all'interno dell'Isola di questo potente incentivo in un momento in cui sempre più vengono limitate le gare su strada, per i continui incidenti accaduti in Italia ed in altri Stati, è per la Provincia di Enna e per i centri vicini una sicura garanzia, perché le gare automobilistiche in Italia saranno organizzate a Monza e a Pergusa, chiamata anche l'Autodromo del Sud..."
Con questa ottimistica previsione - in seguito in buona parte smentita dai fatti - il presidente dell'Azienda Provinciale al Turismo di Enna, Enrico Caccamo, descrisse nel 1960 le prospettive del neonato autodromo di Pergusa.
Nel 1953, lo stesso Vincenzo Florio aveva accolto con entusiasmo la costruzione dell'impianto ennese, attribuendogli il ruolo di futura "Indianapolis d'Europa".
La creazione della pista ebbe inizio nel 1951, su impulso della Regione Siciliana e dell'amministrazione locale di Enna, guidata dal sindaco Paolo Savoca.
Il tracciato, lungo 4.800 metri, fu ricavato dalla strada che costeggiava le rive del lago: ne uscì fuori un circuito quasi perfettamente ovale, rallentato da una sola chicane.
Il rombo dei motori e l'odore di benzina ruppero così l'evanescente idillio locale della leggenda di Ade e Proserpina, sollevando le critiche di ambientalisti e cultori della storia della Sicilia, come il francese Pierre Sèbilleau:
"Le macchie rosse delle zolfare mostrano che Ade non è lontana.
E ancora più presente è al lago di Pergusa, circolare, rossastro, mefitico, le cui rive, per colmo, si è trovato modo di disboscare per costruirvi un autodromo!"
Il 3 giugno del 1962, il circuito ospitò la prima edizione del Gran Premio del Mediterraneo, riservato alle auto di Formula Uno ( all'epoca, queste vetture gareggiavano anche in gare non valide per il campionato del mondo, dando prestigio a circuiti esclusi dal calendario iridato ).
Vinse Lorenzo Bandini su Ferrari, precedendo l'altro pilota della scuderia modenese, Giancarlo Baghetti; l'anno successivo, ancora la Ferrari colse la vittoria con John Surtees, una coppia che l'anno successivo avrebbe conquistato il titolo mondiale.
Pergusa diventò in quegli anni pista di gara per i più forti piloti allora in attività, prestigioso contraltare su pista della blasonata Targa Florio.
Nel 1964, dopo 60 giri la vittoria andò a Joe Siffert su Brabham, alla vertiginosa media di 288 chilometri orari.
Lo svizzero si impose sul grande Jim Clark, in gara su una Lotus. Quella gara passò alla storia per l'incidente che coinvolse Mike Hailwood, il campione delle due ruote distintosi anche sulle vetture da corsa.
La Lotus BRM dell'inglese uscì di strada, finendo nel lago: l'episodio, che si risolse senza conseguenze fisiche per il pilota, rimane ben impresso nelle memorie agonistiche del circuito.
Negli anni successivi, l'autodromo ennese ospitò gare di Formula 2 e Formula 3000.
Fra i tanti piloti che hanno impugnato il volante sull'ovale siciliano, si ricordano Jackie Stewart, Jochen Rindt, Renè Arnoux, Clay Regazzoni, Keke Rosberg ed Henry Pescarolo.
Da qualche anno, l'autodromo di Pergusa vive una situazione di stallo, legata ai lavori di adeguamento richiesti dalle federazioni internazionali degli sport motoristici: il via libera alle autorizzazioni potrebbero rilanciare l'attività di quella che si vagheggiò poter essere addirittura l'"Indianapolis europea".
Il tracciato, lungo 4.800 metri, fu ricavato dalla strada che costeggiava le rive del lago: ne uscì fuori un circuito quasi perfettamente ovale, rallentato da una sola chicane.
Il rombo dei motori e l'odore di benzina ruppero così l'evanescente idillio locale della leggenda di Ade e Proserpina, sollevando le critiche di ambientalisti e cultori della storia della Sicilia, come il francese Pierre Sèbilleau:
"Le macchie rosse delle zolfare mostrano che Ade non è lontana.
E ancora più presente è al lago di Pergusa, circolare, rossastro, mefitico, le cui rive, per colmo, si è trovato modo di disboscare per costruirvi un autodromo!"
Il 3 giugno del 1962, il circuito ospitò la prima edizione del Gran Premio del Mediterraneo, riservato alle auto di Formula Uno ( all'epoca, queste vetture gareggiavano anche in gare non valide per il campionato del mondo, dando prestigio a circuiti esclusi dal calendario iridato ).
Vinse Lorenzo Bandini su Ferrari, precedendo l'altro pilota della scuderia modenese, Giancarlo Baghetti; l'anno successivo, ancora la Ferrari colse la vittoria con John Surtees, una coppia che l'anno successivo avrebbe conquistato il titolo mondiale.
Pergusa diventò in quegli anni pista di gara per i più forti piloti allora in attività, prestigioso contraltare su pista della blasonata Targa Florio.
Nel 1964, dopo 60 giri la vittoria andò a Joe Siffert su Brabham, alla vertiginosa media di 288 chilometri orari.
Lo svizzero si impose sul grande Jim Clark, in gara su una Lotus. Quella gara passò alla storia per l'incidente che coinvolse Mike Hailwood, il campione delle due ruote distintosi anche sulle vetture da corsa.
La Lotus BRM dell'inglese uscì di strada, finendo nel lago: l'episodio, che si risolse senza conseguenze fisiche per il pilota, rimane ben impresso nelle memorie agonistiche del circuito.
Negli anni successivi, l'autodromo ennese ospitò gare di Formula 2 e Formula 3000.
Fra i tanti piloti che hanno impugnato il volante sull'ovale siciliano, si ricordano Jackie Stewart, Jochen Rindt, Renè Arnoux, Clay Regazzoni, Keke Rosberg ed Henry Pescarolo.
Da qualche anno, l'autodromo di Pergusa vive una situazione di stallo, legata ai lavori di adeguamento richiesti dalle federazioni internazionali degli sport motoristici: il via libera alle autorizzazioni potrebbero rilanciare l'attività di quella che si vagheggiò poter essere addirittura l'"Indianapolis europea".