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venerdì 30 agosto 2013

SANTI E MADONNE A BALLARO'

Devozione religiosa
nel quartiere palermitano di Ballarò.
Fotografia di ReportageSicilia

E' nei quartieri più popolari delle città siciliane - e, fra tutte, specialmente a Palermo - che ai segni della povertà e del degrado corrispondono quelli di una religiosità ostentata e affollata di immagini di madonne, santi e beati.
Questa venerazione appare più il frutto di una ricerca di riferimenti devozionali - cui consegnare le fatiche del presente e la speranza di un futuro migliore - che il segno di un'ispirata pratica religiosa.
Di contro, nell'isola il ridondante omaggio iconografico non è pari alla fiducia in chi amministra il culto della religione.
Ad attestare questa contraddizione sono alcuni detti siciliani ancor oggi diffusi a livello popolare, ricordati nel saggio di Sandro Attanasio "Parole di Sicilia", edito da Mursia nel 1977.
Ne ricordiamo alcuni: "Parrini, monaci e surdati nun 'cci aviri a chi fari e dunacci lignati" ( "Preti, monaci e soldati non averci a che fare e dagli legnate" ), "Quannu monaci incontri a largu passa" ( "Quando incontri monaci passa alla larga" ), "Unn'è monaci e parrini, 'cci sù corna e vastunati" ( "Dove ci sono monaci e preti ci sono corna e bastonate" ) o, ancora, "Megghiu sbirri alla porta cà parrini in casa" ( "Meglio gli sbirri alla porta che i preti in casa" ).      

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